“Sì alla tecnologia, ma noi alle medie insegniamo a lavorare all’uncinetto: intrecciare fili riordina i pensieri”. INTERVISTA alla Dirigente Teresa Formichella

“La scuola secondaria di primo grado non ha i rappresentanti degli alunni ma io li ho fatti eleggere ugualmente e faccio con loro riunioni costanti su come si lavora, sulle tante problematiche. Poi loro riportano alla classe le cose dette”. La preside Teresa Formichella dirige l’IC Socrate-Mallardo di Marano di Napoli
Siamo a nord, proprio a ridosso del capoluogo della Campania, l’ultimo quartiere di Napoli un territorio non facilissimo. L’Istituto comprende la scuola dell’infanzia Infanzia, la primaria e la secondaria di primo grado, per un totale di circa 1400 alunni dislocati su tre plessi. I bambini che terminano le cinque classi della primaria si aggiungono a tanti altri che arrivano da scuole primarie situate in altri centri limitrofi tra i quali Chiaiano, Villa Ricca, Mugnano: “Escono cinque classi della primaria ma ne formo quattordici alle medie”, sorride la dirigente Formichella.
La dirigente ci parla delle tante attività con cui lei stessa e i docenti della sua scuola coinvolge in maniera fattiva e proficua i tanti alunni che arrivano dal centro cittadino ma anche da altri quartieri, assieme ai loro problemi e alla loro ricchezza umana. Che va valorizzata, come ogni scuola sa fare con i mezzi che ha, con le risorse di cui dispone, anche se non mancano i problemi: “Ogni mattina – ammette la dirigente Formichella – si combatte perché non tanto i bambini ma le nuove generazioni di genitori non sono facili da gestire, i figli sono più facili da gestire”
Tra le tante attività svolte, merita di essere evidenziata quella del lavoro all’uncinetto svolto dalle alunne di seconda media, dove s’impara “a intrecciare i fili ma anche a riordinare i pensieri e ad apprezzare il valore della lentezza” per dirla con un brano di un articolo de L’Arena di Verona che riferisce di un’analoga iniziativa avvenuta in una scuola situata sulle montagne scaligere: “Un pomeriggio a settimana, per due ore – dicono i protagonisti veneti – questo ci dà modo di abitare la scuola in modo diverso, più rilassato, mettendo al primo posto le relazioni, facilitate da una passione in comune. È un’esigenza del territorio: ci sono tanti ragazzi che trascorrono i pomeriggi da soli. Così, invece, hanno un motivo per restare più tempo a scuola, con i loro amici. È molto istruttivo, per loro, abituati alla velocità degli strumenti digitali e alla gratificazione immediata”
Ma torniamo in Campania. “La nostra – prosegue Formichella – è un’attività trasversale come l’educazione civica ma invece di stare sui libri ci si confronta con le mani, quando si lavora con l’uncinetto si chiacchiera. Una volta la scuola era piu pratica, si studiava la materia chiamata Applicazioni tecniche. Il lavoro all’uncinetto realizzato in classe dalle alunne di seconda media ha rappresentato un’esperienza educativa molto positiva, sia dal punto di vista tecnico che personale”.
Ecco un’analisi dei principali aspetti rilevanti e dei benefici riscontrati. Coinvolgimento e interesse: “Le alunne – spiegano a scuola – hanno dimostrato grande entusiasmo e curiosità nell’apprendere questa tecnica tradizionale. Fin dall’inizio, si sono approcciate all’attività con voglia di fare e spirito collaborativo, partecipando attivamente alle spiegazioni e mostrando una notevole capacità di concentrazione”. Sviluppo delle competenze: “Il lavoro all’uncinetto ha permesso di sviluppare diverse abilità. E cioè, la motricità fine: hanno migliorato la precisione dei movimenti delle mani e il coordinamento occhio-mano. La creatività: “sono emerse soluzioni creative per la realizzazione di progetti unici e personalizzati”. E ancora. Il problem-solving: durante il processo, “le alunne hanno imparato a risolvere piccoli errori e difficoltà tecniche, rafforzando la loro autonomia”.
Si è pure lavorato sui valori sociali e personali. L’attività, chiariscono i promotori, ha favorito lo sviluppo di importanti valori e competenze sociali, quali la collaborazione, la pazienza e la resilienza: “Le alunne si sono spesso aiutate a vicenda, creando un clima di solidarietà e supporto reciproco. Hanno imparato che l’uncinetto richiede tempo e dedizione, esercitando la capacità di perseverare anche di fronte a difficoltà iniziali”. Non é mancata la soddisfazione personale: “La realizzazione di piccoli manufatti ha aumentato la loro autostima e il senso di realizzazione”. I manufatti prodotti sono stati di buona qualità e rappresentano un risultato concreto del lavoro svolto in classe: “Questi lavori sono stati valorizzati e apprezzati anche attraverso momenti di condivisione, come esposizioni o presentazioni agli altri studenti e docenti. L’esperienza si è rivelata estremamente positiva e ha contribuito a combinare apprendimento pratico, sviluppo personale e creatività. Il lavoro all’uncinetto non solo ha permesso di acquisire una nuova abilità, ma ha anche rafforzato legami e valori fondamentali, rendendo l’attività un successo sotto ogni punto di vista. Questa attività potrebbe essere riproposta in futuro, magari con progetti più complessi o coinvolgendo altre classi, per continuare a promuovere il piacere di imparare attraverso attività manuali e creative”.
Preside Teresa Formichella, questa non sembra una scuola difficile
“La scuola non è una scuola difficile come utenza. Abbiamo figli di medici e di avvocati ma anche bambini che provengono da ceti meno abbienti e pure figli di carcerati. Però ci siamo dati da fare e con i Pon e i progetti Pnrr i ragazzi hanno un’ampia scelta di attività, dalla robotica al potenziamento della lingua, allo sport potenziato. Facciamo attività musicale e alle elementari già imparano a suonare i bicchieri e la tastiera. Alle medie abbiamo indirizzo musicale con i quattro strumenti, che da noi sono arpa, clarinetto, sax e violoncello. Con Scuola Viva della Regione abbiamo implementato gli strumenti e formato una street band aperta anche ai genitori, che utilizza chitarra, batteria e altri strumenti. Ma svolgiamo tante altre attività, già dal 2019, su discipline STEM, materie tecniche, francese, spagnolo, storia, geografia, lettura di testi narrativi classici e moderni, incontri con l’autore”.
E l’uncinetto?
“E’ la novità di quest’anno. L’iniziativa mi è stata proposta da una docente, Ornella Cesaro, la docente di italiano. Lei è molto brava, ha nel sangue l’attività manuale oltre che essere molto preparata nella sua disciplina. Ha messo in evidenza tutti i benefici che questa attività poteva implementare e l’ho concessa. Devo dire che i ragazzi si sono divertiti. Hanno fatto dei manufatti che venderemo nel nostro mercatino”.
Che cosa avete rilevato?
“Innanzi tutto siccome i ragazzi hanno imparato a lavorare passando da un laboratorio all’altro, hanno grande autonomia, si autoregolano e questo li porta ad avere un rispetto per la struttura, per i luoghi in cui vivono. Poi c’è l’aspetto importante della resilienza, poiché sono spinti a lavorare senza l’utilizzo delle tecnologie”.
Non usate le tecnologie?
“Le usiamo ma ci sono dei momenti in cui si lavora con le mani e ci si aspetta proprio che il lavoro venga fatto con le mani. Ci troviamo nell’era della velocità e invece questa cosa di fare attendere li ha spinti ad aspettare, e dunque a valorizzare il tempo più disteso”.
I tempi distesi sono stati d’aiuto? Hanno stimolato anche la creatività, a quanto pare.
“Certo, li hanno aiutati molto. Specie i bambini che hanno più difficoltà, quelli che magari hanno una disabilità come l’autismo non grave, hanno trovato il modo di applicarsi nella scuola del fare e questa, devo dire, è la scuola del fare. Quanto alla creatività, hanno creato borsette, portacellulari, e con gli uncinetti più grandi e con il filo doppio sono riusciti a fare borse, portaocchiali, portapastelli e altri oggetti che poi usano a scuola”.
Ne risente anche l’autostima?
“Sì, perché vedere un lavoro creato da loro stessi, dalla fase immaginata alla creazione fatta da loro è importante. Anche per questo mi hanno chiesto di estendere il progetto ad altre sezioni
In che modo queste attività manuali incidono positivamente sugli apprendimenti?
“Anche leggere e comprendere le istruzioni serve agli apprendimenti. Spesso si dice che gli studenti italiani non capiscono quel che leggono e invece questo li aiuta: dai tutorial alle istruzioni loro capiscono ad esempio come si fa la maglia alta e la maglia bassa. Stiamo rilevando dei benefici in tutte le materie, poiché tutte le discipline ne risentono. E’ un’attività trasversale proprio come l’educazione civica dove invece di stare sui libri ci si confronta con le mani, e poi c’è un aspetto importante: quando si lavora con l’uncinetto si chiacchiera. Una volta la scuola era più pratica, si studiava Applicazioni tecniche”.
Gli apprendimenti sono influenzati dalla relazione, dallo stare bene a scuola e anche dal divertimento. E’ così?
“L’idea è che se si fa fare qualcosa di più divertente e creativo i ragazzi vengono piu volentieri a scuola. Infatti come tasso di dispersione a scuola media su 900 alunni abbiamo solo un paio di alunni coinvolti, però li andiamo a prendere a casa. Sono tante le attività che possono scegliere. Lo sport viene molto apprezzato e seguito: il ministro ha introdotto le scienze motorie motorie per le classi quarta e quinta primaria ma noi abbiamo esteso le attività alla seconda e alla terza, che praticano lo sport per ragazzini con un esperto del Coni. A scuola media abbiamo una classe a indirizzo cinematografico con progetti Mibact e hanno realizzato un cortometraggio. In ogni classe ho una digital board: qui l’utilizzo delle metodologie digitali e la robotica erano una realtà già prima del Covid. Il Progetto lettura qui è curriculare per le medie. Abbiamo peraltro la necessità di tenere aperta la scuola fino alle 19 in maniera che stiano di più a scuola e meno per strada. Ho fatto inoltre dei corsi ai genitori per far capire che i ragazzi devono essere accompagnati dagli adulti, cerchiamo di fare del nostro meglio. I docenti da parte loro lavorano a 360 gradi, fanno la formazione, che è alla base delle nuove tecnologie, sono sempre continuamente stimolati, ecco perché abbiamo un ventaglio di offerte. Ho due classi digitali con i tablet, fanno cose che neppure all’università riescono a fare e poi c’è una grande collaborazione da parte dei collaboratori scolastici”.
E’ vero che nella vostra scuola media ci sono i rappresentanti di classe?
“La scuola media come si sa non prevede la rappresentanza degli alunni negli organi collegiali ma io li ho fatti eleggere lo stesso e faccio riunioni costanti su come si lavora, sulle problematiche, sulla preparazione dell’open day e loro poi riportano alla classe le cose dette. Occorre farli sentire parte dell’istituto, lavorare sull’appartenenza e alla fine sono loro, gli alunni, a dare degli insegnamenti agli insegnanti: ad esempio, il non lasciare sporca un’aula li fa a sentire importanti e responsabili perché non vogliono far brutta figura”.
Famiglie sono contente?
“Penso di sì anche se ogni mattina si combatte”
Contro chi combattete?
“Le nuove generazioni di genitori non sono facili da gestire, i figli sono più facili da gestire, e coinvolgere i genitori non è facile. Poco tempo fa avevamo dei corsi sulla genitorialità portati avanti con dei Pon. Venivano dati 10 euro l’ora a ognuno di loro affinché partecipassero alle lezioni, era un incentivo. Partecipavano tutti! Abbiamo dovuto addirittura fare una graduatoria. Quando non abbiamo dato più soldi hanno smesso di frequentare, ora vengono otto genitori su venti”.