Sostegno: “I percorsi semplificati INDIRE svalutano le competenze acquisite da noi e rischiano di creare più precarietà e disoccupazione”. Docenti specializzati all’attacco. INTERVISTA

Sul sostegno il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha attuato una serie di iniziative tese a migliorare la copertura delle cattedre annuali e specializzare più insegnanti. Tuttavia, se da un lato gli investimenti rappresentano una buona notizia, dall’altro ci sono i docenti già specializzati e magari in attesa di stabilizzazione che non salutano positivamente tali scenari.
Le azioni del Governo
Proprio in queste ultime ore di esame del ddl della legge di bilancio 2025, il Governo ha presentato nel maxiemendamento una misura dedicata al sostegno.
Infatti, a partire dall’anno scolastico 2025/2026, l’organico dell’autonomia sarà incrementato di 5.000 posti di sostegno, con l’obiettivo di garantire la continuità didattica agli alunni con disabilità.
Per finanziare questa misura, pari a 81,8 milioni di euro nel 2025 e 245,5 milioni a decorrere dal 2026, si attingerà in parte (25 milioni nel 2025 e 75 milioni dal 2026) dal Fondo per la valorizzazione del sistema scolastico e in parte (56,8 milioni nel 2025 e 170,5 milioni dal 2026) riducendo le risorse destinate alle supplenze brevi.
Tutto ciò si aggiunge a quanto già stanziato dal Governo, sempre nella manovra, relativo al tema del sostegno.
Il Ministro ha già annunciato un piano di assunzioni per docenti di sostegno, accompagnato da un percorso di specializzazione per 30-40 mila docenti entro il 2025.
Per entrare nello specifico, bisogna ricordare intanto la misura contenuta nell’articolo 6 della Legge 106/2024 di conversione del DL 71/2024, che introduce percorsi di specializzazione sul sostegno, organizzati da INDIRE, con l’obbligo di completare almeno 30 CFU entro il 31 dicembre 2025.
La nuova legge prevede infatti percorsi rivolti ad insegnanti che hanno prestato servizio su posti di sostegno per almeno tre anni scolastici, anche non consecutivi, nei cinque anni precedenti, nelle scuole statali o paritarie, nello stesso grado di istruzione. (APPROFONDISCI).
Lo stesso provvedimento prevede anche percorsi straordinari per i docenti che hanno conseguito all’estero un titolo per il sostegno.
Anche in questo caso i percorsi saranno svolti da INDIRE. Possono iscriversi i docenti che, alla data di entrata in vigore del DL 71/2024, hanno completato un percorso di sostegno presso un’università estera accreditata o altro organismo autorizzato nel Paese di origine e sono ancora in attesa del riconoscimento in Italia. Al momento dell’iscrizione, i docenti dovranno rinunciare al contenzioso in atto.
Infine c’è da segnalare che volta concluso il TFA sostegno IX ciclo, la programmazione triennale definita dalla nota dipartimentale istruzione 31 marzo 2021, il triennio successivo (o qualsiasi altro periodo) dovrà essere regolamentato attraverso apposita normativa. Tuttavia, non è però messa in discussione l’attivazione del percorso di specializzazione, che è ad ordinamento e continuativo.
Dunque ci saranno novità prossimamente anche su questo fronte.
Di tutto questo ne parliamo con Emanuela Fontana, Michela Verdecchi e Roberta Scorza, rappresentanti del Collettivo docenti di sostegno specializzati, che analizzano le ricadute delle misure previste dal Governo sulla situazione degli insegnanti già specializzati e che da anni attendono la stabilizzazione.
Si attendono i nuovi corsi di specializzazione Indire, fortemente voluti dal Ministro. Eppure voi siete già specializzati e vi chiedete: “che fine faremo?”
L’attivazione dei percorsi INDIRE, senza una pianificazione che tenga conto della saturazione delle graduatorie, rischia di penalizzare migliaia di docenti specializzati attraverso il rigoroso percorso del TFA sostegno. Questo approccio mina il principio di legittimo affidamento, danneggiando chi ha investito anni di studio e risorse nella propria formazione, confidando nelle opportunità lavorative promesse. Equiparare percorsi qualitativamente diversi, come TFA e INDIRE, svaluta le competenze acquisite e il lavoro quotidiano svolto con studenti, famiglie e scuole. Inoltre, l’eccesso di specializzati previsto accentuerà precarietà e disoccupazione, soprattutto nelle regioni del centro-sud, aggravando ulteriormente un sistema già in difficoltà.
Però va detto che la maggior parte degli specializzati sono al Sud, dove i posti disponibili non sono tantissimi mentre al Nord si chiamano spesso anche docenti senza specializzazione proprio per l’assenza di candidati con titolo…
Il decreto che istituisce il TFA sostegno prevede corsi programmati in base al reale fabbisogno. Tuttavia, tale fabbisogno andrebbe valutato attentamente: già con il nono e decimo ciclo, le graduatorie provinciali (GPS) del Nord potrebbero essere colmate, poiché le cattedre scoperte riguardano poche centinaia di posti in alcune regioni. Avviare percorsi semplificati e senza numero chiuso rischia di saturare ulteriormente le GPS, creando un surplus di docenti qualificati senza opportunità lavorative, senza risolvere le carenze effettive. Il progetto Indire, se non calibrato su dati chiari e trasparenti relativi alle esigenze territoriali, potrebbe aggravare il problema. Una pianificazione inadeguata compromette la qualità dell’inclusione scolastica e del sostegno, penalizzando studenti fragili e famiglie.
Il problema, sottolineato dal Ministro, riguarda il fatto che le tempistiche delle Università negli anni sono state troppo lente, senza contare che si è creato il paradosso delle cattedre di sostegno vuote là dove mancavano gli specializzati. Cosa ne pensate?
Nelle graduatorie di alcune province d’Italia risulta un elevato numero di candidati sul sostegno, che riflette una maggiore copertura rispetto al fabbisogno. A prescindere dalle tempistiche lente di alcune Università e nonostante ciò ci ritroviamo ad affrontare graduatorie sature, che compromettono il diritto al lavoro per molti docenti specializzati nonostante la loro qualifica. Questa situazione emerge in particolare dai dati raccolti dal Collettivo docenti di sostegno specializzati, dalle GPS ADSS, ADMM e ADEE, sulle tre province di Milano, Roma e Napoli, esemplificative nord-centro-sud.
Eppure il Governo sta provando ad intervenire sul sostegno: il disegno di legge della manovra già prevede 75 milioni dall’anno scolastico 2025/2026 per la stabilizzazione dei docenti di sostegno. Nelle ultime ore è stato presentato nel maxiemendamento una misura che intende assumere altri 5mila docenti di sostegno.
Noi, come collettivo, accogliamo le misure con scetticismo, sottolineando che i fondi previsti per il 2025/2026 e l’assunzione di 5mila docenti sono interventi tardivi e insufficienti rispetto al fabbisogno attuale. La stabilizzazione è cruciale perché solo posti stabili possono garantire continuità didattica agli studenti con disabilità, evitando il frequente cambio di insegnanti. Sono necessarie assunzioni mirate esclusivamente a docenti qualificati, per garantire qualità e inclusione. Inoltre, è fondamentale adottare interventi strutturali e trasparenti per risolvere definitivamente la precarietà, anziché soluzioni parziali o di breve termine. Agire subito è indispensabile.
Quale sarebbe, in definitiva, secondo voi, una soluzione pratica per sconfiggere la discontinuità didattica e il precariato?
Ogni anno assistiamo a cambiamenti rapidi nella scuola pubblica, ora sull’inclusione e sul sostegno, spesso in deroga alle norme esistenti. Decisioni recenti ignorano la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e il parere dell’Osservatorio per l’Inclusione Scolastica, scaduto e rinnovato solo a settembre 2024. Mentre si avviano percorsi semplificati per docenti senza specializzazione, chiediamo stabilizzazione per chi ha completato il TFA sostegno, con una graduatoria prioritaria e più posti nei concorsi, come richiesto dall’UE. La specializzazione facile svilisce il nostro impegno e mette a rischio la continuità didattica, fondamentale per un’inclusione vera che coinvolga tutti gli alunni, dall’inizio alla fine dell’anno.