Sharenting, tutela dei figli, monetizzazione dell’immagine e diritto all’oblio digitale. La proposta di legge

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Lo “sharenting”, ovvero la condivisione di foto e video dei propri figli minorenni sui social network, è una pratica diffusa che nasconde diverse insidie. Da un lato, mette a rischio la privacy e la tutela dell’immagine dei bambini, che si ritrovano con un’identità digitale non scelta.

Dall’altro, in alcuni casi, può sfociare nello sfruttamento commerciale della loro immagine, soprattutto se i genitori sono influencer o personaggi famosi.

Per contrastare questo fenomeno, in Italia è stata presentata una proposta di legge alla Camera dei Deputati intitolata “Disposizioni in materia di diritto all’immagine dei minorenni”. Il testo, composto da tre articoli, si concentra su tre diverse iniziative:

1. Tutela dei figli degli influencer

  • I genitori (o tutori) che desiderano mostrare il volto dei loro bambini sui social dovranno firmare una dichiarazione scritta e inviarla all’AgCom.

2. Monetizzazione dell’immagine dei minori

  • In caso di influencer marketing, si prevede la creazione di un conto bancario intestato al bambino o alla bambina, a cui potrà accedere al compimento dei 18 anni.

3. Diritto all’oblio digitale

  • I minorenni al compimento del 14esimo anno di età potranno chiedere la rimozione dai motori di ricerca di tutti i contenuti dove appaiono.
  • Le piattaforme social saranno invitate a creare delle linee guida per sensibilizzare i genitori sui rischi dello sharenting.

Un passo avanti nella tutela dei minori

La proposta di legge rappresenta un passo avanti importante nella tutela dei diritti dei minori nell’era digitale. È fondamentale che i genitori siano consapevoli dei rischi dello sharenting e che adottino un comportamento responsabile nel condividere online le immagini dei propri figli.

Alcune considerazioni

La proposta di legge è stata accolta con favore da diverse associazioni che si occupano della tutela dei minori. Tuttavia, alcuni aspetti del testo sono ancora oggetto di dibattito. Ad esempio, c’è chi ritiene che la soglia di 14 anni per il diritto all’oblio digitale sia troppo bassa e che dovrebbe essere innalzata a 18 anni.

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