Sperimentazione valutazione docenti: i perche’ di un flop
di Luigi Gaudio – Riguardo la sperimentazione della valutazione dei docenti, il Capo Dipartimento Giovanni Biondi ha scritto al Direttore USR Lombardia Colosio le seguenti parole, contenute nella nota n. 198 del 2 febbraio 2011: “Con riferimento alla richiesta di chiarimento circa le modalità di adesione alla sperimentazione, nel ribadire la necessità del reale coinvolgimento del Collegio docenti che è l’interlocutore del percorso, non ritengo necessarie una delibera formale del Collegio sull’adesione dell’istituzione scolastica al percorso.”
di Luigi Gaudio – Riguardo la sperimentazione della valutazione dei docenti, il Capo Dipartimento Giovanni Biondi ha scritto al Direttore USR Lombardia Colosio le seguenti parole, contenute nella nota n. 198 del 2 febbraio 2011: “Con riferimento alla richiesta di chiarimento circa le modalità di adesione alla sperimentazione, nel ribadire la necessità del reale coinvolgimento del Collegio docenti che è l’interlocutore del percorso, non ritengo necessarie una delibera formale del Collegio sull’adesione dell’istituzione scolastica al percorso.”
Scusate se ho il vizietto del professore di lettere che passa le ore a correggere compiti, ma il testo, se analizzato da un punto di vista grammaticale, pone dei seri problemi di coerenza interna, quando dice “nel ribadire la necessità … non ritengo necessarie”.
Inoltre, se il collegio Docenti deve essere “necessariamente” coinvolto, che senso ha, dopo che tutti avevano interpretato le delibere del collegio come vincolanti, dire che adesso non lo sono più?
Se davvero, infatti, non era necessaria una delibera formale del Collegio Docenti, la decisione di chiedere questo parere, che poi, da deliberativo diventa inspiegabilmente consultivo, non è stata opportuna sin dall’inizio.
Cerchiamo di non nasconderci dietro un dito: che il collegio docenti, dal punto di vista organizzativo, sia più che altro un ostacolo al buon funzionamento della scuola mi sembra che sia un dato di fatto noto a tutti, almeno a tutti quelli che vivono periodicamente la sventurata avventura di parteciparvi coattamente.
Oltretutto, un docente magari convinto della necessità della valutazione degli insegnanti, in alcuni contesti, potrebbe aver deciso di votare contro, per non sembrare “colui che si vuole mettere in mostra”, “quello che vuole distinguersi a tutti i costi”.
In una folla, e davvero il Collegio Docenti è in alcuni casi una folla, comunque un organo pachidermico, i meccanismi psicologici che si creano sono molto simili a quelli descritti da Alessandro Manzoni nel capitolo tredicesimo dei Promessi Sposi, durante l’assalto alla casa del Vicario di Provvisione.
La maggioranza della folla si accoda a chi fa la voce più grossa, e in questo caso il coltello dalla parte del manico ce l’avevano i contrari, che potevano far leva sul sentimento diffuso a livello generale di non “pestarsi i piedi l’un l’altro”, di non “fare una guerra tra poveri”, ecc.., tutte espressioni che hanno ormai da decenni impedito ogni forma di reale rinnovamento all’interno della scuola, all’insegna del più vieto conservatorismo.
La valutazione dei docenti è importante, è un passo fondamentale per ridare dignità professionale alla categoria, e per innalzare il livello degli apprendimenti, in un clima di sana competizione, che possa finalmente premiare i docenti, e sono tanti, che meritano un encomio pubblico, un risalto per il loro lavoro sommerso, ma in realtà importantissimo, al fine di isolare i pochi “furbi” che ancora rovinano alla faccia dell’opinione pubblica la nostra professione. E in questo, la fiction Fuoriclasse, purtroppo, docet, con i vari Broccoletti, Guidoni e Lobascio.
Colleghi, rendiamoci conto che certe volte siamo noi, rifiutando la valutazione, che diamo adito a sospetti di inefficienza e inettitudine.
Visto il nostro autolesionismo, quindi, sarebbe stato il caso non di dircelo alla fine che si poteva fare a meno del Collegio Docenti, ma all’inizio, evitando proprio di chiedere il parere del Collegio, come invece è stato fatto.
A questo punto, la nota di Biondi è inopportuna, non per il suo contenuto, ma perché, vista la situazione, risulta più proficuo passare subito al DPCM, piuttosto che versare nuova benzina per attizzare il fuoco di chi, su questo status-quo degenerato, ha costruito il suo potere.