Sostegno, i supplenti restano al loro posto se lo chiedono le famiglie: il piano Valditara riceve molte critiche

La proposta del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sul sostegno, che prevede la conferma di supplenti, anche non specializzati, sullo stesso posto fino a 3 anni, se lo dovessero chiedere le famiglie degli alunni con disabilità, ha mosso notevoli opposizioni dal fronte sindacale e quello delle associazioni.
Proprio il 6 marzo, in occasione della “Celebrazione del 15° anniversario della ratifica della Convenzione delle Nazioni unite sui diritti delle persone con disabilità”, il Ministro ha parlato del piano che andrebbe, nella sua ottica, a garantire in un solo colpo la continuità didattica agli alunni e risolvere, seppur momentaneamente, la situazione di migliaia di precari.
“Io ho lanciato una proposta nel decreto semplificazione, ovvero quella di estendere, su richiesta della famiglie, se soddisfatte, di far restare per 3 anni quell’insegnante su quella cattedra“, spiega Valditara, facendo riferimento alla misura prevista nel decreto semplificazioni, la cui bozza prevede infatti la conferma per 3 anni dei supplenti sul sostegno, solo se le famiglie lo dovessero richiedere.
Per il Ministro tale misura sarebbe “importante per la continuità didattica“, e andrebbe a coinvolgere “80 mila docenti, ovvero 80 mila cambiamenti per gli alunni. Non si tratta di andare a pregiudicare chi è di ruolo ma significa affrontare 80 mila situazioni di precariato“.
Primo step di un piano più grande: docente di sostegno per tutto il ciclo scolastico?
L’idea che dunque confluirà nel decreto semplificazioni, dal punto di vista del capo di Viale Trastevere sarebbe un toccasana, non certo una soluzione definitiva ad un problema di portata maggiore, che coinvolge anche le Università e il numero di posti destinati ai corsi di specializzazione sul sostegno: “Le Università hanno fatto uno sforzo importante. Ma non basta. Soprattutto nel Nord ci sono troppi pochi posti di specializzazione sul sostegno. Dobbiamo trovare tutti delle soluzioni. Il rischio è che in alcune aree de Paese non ci siano posti. Anche il trasferimento al Nord è difficile. Dobbiamo risolvere questo che è un altro problema“.
Per dovere di cronaca, bisogna ricordare che la misura che sta introducendo il Ministro, nella sua idea, potrebbe essere un primo step. Il piano completo vedrebbe la permanenza dello stesso insegnante di sostegno per un intero ciclo scolastico, come annunciato poco tempo fa dallo stesso Valditara.
Sindacati contrari
Ma il progetto del numero uno del dicastero di Viale Trastevere sembra essere non apprezzato dalle organizzazioni sindacali.
“Stiamo parlando di persone il cui futuro professionale viene legato al giudizio delle famiglie. A fronte di 129.298 docenti di sostegno precari nel nostro Paese, i posti messi a bando nei prossimi concorsi sono 15.588“, fa notare Giuseppe D’Aprile, segretario generale della Uil Scuola.
“Siamo preoccupati di ciò che potrebbe accadere nelle scuole – prosegue D’Aprile – , se le famiglie potessero, senza alcun criterio di trasparenza, scegliere o individuare gli insegnanti per i propri figli. Un sistema sottoposto a vincoli e consensi, che è in netto contrasto con il nostro sistema statale e costituzionale, garante di laicità, trasparenza e pluralismo. In definitiva stiamo parlando di clientelismo, senza giri di parole”.
“Tale proposta rende manifesta la totale inadeguatezza e incapacità del ministero di garantire stabilità e continuità agli organici di sostegno“, tuona la Flc Cgil, che senza mezzi termini boccia la misura in arrivo.
Per la FLC CGIL, occorre, infatti, “una proposta seria e sostenibile che valorizzi il modello di inclusione della scuola italiana stabilizzando i docenti di sostegno e riconoscendone il ruolo fondamentale. L’attuale assetto di strumenti e pratiche che garantiscono l’inclusione di tutte le alunne e gli alunni nelle scuole italiane è il frutto di un percorso lungo e complesso, che oggi garantisce “una scuola per tutti” fondata sui principi di non discriminazione e accesso universale”.
Il sindacato ricorda la mancata proroga delle assunzioni da GPS sostegno di prima fascia, misura che ha garantito, “dall’anno 2020/2021 la parte consistente delle assunzioni in ruolo è proprio quella proveniente dalle nomine da GPS“.
Duro anche il commento di Anief, che vede in questa prospettiva “precari di sostegno chiamati come badanti dalle famiglie per la serenità educativa con punteggi aggiuntivi. Mentre “nessuna soluzione sulla riduzione dei precari e dei posti in deroga sul pagamento dei supplenti brevi”.
“Quella dell’insegnante di sostegno precario scelto dalle famiglie è una linea che non ci trova d’accordo – replica Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – semplicemente perché i docenti non sono ‘accompagnatori’ da utilizzare in caso di necessità. Lo dico apprezzando comunque finalmente la presa di coscienza del Ministero sull’enorme problema del sostegno nelle nostre scuole. Come Anief, piuttosto, ribadiamo quale è la chiave per garantire finalmente la continuità didattica: fare in modo che tutti i posti di sostegno siano spostati in organico di diritto, con immissione in ruolo per docenti specializzati e accesso libero al Tfa. Altre strade non ce ne sono”.
Anche il CSPI solleva dubbi
Anche il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione che ha espresso un parere sollevando due criticità, riporta Il Fatto Quotidiano: quella del principio di continuità che non può essere “legato” esclusivamente al singolo insegnante ma deve rientrare in una visione più ampia del ruolo e della missione educativa affidata all’intera comunità scolastica di cui fanno parte tutte le componenti lavorative, personale Ata compreso. E la i coerenza tra il provvedimento proposto e l’impianto complessivo del Decreto ministeriale 131/2007 (Regolamento sulle supplenze).
E le associazioni di insegnanti di sostegno si oppongono
Infine, arriva il no anche da parte delle associazioni di categoria. Secondo il presidente del Movimento insegnanti di sostegno specializzati (MiSoS), Ernesto Ciriaci, la misura ha diversi problemi: “Quanto proposto è semplicemente inapplicabile tant’è che anche il Decreto attuativo 66/2017 non ha trovato gambe. La norma contenuta nel Decreto “Semplificazione” è in contrasto netto con il Regolamento delle supplenze”.
“Prevedo un sacco di ricorsi al Tar da parte dei docenti specializzati se dovesse andare in porto perché proprio loro verrebbero per primi penalizzati”, aggiunge Ciracì.