“Si era a scuola come dei soldatini”: un’ora di Educazione Civica con Luciano Corradini
È stato facile per gli studenti del liceo romano che lo hanno ascoltato a distanza, il 14 dicembre per una lectio magistralis sulla Costituzione, capire chi è Luciano Corradini. Un fiume in piena dell’eloquenza, un dispensatore di metafore riuscitissime sul significato della democrazia, sulla direttrice delle quali ha innervato di ricordi personali – da quelli familiari a quelli dei tanti allievi avuti nella pluriennale carriera da docente – un discorso ambizioso sul rapporto tra scuola e Costituzione, rilevando nell’asse discepoli-maestri e nella riconoscenza tra gli uni e gli altri la spina dorsale della convivenza civile.
La scuola, insomma, come primo teatro in cui convivono “affetti e concetti”, per dirla con Norberto Bobbio, in cui ci si mette alla prova in quella pedagogia dell’ascolto che si dovrebbe poi saper traslare dai banchi di scuola a quelli del Parlamento, in modo da rendere i legislatori capaci di comprendere e far comprendere che il prestigio dello Stato si fonda sull’auctoritas delle leggi, il cui scopo ultimo non è che augere (accrescere) nei cittadini la consapevolezza dei diritti e dei doveri, in una dialettica serrata e doverosa tra principi universali e necessità contingenti, a garanzia della pace e della coesione sociale.
Il principale fautore della legge 92/2019 che da quest’anno rende obbligatorio l’insegnamento trasversale dell’Educazione Civica sia nel primo che nel secondo ciclo d’istruzione (“che la nuova Carta costituzionale trovi senza indugio adeguato posto nel quadro didattico delle scuole di ogni ordine e grado, al fine di rendere consapevole la giovane generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacro retaggio del popolo italiano” era l’auspicio del giovane Aldo Moro già nel lontano 1947) ha, così, descritto la Costituzione non solo quale legge fondativa del nostro ordinamento giuridico, ma soprattutto come un ambiente, un’architettura di parole, concetti, proposte, valori intelaiati in un forte impegno didattico, che è quello strumento tensivo – potremmo chiosare – che viene in soccorso allorquando questa visione di insieme sull’uomo e sulla società come dovrebbero essere risultasse troppo rigida o utopistica. Se l’etica è la prospettiva globale che accoglie i principi, la pedagogia ne è, dunque, il catalizzatore che ha l’obiettivo di aiutare le persone a realizzare se stesse proprio attraverso i valoro, le
conoscenze e le norme.
In un simile orizzonte ideale risulta ancora più chiaro il legame quasi identificativo tra scuola e Costituzione, come in un rapporto aristotelico di potenza e atto volto a fondare la società come un “blocco intellettuale-morale” in cui la cultura sia finalmente un bene condivisibile, “organizzazione, disciplina del proprio io interiore”, potremmo dire con Antonio Gramsci.
Spingendo ancora più in là la similitudine, il Professore ha sottolineato che la stessa organicità che lega gli articoli della Costituzione si rileva in qualche modo tra le discipline in cui sono organizzati i curricoli scolastici: nessuna, separata dalle altre, può garantire una solida formazione alla cittadinanza globale, per questo l’Educazione Civica non è che l’occasione per esplicitare da un lato le conquiste fondamentali della Costituzione e dall’altro il comune orientamento formativo della scuola costituzionalmente intesa.
Su sollecitazione di una studentessa, il discorso ha, infine, toccato il delicato concetto della sovranità popolare, che per Corradini “necessita di istituzioni efficaci per compiersi e che si
espleta pienamente soltanto “nelle forme e nei limiti della Costituzione” (art.1) e in particolare quando l’Italia “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”(art.11): un’idea che si riallaccia alla fratellanza che i rivoluzionari francesi del 1789 avevano rivendicato insieme alla libertà e all’uguaglianza e che purtroppo fu di fatto rinnegata con la prassi della ghigliottina, e in seguito con politiche ispirate al nazionalismo,
all’imperialismo e al colonialismo.
Capire, insomma, che l’identità e i diritti si affermano accettando che non siamo i soli a farlo.
Capire, non obbedire come quando “si era a scuola come dei soldatini” ha aggiunto il Professore, ricordando i primi anni da scolaro durante il Fascismo: “Con Mussolini volevamo vincere e abbiamo perso. Con Gesù e coi Padri costituenti non abbiamo la certezza di vincere, ma abbiamo accettato la sfida della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà, pena la regressione nel caos e di nuovo nella dittatura”.
Infine, la consapevolezza un po’ amara di non essere certo di riuscire a vedere “la tranquilla e condivisa realizzazione di una valida Educazione Civica in tutte le scuole italiane”. “Mi
basterebbe però sapere che il processo non s’impantanerà di nuovo per equivoci, illusioni, delusioni, mancanza di consapevolezza della posta in gioco” ha detto, nel congedarsi, il nostro Demostene.
Luciano Corradini (Reggio Emilia, 1935) è Professore emerito di Pedagogia Generale all’Università Roma Tre; è stato per molti anni Vice-Presidente del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione e Sottosegretario nello stesso dicastero. Autore di numerosi volumi e interventi sull’Educazione alla Cittadinanza, tema di cui è tra i maggiori esperti in Italia, ha concentrato gran parte dei suoi sforzi sull’introduzione dello studio della Costituzione nelle scuole di ogni ordine grado. Ma è, soprattutto, cinque volte bisnonno, come tiene sempre a ricordare.
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