“Smartphone come alcol e tabacco”, Pellai chiede limiti d’età per proteggere gli adolescenti dal web: “Sempre più reclusi nel mondo virtuale. La scuola unico spazio di socialità”

Alberto Pellai lancia un grido d’allarme sulla salute mentale degli adolescenti nell’era digitale. Nonostante l’impegno dei genitori per garantire felicità ai propri figli, gli indicatori di benessere psicologico sono ai minimi storici. La causa principale? L’eccessiva digitalizzazione che ha modificato radicalmente i processi di crescita.
L’autoreclusione digitale come nuovo paradigma
La preoccupazione dei genitori si è completamente ribaltata negli ultimi anni. Se prima l’ansia derivava dalle attività dei figli fuori casa, oggi il timore nasce dalla loro tendenza all’isolamento nella propria stanza, immersi in un mondo virtuale fatto di social network e videogiochi. “La sanzione genitoriale è cambiata radicalmente: non più ‘vai in camera tua’, ma ‘ti stacco il wi-fi'”, sottolinea Pellai, evidenziando come questo cambiamento rifletta una trasformazione epocale nelle dinamiche educative.
L’urgenza di un intervento istituzionale
La soluzione proposta da Pellai è drastica ma necessaria: elevare la questione del digitale a tema di sanità pubblica. “I dati sono allarmanti: l’utilizzo dei social media prima dei 16 anni causa problemi di ansia e autostima in quasi una ragazza su due”, afferma lo psicoterapeuta. Insieme al pedagogista Daniele Novara, ha lanciato una petizione al governo per regolamentare l’accesso dei minori ai dispositivi digitali, paragonando la necessità di controllo a quella già esistente per tabacco e alcol. “Lo smartphone prima dei 14 anni aumenta significativamente i rischi legati alla deprivazione sociale e alla riduzione del profitto scolastico. È fondamentale che anche a livello politico si intervenga per tutelare il diritto dei nostri figli a crescere in salute”, conclude Pellai.