“Sono terrorizzato dai genitori invadenti”, Crepet contro l’interferenza di mamma e papà: “Senza esigenza non è scuola. Così rovinano l’esistenza dei figli”

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Le parole di una docente che ha scritto “per me puoi anche stare a casa” come correzione al compito di un alunno di scuola primaria continuano a dividere l’opinione pubblica. I genitori del bambino hanno denunciato quella che definiscono una situazione di continue mortificazioni, scatenando un dibattito sul rapporto tra famiglia e istituzione scolastica.

Il caso della maestra severa che ha scritto “per me puoi anche stare a casa” su un compito di scuola primaria continua a dividere l’opinione pubblica. I genitori del bambino hanno denunciato quella che definiscono una situazione di continue mortificazioni, scatenando l’ennesimo dibattito sul rapporto tra famiglia e istituzione scolastica.

Crepet: “Terrorizzato dai genitori invadenti”

Paolo Crepet, intervistato dal Corriere della Sera, ha preso una posizione netta contro l’iperprotezione genitoriale. “Sono terrorizzato dai genitori invadenti”, ha dichiarato lo psichiatra, sottolineando come la scuola debba rimanere un luogo dove anche un bambino di quinta elementare ha la possibilità di esprimersi autonomamente.

Secondo l’esperto, l’intervento dei genitori dovrebbe limitarsi ai “casi estremi“, permettendo ai bambini di sviluppare la capacità di gestire autonomamente le situazioni scolastiche. “Se c’è sempre il ‘sindacalista’ che combatte per loro non svilupperanno mai la capacità di farlo da soli”, spiega Crepet, evidenziando come l’autonomia sia fondamentale per la crescita emotiva.

Sanzioni disciplinari: strumenti educativi necessari

Sul tema delle punizioni scolastiche, Crepet è categorico: “Se un’insegnante dà una nota o chiede ad uno studente di fare compiti in più non sta facendo niente di eccessivo”. Note, compiti aggiuntivi, permanenza in classe durante la ricreazione rappresentano strumenti educativi legittimi che non dovrebbero essere messi in discussione.

Il valore formativo dell’errore e la responsabilità educativa

Al centro di questa crisi educativa c’è il tema della responsabilità e del modo in cui la scuola insegna a gestire l’errore. Se un tempo la correzione, anche severa, aveva lo scopo di rafforzare la resilienza e la capacità di affrontare le difficoltà, oggi prevale la paura di ferire l’autostima degli alunni.

Come sottolinea Crepet:La scuola deve essere esigente sennò non è scuola”, avvertendo che senza gestione della frustrazione i ragazzi diventano “emotivamente incapaci di reagire” anche da adulti. La tendenza a proteggere i ragazzi da ogni frustrazione rischia di compromettere sia la preparazione scolastica che la maturazione personale.

Restituire valore all’errore come parte integrante del percorso di apprendimento rimane fondamentale per formare studenti più consapevoli, autonomi e pronti ad affrontare le sfide della vita adulta senza l’interferenza costante dei genitori.

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