Sopravvissuta alla Shoah, Edith Bruck agli studenti di Palermo: “Rispetto e responsabilità verso le diversità”

Un gruppo di studenti di Palermo ha chiesto alla scrittrice Edith Bruck, sopravvissuta alla Shoah: “Cosa vorrebbe che le chiedessero dei ragazzi come noi per farla sentire una donna comune?”. E la donna risponde: “Sono una donna comune, sono una moglie, una sorella, una persona che ama, che piange, che ride, gioca. Mi chiedono sempre dei campi di concentramento come se non ci fossero altre cose nella mia vita. Questo mi dispiace perché mi riporta indietro a quella vita terribile di oltre 80 anni fa, che non era vita, quando io avevo soltanto 13 anni. Mi piacerebbe ricevere una domanda comune: come donna, come cittadina, cosa penso oggi, non quello che abbiamo vissuto, anche se quello che ho vissuto è dentro di me, e vivrà con me per sempre.”
In occasione dei tre anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’Istituto Comprensivo “Giuliana Saladino” di Palermo, ha organizzato un incontro online con la scrittrice di origine ungherese e naturalizzata italiana, nata in una famiglia ebrea, Edith Bruck, sopravvissuta all’Olocausto. Un incontro dall’alto valore pedagogico per riflettere sui temi del rispetto e della tolleranza verso ogni tipo di diversità.
Un mese fa l’inizio dei lavori sul progetto a scuola con la Giornata della Memoria, come ogni anno. Da lì, l’idea di una semplice lettera di affetto ad una donna sopravvissuta alla Shoah, Edith Bruck. Scrittrice di fama internazionale, Premio Strega, poetessa, traduttrice, regista, ma soprattutto testimone di un’infanzia rubata, vissuta in vari campi di concentramento tra cui quello di Auschwitz.
“Nascere donna, nascere povera, nascere ebrea, è troppo in una vita sola”. Il progetto della scuola parte citando le parole di Edith Bruck, un verso che racchiude tutto il suo vissuto.

“Con la lettura di questo verso e di altri versi dell’opera della scrittrice siamo partiti con il Treno della Storia”, racconta la professoressa Palmira Raia, docente d’italiano alla Scuola Saladino, che ha coordinato l’intero progetto. “Abbiamo immaginato che le classi terze trattassero gli eventi storici e raccontassero attraverso parole e immagini, le seconde si soffermassero sui sopravvissuti e sulle vittime della Shoah, fra cui Edith Bruck, le prime sulle parole. Un lavoro per classi parallele da cui è venuto fuori questo Treno di 20 vagoni con la sintesi del nostro lavoro di riflessione e ricerca sulla Shoah.”
“Arriviamo all’incontro online con la scrittrice, e le tantissime domande pensate dagli studenti. Il messaggio che vogliamo dare con questa iniziativa è di tolleranza e rispetto verso tutte le diversità, un’assunzione di responsabilità, il saper scegliere tra il bene e il male. Questo è quanto i ragazzi devono saper fare. Loro hanno dei doveri e dei diritti. Tutta la storia di Edith Bruck nasce dalla mancanza di rispetto verso una persona che aveva un credo religioso diverso. Una testimonianza di vita vale molto più dei libri di storia”, dice la docente Raia.
Per il preside dell’Istituto comprensivo, Giusto Catania: “Quando i libri diventano persone in carne ed ossa, la consapevolezza dello studio diventa più importante. Si comprende l’importanza di studiare. Con questa iniziativa abbiamo realizzato la giornata di scuola più importante dell’anno, abbiamo discusso della Shoah, delle guerre in corso, dell’attualità. Questo incontro ci dimostra come lo studio possa cambiare completamente la vita delle persone.”
La segreteria del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha telefonato a Scuola per congratularsi e ringraziare l’Istituto per questa iniziativa con i bambini, dall’alto valore umano, pedagogico e sociale. “Noi comunichiamo sempre con lui – spiega il preside Catania -, mandiamo una mail all’indirizzo istituzionale. Non è la prima volta che il Presidente ci fa sentire la sua vicinanza. Lo ha fatto quando abbiamo avviato la Rete per la cultura antimafia nella scuola, lo ha fatto comunicandoci un altro impegno in altra sede quando lo abbiamo invitato ad inaugurare un nostro anno scolastico. E ci ha chiamato ora.”

“Nascere donna, nascere povera, nascere ebrea, è troppo in una vita sola. Qual è delle tre cose la più difficile secondo lei?”, chiedono i ragazzi a Edith Bruck durante l’incontro online. “Essere ebrea è la cosa più difficile perché fin da bambina sono stata esclusa, offesa, avevo anche amiche cristiane, persone perbene intorno a me, non tutti erano antisemiti”, risponde la scrittrice.
“La povertà mi ha insegnato a essere più forte perchè chi è povero apprezza le piccole cose. Sono cresciuta in una famiglia povera e ho avuto molti no nella vita. Diverse ragazze, amiche mie, si sono anche suicidate perché non riuscivano a reggere il peso di quanto avevamo vissuto. Oggi non credo che i fascisti potranno tornare a prendere il potere”, continua la scrittrice.
“La Destra sta crescendo in tutta Europa e questo mi preoccupa – continua Bruck -, ma non succederà quello che è successo in passato. Lo Stato di Israele, oggi, si ribellerebbe. E i giovani mi ripagano pienamente di tutto il mio sforzo. Perchè è molto bello essere ascoltati. Sono passati 80 anni. Tutto in quei campi è successo in 10 minuti, eravamo centinaia di persone, non c’era via d’uscita, eravamo storditi, non capivamo cosa stesse succedendo.”
“Negli anni ho raccontato e continuerò a farlo fino a quando avrò respiro – prosegue la donna rivolgendosi agli studenti e ai docenti presenti ad ascoltarla. A che punto può arrivare l’uomo, quale abisso è in grado di raggiungere! Anche uno sguardo tra i campi di concentramento, un sorriso, era importante per noi perché tutto lì era morte. Scrivo perché, quando siamo tornati dai campi di concentramento nessuno voleva ascoltare quello che avevamo visto e vissuto. Era un macigno. Ho detto: la carta sopporta tutto e ho cominciato a scrivere. Da allora non ho più smesso. Eravamo come una specie di avanzo di vita.”
“Ho scritto una trentina di libri. Faccio testimonianza da oltre 60 anni. Sogno la convivenza civile, la pace e il rispetto tra i popoli. Gli studenti mi hanno scritto centinaia di lettere in tutti questi anni, mi hanno mandato fiori, ho anche pubblicato un libro con le loro lettere. Hanno bruciato un milione di bambini nel forno crematorio, noi siamo sopravvissuti per miracolo, di fronte alla morte di 6 milioni di ebrei. Niente, neppure le guerre di oggi, somigliano alla Shoah”, conclude Edith Bruck.