Sostegno, Pinnelli (UniSalento): “Il nuovo percorso da 30 CFU non darà agli insegnanti una formazione adeguata. No alla conferma del docente da parte della famiglia” [INTERVISTA]

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Sarà approvato nei prossimi giorni in via definitiva il nuovo decreto sport e scuola che contiene diverse misure che riguardano il sostegno. Un decreto contestato sotto molteplici punti di vista.

Cosa cambia per il sostegno

Specializzazione didattica sostegno per docenti con tre anni di servizio

Il Decreto introduce dei percorsi di specializzazione al sostegno indetti da INDIRE, da conseguire entro il 31 dicembre 2025. Questi percorsi prevedono il conseguimento di almeno 30 CFU. Le università possono attivare autonomamente questi percorsi di specializzazione, o in convenzione con INDIRE. A questi percorsi formativi (relativi al medesimo grado di istruzione del servizio prestato) possono partecipare coloro che hanno svolto, nelle istituzioni scolastiche statali e paritarie, un servizio su posto di sostegno della durata di almeno tre anni scolastici, anche non continuativi, nei cinque anni precedenti. La platea dei soggetti in possesso dei requisiti richiesti per partecipare ai percorsi di specializzazione si compone di 71.788 persone.

Continuità didattica docente di sostegno su richiesta della famiglia

Al fine di garantire la continuità dei docenti a tempo determinato su posto di sostegno, si prevede la possibilità, su richiesta della famiglia dell’alunno con disabilità, di ottenere la conferma del docente in servizio nel precedente anno scolastico, previa valutazione da parte del dirigente scolastico e nell’interesse del discente.

La conferma viene disposta prioritariamente nei confronti dei docenti in possesso dello specifico titolo di specializzazione per l’insegnamento agli alunni con disabilità.

Come spiegato in precedenza, la misura entrerà in vigore non subito ma a partire dal 2025/2026.

Percorsi per docenti con titolo acquisito all’estero, in attesa di riconoscimento

L’art. 7 del DL introduce dei percorsi straordinari per docenti con titoli per il sostegno acquisiti all’estero.

Saranno quindi attivati dei corsi da INDIRE, o dalle università autonomamente o in convenzione con INDIRE, a cui si potranno iscrivere i docenti che hanno superato un percorso formativo sul sostegno presso una università estera legalmente accreditata nel Paese di origine o altro organismo abilitato all’interno dello stesso. Contestualmente all’iscrizione, i docenti dovranno presentare rinuncia a ogni istanza di riconoscimento sul titolo del sostegno acquisito all’estero.

 

Abbiamo parlato delle novità del decreto con Stefania Pinnelli, docente di Didattica e pedagogia speciale nonché direttrice del Corso di Specializzazione per l’insegnamento sul Sostegno presso l’Università del Salento.

Il decreto prevede l’introduzione di un canale parallelo di specializzazione consistente in un corso da 30 CFU per chi ha svolto 3 anni di servizio. Posto che servono docenti specializzati sul sostegno, come giudica tale iniziativa del Governo?

La riduzione significativa del percorso di specializzazione, compromette inevitabilmente la qualità della formazione del futuro insegnante specializzato sul sostegno, per due ragioni: la prima è che sarà concentrata in breve tempo e i processi trasformativi tipici della formazione, richiedono tempo e confronto con la pratica del tirocinio e la riflessione su di esso; la seconda ragione perché sarà limitata a pillole concettuali che non consentiranno di saturare gli ambiti di complessità che riguardano la didattica per e con l’alunno fragile. Penso alle specifiche metodologie didattiche per il lavoro per e con varie tipologie di disabilità, i principi metodologici e i processi psicologici evolutivi, gli approcci didattici inclusivi che consentano di promuovere una didattica flessibile, differenziata e universale e quindi che riducano le azioni specialistiche a vantaggio di quelle inclusive; penso alla padronanza delle capacità per utilizzare la documentazione progettuale, tra cui il PEI secondo il modello ICF, che richiede la comprensione e la sperimentazione di strumenti di osservazione e progettazione.

Quindi boccia il nuovo percorso parallelo previsto dal Ministero. Giusto?

30 CFU, per lo più on line, non permetteranno di avere una formazione adeguata, si tratta di una sanatoria. Oltre a ciò occorre tenere presente che i docenti cosiddetti triennalisti, proprio perchè hanno svolto il ruolo di insegnante di sostegno senza formazione specifica, sovente hanno consolidato prassi operative errate, in molti casi pericolose, che è ancora più complesso modificare e operare la trasformazione necessaria per un buon livello di inclusione. Se spostassimo il discorso per esempio nel campo della medicina, chi di noi preferirebbe essere preso in carica da un medico generico che per tre anni ha fatto pratica sul campo, senza competenze rispetto ad uno specializzato che ha superato un complesso concorso, ha svolto un percorso completo di formazione e ha conseguito un titolo confrontandosi con commissioni qualificate?

Il nuovo provvedimento si occupa anche di “sanare” la posizione dei docenti che hanno ottenuto la specializzazione all’estero e che da tempo attendono il riconoscimento del titolo. Anche qui si è alzato un polverone di polemiche…

Ha detto bene, si tratta di “sanare” un problema annoso che riguarda i titoli esteri, conseguiti in nazioni che non hanno in alcun modo né una scuola né una giurisprudenza inclusiva, e di conseguenza non hanno formazione specifica. Si tratta di risolvere un problema amministrativo e id contenziosi nei riconoscimenti dei titoli. Chiariamo che chi va a prendersi il titolo all’estero nel 90% dei casi lo fa perché non ha superato la selezione di ingresso nei corsi italiani, si tratta di persone che hanno pagato dai 6000 ai 15000€ per avere il titolo. Il riconoscimento è una chiara ingiustizia rispetto a chi ha sgobbato sui corsi italiani ma soprattutto per le famiglie a cui ‘capita’ quel docente e purtroppo i feedback sono spesso questi…i dirigenti cercano di scegliersi i docenti più formati ma i meccanismi di graduatorie inevitabilmente devono accogliere anche gli altri. Forse predisporre adeguati esami di valutazione delle competenze da parte di commissioni universitarie, potrebbe essere utile al fine almeno di far recuperare le conoscenze carenti.

C’è poi la questione relativa alla conferma del supplente, anche senza specializzazione, sullo stesso posto su richiesta delle famiglie. Tutto ciò in nome della continuità didattica. Si trova d’accordo?

No, non condivido per le ragioni di opportunità e di merito. L’alleanza scuola famiglia è un obiettivo fondamentale per la costruzione di una scuola inclusiva, la famiglia è una risorsa preziosa per la conoscenza dell’alunno e per l’efficacia della presa in carico. Sovente la scuola si occupa dell’intero nucleo familiare, guidando e orientando scelte e processi educativi. Ma corre l’obbligo di ricordare che l’insegnante specializzato/a per il sostegno non è assegnato/a all’allieva/o con disabilità, ma alla classe che tale allieva/o frequenta. La differenza è sostanziale ed è quella che distingue le classi inclusive, in cui l’intero team docente è corresponsabile di tutti, dalle classi che semplicemente hanno l’insegnante di sostegno assegnato all’alunno “X”. In questo ultimo caso il processo di delega da parte del corpo docente verso il docente specializzato è quasi automatico e ciò produce inutili processi di stigmatizzazione e di esclusione. Inoltre spesso le famiglie non hanno strumenti sufficienti per valutare la qualità dei processi didattici, della relazione, dell’intervento messo in campo e si fanno guidare da modelli di intervento non necessariamente costruttivi ma di assistenzialismo.

Al di là del nuovo decreto, le famiglie ritengono che la formazione degli insegnanti sul sostegno resta un punto su cui bisogna migliorare. Dove intervenire secondo lei?

Formazione diffusa, aggiornamento, specializzazione seria e scientifica, valutazione dei risultati, sono elementi che qualificano il docente. Il progetto formativo che da IX ciclo gli atenei mettono in atto sta gradatamente distribuendo sul territorio professionisti efficaci, competenti e motivati che spesso a staffetta contaminano colleghi e dirigenti. Proseguire in questa direzione permetterebbe anche di creare il turnover tra i ruoli Le famiglie dovrebbero pretendere questo, non scorciatoie per avere badanti ad personam. La qualità prima della quantità.

La carenza di insegnanti di sostegno ha portato a selezionare in cattedra molti docenti privi di titolo di specializzazione. Questo è anche dovuto alla paradossale situazione che vede attivati maggiori posti per il TFA sostegno al Sud mentre invece al Nord, dove ogni anno c’è una vera emergenza di cattedre vuote, i posti restano pochi. Come potrebbe cambiare la situazione?

L’Italia ha un trascorso di grandi migrazioni di insegnanti dal Sud verso il Nord. Per ogni ordine e grado. Gli insegnanti del Sud sono spesso andati a qualificare le scuole del nord facendosi una decina di anni di gavetta per rientrare poi al Sud anche un po’ stanchi. Ora questo processo si è fermato. Le Università tutte per portare avanti la formazione che il DM istitutivo del sostegno (del settembre 2011) richiede, compiono sforzi enormi per varie ragioni organizzative, corpo docente insufficiente, processi amministrativi gravosi che porta a scoraggiare e rallentare la formazione. Come società scientifiche abbiamo da anni chiesto che il corso di formazione venisse istituzionalizzato nell’offerta formativa che gli atenei possono aprire ma non è mai stato cosi’ per cui ogni anno occorre aspettare il DM autorizzativo e far ripartire la macchina ogni volta. Questo è un elemento di criticità e di rallentamento perché gli Atenei vivono il Corso abilitante come un ‘in più’ che può anche non farsi. A ciò si aggiunge il fatto che gli atenei hanno dei vincoli di numerosità imposti dalle leggi, da cui per esempio, le università telematiche ancora sfuggono, nel rapporto docente/studente; altro elemento di criticità è il fatto che l’accesso al corso prevede un concorso iniziale farraginoso e lungo. Forse consentire l’iscrizione con un solo livello di selezione,(come per esempio il corso di studio abilità in scienze della formazione primaria); istituire nell’offerta formativa ordinaria il corso e prendere per norma di legge che gli Atenei debbano utilizzare le risorse rivenienti dai corsi su organico di settore scientifico specifico, potrebbe permettere a tutti gli atenei di aumentare il numero di studenti accoglibili.

Quindi?

Si può e si deve ottimizzare il processo in atto e il modello istituito salvaguardando però la qualità della formazione da cui dipende inesorabilmente la qualità dell’inclusione e dell’integrazione scolastica degli alunni e delle alunne.

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