Servizio scuole paritarie valido in ricostruzione carriera, Anief in Europa. Parere dell’Avvocato Generale il 5 giugno, decisione entro l’autunno. Cosa possono fare i docenti [VIDEO]

Il 12 marzo c’è stata l’udienza alla Corte di Giustizia Europea sulla questione del riconoscimento degli anni di servizio svolti nelle scuole paritarie. Il caso interessa circa 300.000 insegnanti, pari al 30% del corpo docente italiano, che attualmente non vedono conteggiato questo periodo ai fini degli scatti stipendiali e della ricostruzione di carriera una volta assunti a tempo indeterminato nelle scuole statali.
La vicenda è stata sollevata dal Tribunale di Padova, che ha rinviato la questione alla Corte di Giustizia Europea lo scorso 14 agosto. Il giudice ha chiesto di verificare se l’attuale normativa italiana violasse il principio di non discriminazione tra lavoratori dello stesso settore.
Fino ad oggi, sia la Corte di Cassazione che la Corte Costituzionale avevano negato il riconoscimento del servizio svolto nelle scuole paritarie per la progressione di carriera, la mobilità e le graduatorie interne d’istituto. Tuttavia, il rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea ha riaperto il dibattito, richiamando:
- la clausola 4 dell’Accordo Quadro sui lavoratori a tempo determinato, che tutela contro disparità di trattamento;
- gli articoli 20 e 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE, che sanciscono i principi di uguaglianza e non discriminazione.
“Il punto centrale è che la normativa italiana non riconosce questi anni di servizio, nonostante le scuole paritarie facciano parte del sistema pubblico di istruzione. È un po’ quello che accadde per la carta docente, un altro caso in cui la giustizia italiana aveva inizialmente escluso i docenti precari, ma poi la Corte di Giustizia Europea ha riconosciuto il loro diritto a riceverla”. Per spiegare la complessa vicenda sono intervenuti in diretta gli avvocati dell’Anief, Walter Miceli e Fabio Ganci, direttamente dal Lussemburgo (sede della Corte), dopo che è terminata l’udienza in cui hanno partecipato anche gli avvocati Nicola Zampieri e Giovanni Rinaldi.
Il punto di vista del governo
Il governo italiano si è opposto alla richiesta, sostenendo che il servizio nelle scuole paritarie sia stato svolto alle dipendenze di un datore di lavoro privato e non dello Stato. Gli avvocati dell’Anief, però, hanno ribattuto che “la valutazione deve essere fatta al momento della ricostruzione della carriera, quando entrambi i lavoratori sono dipendenti del Ministero”.
Un altro argomento avanzato dal governo riguarda il sistema di reclutamento: secondo l’esecutivo, i docenti delle scuole statali sono assunti tramite concorso, mentre quelli delle paritarie no. “Ma questo – sottolineano Miceli e Ganci – non è vero: la maggior parte degli insegnanti statali viene assunta tramite scorrimento di graduatorie e per titoli di servizio, senza concorso”.
Cosa devono fare gli insegnanti interessati?
In attesa della decisione della Corte di Giustizia Europea, prevista per l’autunno del2025, gli esperti legali consigliano ai docenti coinvolti di seguire due passaggi fondamentali:
- non presentare ricorsi immediatamente, perché in caso di esito negativo si rischierebbe di perdere tempo e denaro;
- interrompere la prescrizione per evitare di perdere gli arretrati economici derivanti dal riconoscimento del servizio.
Ricordiamo che l’anzianità di servizio non è soggetta a prescrizione, il che significa che il diritto al suo riconoscimento resta valido nel tempo. Tuttavia, la prescrizione quinquennale si applica alle differenze retributive derivanti dall’anzianità maturata. In altre parole, se un docente ottiene il riconoscimento del proprio servizio pre-ruolo dopo molti anni, questo verrà valutato ai fini della carriera, ma gli arretrati economici maturati oltre il quinquennio precedente potrebbero non essere più esigibili.
Come interrompere la prescrizione?
Per bloccare la prescrizione è necessario inviare una diffida. “Attenzione, però: non una diffida generica – specificano gli avvocati – ma una che faccia esplicito riferimento agli articoli 20 e 21 della Carta dei Diritti UE e alla clausola 4 dell’Accordo Quadro, ovvero gli stessi punti su cui si basa il ricorso alla Corte di Giustizia Europea. L’Anief ha già predisposto un modello di diffida che gli insegnanti possono scaricare e inviare via PEC o raccomandata al Ministero. Questa operazione blocca la prescrizione e permette di mantenere aperta la possibilità di un futuro ricorso, se la sentenza sarà favorevole”.
Questa operazione garantisce ai docenti la possibilità di avviare un ricorso futuro, nel caso in cui la sentenza della Corte sia favorevole.
Impatti economici
Se la Corte dovesse pronunciarsi a favore degli insegnanti, i tribunali italiani dovrebbero adeguarsi e riconoscere il servizio nelle paritarie. Tuttavia, questo non avverrebbe in automatico. “Il riconoscimento – spiegano gli avvocati – riguarderà solo i docenti che avranno interrotto la prescrizione, quindi la platea sarà più ristretta”. L’impatto economico stimato di un riconoscimento generalizzato è di circa 2,5 miliardi di euro, ma secondo gli esperti legali dell’ANIEF questo non rappresenterebbe un rischio per il bilancio statale.
“Anche nel caso della stabilizzazione dei precari o della carta docente – continuano Miceli e Ganci – si diceva che le casse pubbliche sarebbero fallite, ma non è successo. Un punto fondamentale è che la Corte di Giustizia Europea ha già chiarito in passato che le ragioni finanziarie non possono giustificare la violazione dei diritti. In altre parole, non si può negare un diritto solo perché non ci sono abbastanza soldi per garantirlo”.
Una questione ancora aperta
L’Avvocato Generale della Corte di Giustizia Europea presenterà le sue conclusioni il 5 giugno 2025, mentre la sentenza definitiva è attesa entro l’autunno.
La questione del riconoscimento del servizio nelle paritarie potrebbe rappresentare una svolta importante per migliaia di insegnanti. La raccomandazione, per ora, è quella di attendere la decisione della Corte e proteggere i propri diritti interrompendo la prescrizione. “Nessun ricorso per ora – suggeriscono gli avvocati – ma interrompere subito la prescrizione con una diffida. Questa è una partita che sembrava persa, invece ora è stata riaperta e, per usare una metafora calcistica, siamo ai calci di rigore. L’importante è farsi trovare pronti al momento della sentenza”.
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