Si può avere benessere scolastico senza un benessere economico? Un rapporto dell’Istat mette a confronto Nord e Sud
Di
Giulia Boffa – L’ISTAT ha appena pubblicato il rapporto Bes sul Benessere equo e sostenibile, che sostituisce il Pil come indicatore di benessere degli italiani e i risultati sul benessere della scuola italiana sono piuttosto scarsi, con grandi differenza tra Nord e Sud Italia con netta prevalenza in positivo del primo.
Giulia Boffa – L’ISTAT ha appena pubblicato il rapporto Bes sul Benessere equo e sostenibile, che sostituisce il Pil come indicatore di benessere degli italiani e i risultati sul benessere della scuola italiana sono piuttosto scarsi, con grandi differenza tra Nord e Sud Italia con netta prevalenza in positivo del primo.
Sono stati considerate le seguenti tematiche: Salute, Istruzione e formazione, Lavoro, Benessere economico, Relazioni sociali, Politica e istituzioni, Benessere soggettivo, Paesaggio e patrimonio culturale, Ambiente, Ricerca e innovazione, Qualità dei servizi.
Secondo la classifica stilata da Repubblica.it delle regioni italiane in base alle tematiche del rapporto BES, in cima alla classifica c’è la Provincia Autonoma di Trento, seguita dal Friuli Venezia Giulia.
La Valle d’Aosta è invece prima per partecipazione alla scuola dell’infanzia, ultima è la regione Lazio.
Giovani di 15/29 anni che non lavorano e non studiano, i cosiddetti Neet, sono presenti in larghissima parte in Sicilia con il 35,7 per cento e in Campania poco meno con il 35,2 per cento. La provincia di Bolazano ha soltanto il 9,2 per cento di giovani che non studiano e non lavorano e Trento è al secondo posto con il 13,3 per cento.
Stessa posizione ottimale per Trento è la percentuale dei giovani di 30/34 anni che sono in possesso di laurea, il 26,7 per cento, mentre la Campania ha solo il 14,7% occupando l’ultimo posto.
Per gli abbandoni scolastici sono le due isole maggiori a detenere la maglia nera: la Sardegna è in una prima posizione scomodissima col 25,1 per cento di giovani tra i 18 e i 24 anni che possiede solo la licenza media, seguita dalla Sicilia, mentre ancora una volta Trento è la prima in classifica; anche per i giovani dai 16 anni in su che presentano competenze informatiche elevate ai primi posti c’è Bolzano e Emilia – Romagna, ultima la Puglia.
Il fatto che al Sud possa incidere anche la situazione economica e la mancanza di lavoro sull’andamento e sui risultati del benessere scolastico non è ovviamente trascurabile: la Sicilia, ha un "indice di rischio di povertà relativa" – pari a 44,3 per cento di persone a rischio povertà, che è cinque volte e mezzo più elevata degli abitanti di Bolzano.
Il tasso di occupazione delle persone di età compresa fra i 20 e i 64 anni di età, a Bolzano, supera di 33 punti quello degli abitanti della Campania: 76,0 per cento contro 43,1 per cento. E, sempre in Campania, 17 persone su cento vivono in nuclei familiari dove nessuno lavora mentre a Bolzano se ne registrano soltanto 2 su cento.
Sono dati importanti,quelli economici, che fanno riflettere sul perchè dell’arretratezza del sistema scolastico di certe zone rispetto ad altre, arretratezza che fa regredire l’Italia invece che spingerla verso un progresso produttivo unitario di tutte le regioni, nonostante, e qui sta il paradosso, l’obbligatorietà della scuola di base e il lavoro di migliaia di docenti, per lo più del Sud e quindi formatisi al Sud, ma che poi insegnano al Nord.