Sostegno, chi offre di più all’alunno con disabilità? Il precario o il docente di ruolo? Lettera

Natalina Forestieri – Sono un’insegnante di ruolo di scuola dell’infanzia a Pistoia, dopo otto anni di precariato e un anno di ruolo, l’anno scorso ho accettato un’assegnazione provvisoria sul sostegno a Pachino in provincia di Siracusa a sette km dalla mia residenza!
Dio solo sa quale è stato il travaglio interiore che mi provocava la consapevolezza di non avere la formazione professionale necessaria per affrontare l’arduo compito che mi attendeva, ma l’esperienza decennale, la formazione e l’informazione in itinere mi hanno consentito di collaborare con il gruppo dei colleghi di sostegno e con le colleghe di sezione e programmare un percorso educativo-didattico quanto più rispondente alle esigenze del bambino che mi era stato affidato, ad onor del vero, mi corre l’obbligo di riconoscere a S….. il merito di avermi guidata per mano lungo un percorso a lui gradito che ci ha consentito di accedere a quei Traguardi a volte “ardui” previsti in sede di programmazione. Nulla potrà mai eguagliare la soddisfazione che i progressi di S….. mi hanno dato più a livello personale che professionale; anche perché alleggerivano i miei sensi di colpa per aver accettato un incarico così delicato pur di trascorrere un anno vicino a mio marito cardiopatico e a mia figlia adolescente.
Ora mi chiedo, come mai la preziosa esperienza e le competenze maturate lo scorso anno sul sostegno non valgono nulla? Chiaro è che un collega in possesso del titolo anche se totalmente privo di esperienza sarà in grado di offrire più di me ad un bambino con bisogni speciali, ma nei confronti di un collega, precario o non, che non ha titolo ne esperienza, credo, con la massima umiltà, di essere in grado di offrire di più a quel bambino che, non ce lo dimentichiamo, dovrebbe essere il centro del progetto educativo che vede orbitare intorno tante meteore impazzite!
Mi rendo perfettamente conto che il mio è più un discorso da madre che da insegnante, ma forse sarebbe ora di immaginare la scuola come luogo di formazione per i bambini prima che come bacino di raccolta per disoccupati vari!
Ora, questo potrebbe sembrare uno sfogo , ma credetemi è solo un modo per vedere i miei pensieri nero su bianco e crederci un po’ di più visto che quello che sta succedendo con i posti vacanti di sostegno in Italia in questo momento ha dell’incredibile!
Con molta tristezza, un’insegnante che ha deciso di immolare la propria vita e quella dei propri cari alla scuola italiana.