Social media, il Garante della Privacy: “Servono regole più severe. È necessario insegnare che ogni singolo clic può avere conseguenze fatali”

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Ha destato scalpore la tragica scomparsa di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano, trovata morta domenica scorsa.

Quattro giorni prima della sua morte era stata al centro di un caso mediatico per aver risposto a una recensione in cui si criticava la presenza di gay e disabili nel suo locale. Il suo commento di risposta era però stato additato come creato ad arte sui social.

Pasquale Stanzione, Garante della Privacy, evidenzia la necessità di procedure rapide ed efficaci per la rimozione di contenuti pericolosi online. In un’intervista a Il Messaggero, Stanzione sottolinea l’importanza di una educazione consapevole all’uso dei social, specialmente per i giovani.

Stanzione descrive la violenza verbale sui social come una emergenza democratica. Mentre il diritto può intervenire in alcuni casi, è fondamentale un cambiamento culturale. La diffamazione online ha caratteristiche uniche rispetto all’offline: diffusività, condivisione virale, persistenza e tendenziale ingovernabilità. La consapevolezza del potenziale impatto distruttivo di ogni click è essenziale.

Il Garante tocca il tema della moderazione dei contenuti. Le piattaforme social gestiscono questa attività, portando al rischio di un’autoregolamentazione. Tuttavia, l’Europa, con il Digital Services Act, ha introdotto misure per responsabilizzare le piattaforme, evitando estremismi di censura o mancanza di regolamentazione.

Un approccio integrato che combina normative, educazione e sensibilizzazione culturale è essenziale, secondo Stanzione. Propone l’introduzione di procedure speciali per la rimozione di contenuti nocivi, come quelli che istigano al suicidio o all’autolesionismo, per limitarne la diffusione.

Le campagne d’odio sui social possono avere un impatto devastante sui soggetti più vulnerabili. Il Garante evidenzia la tutela rafforzata per i minori e l’introduzione di procedure speciali per la rimozione dei contenuti lesivi, come nel caso del cyberbullismo o del revenge porn.

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