Sicurezza stradale, fratello di Michele Scarponi: “Manca cultura condivisa, iniziare a scuola”

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In Italia, la percezione della sicurezza stradale è distorta da un’ottica errata: la strada vista come un territorio esclusivo dei mezzi motorizzati.

Marco Scarponi, a capo della Fondazione Michele Scarponi – istituita in memoria del fratello, campione di ciclismo tragicamente deceduto in un incidente a Filottrano nel 2017 – ha portato avanti un appello per un cambiamento culturale riguardante la sicurezza stradale.

In un’intervista all’Adnkronos, Scarponi ha sottolineato l’assenza di una comunicazione efficace sulla sicurezza. “Da quanto tempo non vediamo uno spot in TV?” ha chiesto, indicando una chiara mancanza di consapevolezza pubblica sul tema.

Durante l’inaugurazione della SpoletoNorcia in Mtb, Scarponi ha ribadito l’importanza di eventi di questo tipo, non solo come manifestazioni sportive, ma anche come piattaforme per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi della sicurezza stradale.

Secondo Scarponi, la chiave sta nella prevenzione e nell’educazione. A partire dai banchi di scuola, è fondamentale inculcare una cultura della sicurezza. Ma non basta l’istruzione formale; anche l’ambiente esterno e l’atteggiamento dei genitori giocano un ruolo cruciale nella formazione dei giovani.

Una delle proposte più audaci sostenute da Scarponi è l’introduzione della “Città 30”. Questa iniziativa, promossa in collaborazione con associazioni come Legambiente e Fiab, prevede la riduzione del limite di velocità a 30 km/h nelle aree urbane. Questo, sostiene, non solo ridurrebbe gli incidenti, ma favorirebbe anche una riqualificazione dello spazio urbano, rendendolo più sicuro e vivibile per tutti.

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