Specializzazioni sostegno estero, sindacati critici: “Stiamo distruggendo l’inclusione”. Maggioranza: “Inutili strumentalizzazioni”
Tra le novità previste dal nuovo DL Scuola, in discussione alla Camera a partire dall’11 Giugno, è prevista anche la possibilità di accedere ai percorsi di specializzazione organizzati da INDIRE per coloro i quali abbiano acquisito un’abilitazione all’estero sul sostegno e abbiano attivato i canali giurisdizionali per il riconoscimento del titolo.
A tal proposito, il decreto legge n. 71 del 31 Maggio 2024, all’art. 7 prevede espressamente tale possibilità qualora i docenti (stimati in circa 11 mila) che, alla data di entrata in vigore del decreto stesso, abbiano conseguito l’abilitazione all’estero, rinuncino contestualmente al contenzioso: in questo modo potranno accedere ai percorsi di specializzazione, su un solo grado di istruzione, organizzati da INDIRE e ottenere il relativo titolo idoneo per “le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità” (art. 7 comma 2).
A riguardo si è acceso un forte dibattito, coinvolgendo sindacati e docenti specializzati in Italia. “Un vero e proprio condono” – scrivono, preoccupati, un gruppo di docenti in una lettera giunta alla nostra redazione – “che rischia di mettere in pericolo anni di sacrifici e terapie, scavalcando un organo preposto per il controllo dei titoli culturali esteri come Cimea”.
Una battaglia contro le abilitazioni estere condotta già in prima linea da diversi sindacati. “Un’amara constatazione: stiamo distruggendo il fiore all’occhiello della nostra scuola, l’inclusione degli alunni con disabilità che funge da modello per tutti i paesi europei, i quali si recano in Italia per studiarlo”. Queste le parole del segretario UIL Scuola RUA, Giuseppe D’Aprile, che precisa la contrarietà del sindacato alla soluzione adottata dal Governo ritenuta insufficiente. “Valutare entro l’inizio del prossimo anno scolastico – prosegue D’Aprile – le oltre 11mila istanze dei docenti con il titolo conseguito all’estero, che era l’impegno assunto dal Ministero, avrebbe evitato negative ricadute sulla continuità didattica degli alunni e controproducenti fratture tra i precari”.
Tra le soluzioni proposte dalla UIL Scuola RUA anche l’eliminazione del numero chiuso delle Università italiane per l’accesso ai corsi di specializzazione e la necessità di mettere in stretta relazione il numero dei posti messi a bando con il fabbisogno territoriale.
Criticità espresse anche riguardo alla soluzione prospettata dal Governo circa la continuità didattica su indicazione delle famiglie. “Siamo preoccupati – conclude D’Aprile – di ciò che potrebbe accadere nelle scuole. Un sistema sottoposto a vincoli e consensi, in netto contrasto con il nostro sistema statale e costituzionale, garante di laicità, trasparenza e pluralismo. Scegliersi i docenti equivale a trasformare l’istruzione, costituzionalmente definita quale funzione essenziale dello Stato, in un servizio che risponderebbe solo ai “desiderata” delle famiglie”.
Critico anche Rino Di Meglio (Gilda Insegnanti) sulle novità introdotte dal DL Scuola: “Molte abilitazioni all’estero – sottolinea Di Meglio – sono semplicemente acquistate e non corrispondono a titoli seri: occorre procedere con controlli a tappeto”.
“Le disposizioni sui percorsi di specializzazione tentano di porre rimedio – dichiara Ivana Barbacci (CISL Scuola) – a una situazione determinata in buona misura dalla lentezza con cui procedono le verifiche sulla congruità dei titoli conseguiti all’estero, come richiesto dal Consiglio di Stato nel suo pronunciamento in materia. A monte, c’è però anche il problema della scarsa disponibilità di accessi ai percorsi gestiti dalle Università, in particolare al nord”. La stessa Barbacci non nasconde quanto sia delicata la situazione, “perché occorre garantire anzitutto la qualità dei percorsi, che dev’essere il più possibile omogenea. Indispensabile poi tendere a un equilibrio dei costi, che devono essere per tutti a livelli ragionevoli. Assolutamente indispensabile – conclude la segretaria CISL Scuola – uscire dalla logica degli interventi di emergenza. Una materia importante come la formazione degli insegnanti, così come il loro reclutamento, richiede di essere affrontata in termini strutturali con scelte di ampio respiro, non con soluzioni tampone“.
È già nota la posizione critica della FLC CGIL, secondo cui, si legge in un comunicato stampa, si tratta di una scelta tesa a “svalorizzare il percorso di specializzazione attraverso una soluzione che ha il sapore della sanatoria e del condono”.
Le reazioni della politica
Non si sono fatte attendere le reazioni di esponenti della maggioranza di governo. “Non posso che esprimere il mio disappunto – ha dichiarato Ella Bucalo (FdI) – per le dichiarazioni in merito alle abilitazioni al sostegno conseguite all’estero. Resto perplessa davanti a inutili strumentalizzazioni e alle polemiche sterili. Mi stupisce che gli stessi sindacati facciano figli e figliastri e che non ritengano che anche coloro che sono in attesa di un riconoscimento di un titolo legittimamente acquisito siano lavoratori della scuola”.
E prosegue: “il decreto-legge, ha introdotto proprio nuovi percorsi formativi, i cui contenuti, a conferma della loro qualità, saranno definiti in accordo con il Ministero dell’Università e della Ricerca. Nessuna sanatoria dunque, anzi. Il provvedimento ha come principale obiettivo quello di incrementare il numero di docenti specializzati sul sostegno, risolvendo i gravissimi problemi di reclutamento di personale verificatisi negli anni passati specie in alcune regioni d’Italia e superare, nello stesso tempo, l’ingente mole di contenzioso in atto”.
Sorpreso anche Rossano Sasso (Lega) che sottolinea quanto il nuovo DL Scuola affronti “finalmente in modo serio l’annosa questione dei titoli esteri sul sostegno. Le disposizioni non introducono nessun condono e non bypassano CIMEA”. Ribadisce, inoltre, la prospettata qualità dei percorsi formativi, i cui contenuti saranno stabiliti di concerto con il Ministero dell’Università e della Ricerca ed erogati da INDIRE. “Non si vede, dunque, quale sia il rischio di squalificazione – continua Sasso (Lega) – di tali docenti, i quali, invece, grazie a questa disposizione vengono messi in condizione di integrare la loro formazione con i contenuti formativi specifici del sistema educativo del nostro Paese, che sono giustamente ritenuti – anche da D’Aprile – un nostro fiore all’occhiello“.
E sulla continuità didattica a richiesta delle famiglie, Sasso si dice “sorpreso che non vi sia alcuna attenzione ai bisogni degli studenti con disabilità e delle loro famiglie, oltre che nessuna sensibilità per il principio della continuità didattica che andrebbe assicurata soprattutto agli studenti con maggiori fragilità”.