Snadir risponde all’Uaar: “84,44% studenti sceglie l’ora di religione, preoccupatevi dell’ora alternativa”
“Stantia e ripetitiva, la UAAR torna a cercare vetrina parlando dei danni dell’insegnamento della Religione cattolica nella scuola pubblica italiana. Quella dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti – questa volta in collaborazione con l’associazione OnData del progetto #DatiBeneComune – è ormai una litania d’ogni anno, a cadenza sistematica che li vede dedicare tempo ad analizzare numeri e percentuali (peraltro in maniera incompleta e inesatta) degli studenti che hanno liberamente scelto di non avvalersi dell’ora di religione negli anni scolastici 2020/21 e 2022/23, “scoprendo” che nell’anno scolastico 2022/23 i non avvalentisi sono stati 1.096.846 mentre nel 2020/21 erano pari a 1.014.841”.
Lo Snadir risponde all’Uaar, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, che ieri in un comunicato ha evidenziato l’aumento degli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica.
“Stranamente – aggiunge Snadir – tacciono sui numeri degli avvalentesi che, come riportano i dati del Servizio Nazionale per l’IRC, raggiungono le percentuali dell’83,40% nell’anno scolastico 2020/2021 (6.261.241 alunni) e del 84,44% nell’a.s. 2021/2022 (6.251.771 alunni), registrando quindi una lieve crescita.
Noi, come Snadir, li ringraziamo per l’utile lavoro svolto anche se, ci sembra ‘bizzarra’ la conclusione cui arrivano estrapolando i dati raccolti: “I dati mostrano una richiesta sempre crescente di scuola laica”, come ha commentato ai microfoni di Micromega e sull’agenzia 9 Colonne, il referente per la scuola dell’Uaar, Roberto Grendene. Con Grandene, ci siamo già confrontati e gli abbiamo più volte ricordato (e lo facciamo un’altra volta perché, evidentemente, repetita iuvant…) che l’insegnamento della religione cattolica, per chi se ne avvale, non intacca il principio di laicità dello stato. La scuola pubblica italiana È e DEVE rimanere laica e plurale, di tutti e per tutti, senza distinzione di razza, di sesso, di genere, di religione. Questo, però, non nega che la conoscenza e la comprensione della religione cattolica rappresentino un elemento fondamentale per la crescita culturale e civile delle giovani generazioni e, a dispetto del suo pensiero, l’ora di religione è puramente culturale e formativa. Il dogmatismo in verso che usa Grandene, a voler essere buoni, basisce…
Non dimentichiamo poi che i dati raccolti dall’Uaar dimenticano di evidenziare che nella maggior parte delle scuole italiane l’alternativa all’ora di religione è l’uscita da scuola anticipata. Ci piacerebbe allora che la solerzia dell’Uaar nel dire che l’ora di Religione non serve, la si adoperasse nel dirci cosa fare dell’ora alternativa. Atei e agnostici, sembrano non accorgersi che per un adolescente, fare un’ora in meno di scuola a settimana, è una tentazione troppo forte. E così, ammantano di scelta di coscienza ciò che invece è una scelta di convenienza.
Ecco, ci piacerebbe che l’Uaar dedicasse il suo ‘prezioso’ tempo a vedere attuato “correttamente” l’insegnamento alternativo perché insieme al diritto degli studenti di avvalersi o meno dell’insegnamento della Religione cattolica venga realizzato un percorso formativo che non sia discriminante” conclude Snadir.