“Sì al grembiule verde, la civiltà deve evolvere. Calendario scolastico? Ridurre le vacanze estive e aumentare pause durante l’anno”. INTERVISTA alla pedagogista Virgilio

“Troppo spesso dietro al termine scuola sintetizziamo ‘opinioni slogan’. Mi preme sottolineare che è più opportuno orientare le nostre riflessioni verso il ‘sistema scuola’. Ciò perché rende meglio l’idea di complessità degli argomenti. Infatti, dal mio personale punto di vista, tanto la valutazione (sistema di valutazione), quanto la formazione dei docenti, quanto il calendario scolastico sono componenti di un sistema scuola ‘complesso’. Ciò che temo è che si frammenti l’idea stessa di riforma, di cambiamento e ciò ci può portare fuori strada. Per migliorare il sistema è necessario osservarlo e considerarlo nella sua complessità”.
Si tratta della premessa che la pedagogista Daniela Virgilio, vice Presidente Nazionale ANPE (Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani) e docente dell’Università di Palermo, ha fatto nel corso dell’intervista che ha rilasciato ad Orizzonte Scuola.
Un’intervista in cui si sono toccati temi come la valutazione e la formazione degli insegnanti ad esempio.
Lei è intervenuta sulla questione del grembiule verde, iniziativa adottata in una scuola del Salento, dicendosi favorevole. Ci spiega i motivi?
Va precisato che esistono due aspetti da considerare: il rispetto della differenza di genere; la disforia di genere. L’ambiente che ci circonda, dagli oggetti, al linguaggio ai gesti, condiziona le nostre percezioni, le nostre interazioni, il nostro pensiero. Non basterà il colore inclusivo del grembiule a cambiare tutto e a colmare le profonde solitudini e i disagi insiti in questa nostra era. Il mio punto di vista può essere condiviso o no, ma la ricerca sta dando molti input in questo versante ed è certo che la civiltà deve evolvere. Siamo circondati da oggetti che pur conservando uguali funzioni sono rosa per le ragazze e blu o celesti per i ragazzi dallo smartphone rosa alle penne rosa al rasoio blu. Stiamo parlando di oggetti e prodotti dalla medesima funzionalità. Oggi sono in aumento le richieste di aiuto da parte di genitori e adolescenti perché i ragazzi hanno difficoltà ad identificarsi sessualmente. L’argomento è complesso e delicato e necessita di una analisi più vasta e di misure ed interventi sinergici e pluridisciplinari. Si tratta infatti di cultura e di valori.
Parliamo di valutazione a scuola: cosa ne pensa del progetto “Scuola senza voti”?
Se si riferisce al progetto del liceo Morgagni di Roma, che sette anni fa ha deciso di abolire i voti pur senza rinunciare ad interrogazioni e compiti in classe… lo ritengo interessante!
Sempre a proposito di valutazione. Come giudica la riforma del Ministro Valditara sulla valutazione della scuola primaria (col ritorno dei giudizi sintetici) e sulla condotta?
Considero la valutazione una “dimensione sensibile” dell’azione didattica, “dimensione centrale”, strettamente legata alle scelte metodologiche e in coerenza con gli obiettivi. Una didattica che utilizza metodologie attive e che vuole mettere l’allievo al centro del processo di apprendimento non può servirsi di una valutazione non finalizzata al miglioramento dell’alunno stesso. La valutazione formativa è certamente uno strumento che contribuisce a dare al processo valutativo una funzione “attivante”, essa merita pertanto una strutturazione attenta. Vedo positivamente la riforma.
La formazione degli insegnanti è sempre al centro di un dibattito. Lei pensa che oggi il percorso di formazione dei docenti sia valido?
Abbiamo docenti molto preparati e in costante formazione e aggiornamento. La formazione dei docenti è strategica per la qualità della scuola. Aggiornarsi fa parte del modo di lavorare di un insegnante e lo migliora sotto ogni aspetto. La preparazione e la formazione continua dei docenti rappresentano il pilastro su cui si fonda la qualità della scuola. Un insegnante che si aggiorna costantemente non solo arricchisce le proprie competenze, ma migliora anche la propria pratica educativa, diventando capace di rispondere in modo efficace alle diverse esigenze degli studenti. In un contesto globale in rapida evoluzione, la formazione permanente è un segno distintivo di una scuola dinamica, capace di creare e offrire continuamente nuove opportunità di crescita professionale e specializzazione.
Cosa pensa di un’eventuale modifica del calendario scolastico? In molti lo chiedono da tempo, per cercare di accorciare le vacanze estive e introdurre qualche pausa in più nel resto dell’anno? Ritiene che dal punto di vista dell’apprendimento possa essere una buona idea?
Come pedagogista, ritengo che il dibattito sulla durata delle vacanze estive scolastiche in Italia sia un tema da attenzionare, poiché coinvolge direttamente il benessere degli studenti, delle famiglie e del personale scolastico. Attualmente, le settimane di pausa estiva sollevano numerose questioni, non solo legate all’organizzazione scolastica, ma anche alle disuguaglianze socio-economiche tra le famiglie. Per molte, infatti, l’accesso a vacanze e attività ricreative è un lusso. Dal punto di vista pedagogico, le vacanze lunghe possono avere effetti sia positivi che negativi. Se da un lato favoriscono il riposo e la rigenerazione degli studenti, dall’altro possono causare una perdita di apprendimento significativa, specialmente per coloro che non hanno accesso a stimoli educativi durante la pausa estiva. Questa situazione crea disparità che si ripercuotono poi all’inizio del nuovo anno scolastico, con alcuni studenti che necessitano di più tempo per riprendere il ritmo. Le resistenze a un cambiamento del calendario scolastico sono molteplici e comprensibili: dalle difficoltà legate al caldo estivo; alla mancanza di strutture adeguate. Tuttavia, ritengo che una riflessione pedagogica debba considerare un approccio che metta al centro il benessere e l’apprendimento continuo degli studenti.
Quindi? Quale potrebbero essere le soluzioni?
Una soluzione potrebbe essere quella di ridurre la durata delle vacanze estive e distribuire alcuni giorni di pausa durante l’anno scolastico. Questo modello, già adottato in altri Paesi europei, permetterebbe di ridurre l’effetto del cosiddetto “summer learning loss” e garantirebbe momenti di recupero e riposo più frequenti per gli studenti. Al contempo, un calendario scolastico più flessibile potrebbe rispondere meglio alle esigenze delle famiglie e degli insegnanti, offrendo un equilibrio tra tempi di apprendimento e di recupero. Adottare una visione più moderna e adeguata alle esigenze contemporanee significa anche considerare l’impatto di questi cambiamenti sulle dinamiche familiari e sociali. Un percorso di riforma, in questo senso, dovrebbe essere attuato gradualmente, con il coinvolgimento attivo di tutte le parti interessate, per garantire un adattamento efficace e sostenibile.