Sostegno, “no specializzazione come CEPU, sì formazione su singole disabilità e puntare su carriera”. INTERVISTA a Davide Faraone

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Inizierà martedì 23, la discussione al Senato del DL Sport&Scuola, che introduce una serie di novità a partire dall’anno scolastico 2024/2025. Tra queste, alcuni punti, sono stati i più dibattuti dalle opposizioni e riguardano la didattica del sostegno. Il Decreto introduce dei percorsi di specializzazione al sostegno indetti da INDIRE, da 30 CFU, da conseguire entro il 31 dicembre 2025, per i docenti di sostegno con tre anni di servizio; dei percorsi straordinari indetti da INDIRE, per docenti con titoli per il sostegno acquisiti all’estero, a cui i docenti potranno partecipare contestualmente alla rinuncia a ogni istanza di riconoscimento sul titolo del sostegno acquisito all’estero; la continuità dei docenti di sostegno a tempo determinato, con la possibilità su richiesta della famiglia dell’alunno con disabilità, di ottenere la conferma del docente in servizio nel precedente anno scolastico, previa valutazione da parte del dirigente scolastico.

Al provvedimento voluto dal Ministro Valditara non ci sta il deputato di Italia Viva, Davide Faraone, da anni impegnato sul fronte dei diritti delle persone con disabilità, che risponde ad una nostra intervista sul DL Scuola.

“Io faccio una contestazione radicale al provvedimento per due ragioni, la prima è che non c’è nessuna riforma organica sulla specializzazione del sostegno, ma c’è un intervento tampone dentro un decreto omnibus dove c’è infilato di tutto, sport, coni e cose varie e in più con la fiducia e quindi senza consentire al Parlamento di intervenire in alcun modo. Io sono convinto che sul sostegno e sul reclutamento nell’ambito del sostegno serve una riforma radicale che investa molto più nella formazione e nella specializzazione sulle singole disabilità, che investa molto più su una carriera del sostegno. Poi nel tempo si potrà sempre diventare insegnanti curriculari, ma ci vuole però una certa continuità in chi sceglie quel percorso, perché altrimenti quell’idea di accedere attraverso il sostegno perché è più facile e poi diventare insegnanti curriculari e quindi mollare il sostegno, manderà sempre in tilt il nostro sistema, per cui serve una riforma organica che specializzi di più sulle singole disabilità, specializzi di più sul sostegno e individui almeno per alcuni anni una continuità e una classe di concorso direi addirittura per il sostegno.

Tutto questo non c’è, c’è semplicemente un intervento tampone che tra l’altro rischia su alcune modalità di trasformare la specializzazione in una sorta di Cepu, una sorta di accorciamento della formazione, quella che io considero già una infarinatura che è importante che si faccia. Le università fanno il TFA, anziché potenziare la formazione, la riduci ulteriormente, sia con i titoli esteri, rendendo validi titoli che hanno caratteristiche abbastanza contraddittorie e dall’altro lato anche questa possibilità di non valorizzare chi sul sostegno ha investito. Io ho fatto un emendamento, per un vecchio provvedimento sempre sulla scuola, all’interno di questo governo in cui avevo previsto i punti aggiuntivi per quelli che avevano l’esperienza del sostegno, la formazione del TFA. Non l’hanno introdotto quest’anno, dicendo che serve un regolamento ad hoc.

La parte che reputo invece positiva è questa possibilità che è data ai genitori di poter scegliere, di poter chiedere la continuità dell’insegnante di sostegno. Io parto dai bisogni dei bambini e dei ragazzi con disabilità e delle loro famiglie e poi credo che noi dobbiamo adeguarci a quei bisogni e non il contrario. Questo punto sulla continuità per com’è fatto lo reputo in grossissima parte inapplicabile. Bisogna conciliare la selezione con l’anzianità e con le graduatorie. Secondo me, i casi di genitori che saranno accontentati saranno veramente pochi.

Mia figlia ha un autismo che è abbastanza severo, quindi non ha le caratteristiche per continuare il percorso universitario. Ha finito la scuola e purtroppo come accade spesso per tutte le persone con disabilità, quando finisci la scuola diventi assolutamente inesistente per lo Stato, per cui ti devi organizzare tu genitore con le tue risorse per trovare gli spazi e le possibilità di interazione, che purtroppo molto spesso sono i centri dove ci sono altre persone con varie disabilità. Tutto il lavoro di inclusione che si fa a scuola per questi ragazzi, lo perdi.

Il percorso scolastico di mia figlia è stato sostanzialmente un percorso accompagnato dalla possibilità su richiesta nostra di poter far accedere in classe nella formazione attraverso un piano educativo individuale anche i terapisti che seguono Sara. Abbiamo dovuto supplire noi, così come accade per molti altri bambini e ragazzi, grazie alla disponibilità dei dirigenti scolastici e degli insegnanti, a quello che invece dovrebbe fare la scuola.

La scuola dovrebbe avere insegnanti di sostegno formati, che seguono il percorso delle persone con disabilità e a seconda della disabilità intervenire in maniera differente, però purtroppo nonostante la grande e buona volontà di tutti gli insegnanti di sostegno, anzi la stragrande maggioranza degli insegnanti di sostegno e degli insegnanti curricolari, è complicato riuscire a trovare quelli adatti ai bisogni dei tuoi figli. Non c’è un’offerta formativa legata al soggetto che ha una richiesta ad hoc, ma ti si offre un insegnante di sostegno a scatola chiusa. Si parte dalle giuste e naturalmente legittime tendenze dei docenti, ma non si tiene minimamente conto delle esigenze dei bambini e dei ragazzi, la scuola dovrebbe funzionare al contrario.

Ho un ragazzo autistico, è autistico grave? Per questo autistico grave mi serve un insegnante di sostegno che sappia cos’è l’autismo, che sappia il metodo ABA, che sappia parlare con una persona con autismo, invece magari ti capita, ma la stessa cosa vale per un non vedente, l’insegnante che non sa il braille o che sconosce totalmente l’autismo. Quando capitano queste cose quel bambino ha perso l’anno scolastico, spesso viene ritirato o non viene mandato a scuola. Io sinceramente seppur reputo il modello inclusivo della nostra scuola, teoricamente, un modello importante da cui non bisogna prescindere, però dall’altro lato nell’applicazione concreta vedo grandi, grandi deficit. Ci si preoccupa molto delle giuste esigenze dei docenti, ma ci si preoccupa pochissimo delle esigenze di noi genitori e dei nostri figli.”

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