Sicilia vieta il cellulare ai bambini: “rischi per lo sviluppo emotivo e cognitivi, ma i genitori non sono avvertiti”. Le preoccupazioni del Garante dell’Infanzia

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L’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato all’unanimità una legge che vieta l’uso di cellulari e dispositivi digitali per i bambini fino ai cinque anni e ne limita l’utilizzo fino all’adolescenza. Il provvedimento, per diventare operativo, dovrà ora essere approvato dal Parlamento nazionale.

Il testo della legge stabilisce che:

  • Nei primi cinque anni di vita, è vietato l’uso di dispositivi a radiofrequenza e videogames;
  • Dai sei anni in su, l’utilizzo è consentito solo sotto la supervisione di un adulto;
  • Durante le ore di lezione nelle scuole medie e superiori, i dispositivi elettronici non potranno essere usati.

Le violazioni delle norme previste dalla legge comportano sanzioni da 150 a 500 euro.

Un problema globale: il dibattito sull’uso dei dispositivi digitali

In un’intervista rilasciata al Sole24Ore,  Marina Terragni, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, ha sottolineato come il tema sia al centro del dibattito anche in altri Paesi occidentali, dove si stanno studiando misure per regolamentare l’uso della tecnologia nei più piccoli.

Un importante contributo alla discussione, ricorda Terragni, proviene dagli Stati Uniti e in particolare dallo studioso Jonathan Haidt, autore dello studio “La generazione ansiosa”, che evidenzia come l’uso precoce dei dispositivi digitali possa influenzare negativamente lo sviluppo emotivo e cognitivo dei bambini.

L’influenza del comportamento adulto

Uno degli aspetti critici è il modello offerto dagli adulti, i cui comportamenti possono generare contraddizioni educative, rendendo più difficile imporre restrizioni ai più piccoli.

Studi recenti rilevano, infatti, che:

  • il 30% dei genitori usa lo smartphone per calmare i figli nel primo anno di vita;
  • otto bambini su dieci tra i tre e i cinque anni sanno già utilizzare il cellulare dei genitori.

Sebbene siano dimostrati i rischi per i bambini, Terragni ha sottolineato che “probabilmente i genitori non sono sufficientemente avvertiti. Ed è quindi bene che si cominci a muovere qualche cosa in questo senso, anche se probabilmente un’iniziativa come quella siciliana promuoverà grande sconcerto e forse non sarà possibile vedere quello che succede nelle case. Però, è bene che apra la discussione”.

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