Sperimentazione filiera tecnologica 4+2, decreto in arrivo. Ma i sindacati restano critici sui docenti esterni e un anno in meno di scuola

Tutto pronto per il nuovo decreto che andrà a regolamentare la sperimentazione della filiera tecnologica del 4+2 per l’anno scolastico 2025/2026. Tuttavia, le sigle sindacali appaiono perplesse se non addirittura contrarie alla riforma voluta dal Ministro Valditara.
La sperimentazione del 2025/2026: in arrivo il decreto
Il nuovo decreto fissa dei punti salienti. Prima di tutto saranno le Regioni che daranno avvio alla sperimentazione nazionale definendo atti propri che includono: la programmazione dell’offerta formativa delle filiere tecnologico-professionali si baserà sulle esigenze del mercato locale, le azioni di orientamento per promuovere la conoscenza delle filiere stesse e l’analisi del fabbisogno di competenze delle aziende saranno in collaborazione con gli attori del mercato del lavoro.
Inoltre, a partire dall’anno scolastico 2025/2026, saranno attivate le prime classi dei nuovi percorsi quadriennali, previa autorizzazione delle candidature presentate. Le reti di scuole devono includere almeno un istituto tecnico o professionale, una istituzione formativa accreditata e un ITS Academy.
Come spiegato in precedenza, si darà attuazione a quanto disposto dal comma 6 dell’articolo 25-bis del decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144 e dalla legge 8 agosto 2024, n. 121: “la promozione dei passaggi fra percorsi diversi, anche attraverso l’orientamento individualizzato di studentesse e studenti“. Pertanto, sarà possibile il passaggio degli studenti che frequentano i corsi di studio quinquennali a quelli quadriennali.
A JOB&Orienta, il salone nazionale dedicato a orientamento, scuola, formazione e lavoro, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha presentato un primo bilancio della sperimentazione della filiera tecnologico-professionale 4+2, avviata un anno fa.
Maurizio Chiappa, direttore generale per l’istruzione tecnica e professionale e per la formazione tecnica superiore del Ministero, ha sottolineato l’importanza delle attività laboratoriali e dell’orientamento esperienziale fin dal primo anno, evidenziando come la filiera 4+2 rappresenti una leva per la crescita degli ITS, che vantano un tasso di occupabilità dell’87% a un anno dalla qualifica.
Chiappa ha inoltre ribadito il ruolo centrale del 4+2 nel rafforzare il legame tra scuola e impresa, con il coinvolgimento di esperti aziendali fin dal primo anno di studi. A supporto dello sviluppo di queste filiere, un protocollo d’intesa firmato a giugno tra il Ministero e la Fondazione per la scuola italiana promuove la collaborazione pubblico-privato, incentivando gli investimenti privati nella scuola.
I sindacati non sono convinti della riforma
Le organizzazioni sindacali continuano a nutrire dubbi e perplessità sulla riforma, sottolineando come gli elementi troppo legati alla cultura d’impresa rischino di invadere il senso dell’istruzione.
Secondo la Flc Cgil, questa nuova sperimentazione non tiene neanche conto della precedente sperimentazione dei percorsi quadriennali avviata nel 2018 che non è mai stata oggetto di valutazione. Inoltre, “dirige in tutt’altra direzione la reale esigenza di costruire, a partire dal rilancio dell’autonomia scolastica, un progetto educativo che coinvolga il territorio non solo per l’uscita verso il lavoro, ma come risorsa importante per una didattica innovativa che dia valore all’esperienza diretta degli studenti”.
Il sindacato osserva anche che la riforma “sperimenta un percorso che si configura come una riforma sostanziale dell’istruzione secondaria, nazionale e regionale, con ricadute anche sulla terziaria visto che modifica le forme di accesso all’ITS Accademy, senza che si sia aperta una riflessione dell’intero sistema d’istruzione“.
Altro tasto dolente è rappresentato dall’ingresso di “soggetti privati esterni nelle attività di coprogettazione dell’offerta formativa che in questo modo finiranno per dettare le condizioni di gestione della scuola, dal PTOF, all’organico, alla valutazione“.
Oltre a proporre “percorsi diversificati, distinti e separati già a partire dal primo biennio della scuola secondaria, che rappresentano una canalizzazione precoce che riteniamo inaccettabile per una scuola autenticamente democratica“, il sindacato guidato da Gianna Fracassi punta il dito anche sui “tempi di adozione della sperimentazione da parte delle scuole troppo ristretti e non contempla esplicitamente l’approvazione dei percorsi da parte del Collegio dei docenti e degli organi collegiali, passaggio indispensabile perché la sperimentazione non sia il risultato non condiviso di pressioni ministeriali sulle dirigenze degli istituti“.
Infine, secondo la Flc Cgil, tale riforma va a modificare “le norme finora in vigore per l’accesso all’esame di maturità prevedendo la deroga alla frequenza del corso annuale e dell’esame preliminare per gli studenti dei percorsi quadriennali Ie FP interni alla filiera, una scelta che rischia di occultare le differenze di formazione degli studenti invece di operare per un loro reale riallineamento“.
Piuttosto simile la posizione della Uil Scuola Rua. In prima battuta, il sindacato guidato da Giuseppe D’Aprile, osserva come gli “accordi di rete promossi dagli Istituti tecnici e professionali dagli IeFP e dagli ITS Academy in attuazione di quanto definito nella istituzione della filiera tecnologico professionale tesa ad una forma di “esternalizzazione” dei processi educativo didattici tutti proiettati verso la netta prevalenza di indirizzi costruiti con un ruolo determinante del mondo dell’imprenditoria”. Ma non solo: non si prevede alcuna “regolamentazione tesa a garantire la peculiarità del processo educavo-didattico statale, ma il processo nel suo insieme è demandato a forme di partenariato le cui formule saranno scritte in base, immancabilmente, alle esigenze di chi mette le risorse“.
Secondo la Uil Scuola Rua inoltre, appare “discutibile voler dare a ragazzi di 14-15 anni strumenti che possano loro garantire un inserimento in un mondo del lavoro pensato a tavolino anche con contratti di apprendistato”.
“Se a tutto questo -prosegue la Uil – aggiungiamo che partirà la sperimentazione dei tecnici e degli Iefp con un percorso di formazione ridotto di un anno, 4+2, non possiamo che vedere con preoccupazione il modo in cui viene impostata la filiera tecnologico professionale, che sembra togliere piuttosto che aggiungere”.
Il sindacato non è convinto anche per “l’introduzione nel sistema di istruzione secondaria di secondo grado di nuove figure di docenti, non contrattualizzate, senza indicare il monte ore e la percentuale di presenza rispetto ai docenti curricolari“. Pertanto, si tratta di “una strada, quella intrapresa, che consente l’introduzione nella scuola di figure a cui viene dato il ruolo d’insegnante senza alcuna attitudine e/o verifica di essa. Ma non solo, infatti sorgono spontaneamente degli interrogativi a cui la legge non dà risposta alcuna: quale deve essere il profilo di dette figure? Come vengono selezionate e in base a quali criteri? A chi è demandata la scelta di detto personale estraneo alla scuola?”
Più conciliante la posizione della CISL Scuola, che fissa più che altro gli obiettivi da raggiungere e da chiarire dal proprio punto di vista. Obiettivi fondamentali per la riuscita della riforma.
Il sindacato con a capo Ivana Barbacci, ha sottolineato come” il progetto di sperimentazione non possa realizzarsi in modo efficace senza un adeguato investimento in termini di formazione del personale. Tenuto conto, infatti, che la riforma prospettata richiederà una metodologia segnata da rilevanti caratteri di novità (approccio fortemente laboratoriale, apprendimenti multidisciplinari orientati ad una didattica per competenze fortemente ancorata al rapporto scuola-lavoro), il ruolo della formazione del personale assume valenza strategica e deve essere ricondotto a un contesto di piena valorizzazione all’interno del Contratto di Lavoro”.
La Cisl Scuola richiama inoltre “la necessità di avere un quadro preciso delle rilevazioni desunte in sede di monitoraggio sugli esiti della sperimentazione, al fine di valutarne l’efficacia didattico – formativa e l’incidenza rispetto alla necessità di ridurre lo scarto fra le competenze degli studenti e quelle richieste dal sistema produttivo“.
Infine, il sindacato ha puntato l’attenzione su alcuni aspetti tecnici del decreto. Su tutti, “quello relativo alla eventuale rimodulazione dell’orario settimanale delle lezioni delle istituzioni scolastiche che partecipano alla sperimentazione, al fine di compensare, almeno in parte, la riduzione di un’annualità del percorso scolastico del ciclo secondario e garantire il raggiungimento degli obiettivi specifici di apprendimento previsti per il corrispondente profilo in uscita del quinto anno”.