“Senza stipendio da dicembre, senza informazioni per Espero, cosa fare per anno di prova?” La storia di Silvia, neoassunta a dicembre da concorso PNRR1

“Dopo aver affrontato anni di studio, concorsi, sacrifici e incertezze, la realtà che ci accoglie non è facile. Tra precarietà, mancanza di informazioni, pasticci amministrativi e stipendi bloccati, viene spontaneo chiedersi: ne vale davvero la pena?“. È stanca Silvia, il suo primo anno da maestra non sta andando come sperava.
Silvia è una delle docenti neoassunti dopo il 31 agosto ed entro il 31 dicembre 2024 da concorso PNRR1. Per infanzia e primaria e per i docenti della secondaria il contratto è stato direttamente a tempo indeterminato, ma in alcuni casi ciò ha determinato il passaggio in pochi giorni dalla supplenza al nuovo posto in altra provincia. Tutto bello? Sicuramente per il ruolo conquistato ma la particolarità di assunzioni nel corso dell’anno scolastico lascia scoperti alcuni interrogativi.
Senza stipendio e senza informazioni
La beffa più grande, ci racconta, è arrivata con il blocco dello stipendio. “Da dicembre molti docenti non hanno ricevuto un euro, perché evidentemente controllare se un insegnante ha effettivamente cambiato scuola (come tutta la regione) è un’impresa troppo ardua. L’alternativa? Che siamo impazziti e ci siamo licenziati in massa”.
La questione stipendi era stata chiarita, a Ottobre 2024, da una nota ministeriale, in cui si sottolineava che i ritardi non dipendevano dal sistema ministeriale ma dalle “istituzioni scolastiche e dagli Uffici Territoriali del Ministero dell’Economia e delle Finanze (RTS)”.
Si tratta di tanti/pochi docenti? Non lo sappiamo, ma sicuramente un controllo accurato servirebbe.
Anno di prova
Nel frattempo, i docenti aspettano ancora le indicazioni su Futura, i corsi obbligatori per i neoassunti, e l’ambiente Indire risulta chiuso per i neoassunti del 2024/2025. “Apriremo quando verranno prese decisioni sull’anno 2024/2025” così Silvia si è sentita rispondere. “Facciamo direttamente nel 2026” propone lei.
Malattia e anno di prova: come calcolare i 120 giorni
Silvia ha dubbi anche su come calcolare i 120 giorni di attività didattica. “Sono andata a scuola con la febbre a 39 per evitare di invalidare l’anno” ci scrive. Poi è arrivata la nota del Ministero. “Più chiara? No”. Prova a capirci qualcosa in più, a chiedere, ma “nessuno sa dire quale sia la soglia di malattia tollerata. E nessuno si assume la responsabilità di spiegarlo”.
L’equivoco nasce dalla tipologia di contratto precedente e il successivo: i giorni di malattia dell’anno scolastico si sommano anche se si tratta di contratti diversi?
Il requisito dei giorni, la nota ministeriale e gli esempi di calcolo
I requisiti previsti per superare l’anno di formazione e prova sono:
- svolgimento del servizio per almeno 180 giorni effettivi nell’anno scolastico, di cui 120 destinati alle attività didattiche Chi deve svolgere l’anno di prova e chi no Lo speciale;
- superamento del test finale, previsto al termine del percorso;
- valutazione positiva, che include il periodo di prova e la formazione svolta.
Per i docenti immessi in ruolo dopo il 1° settembre 2024, il numero di 180 giorni di servizio e 120 giorni di attività didattica viene proporzionato alla durata effettiva del contratto a tempo indeterminato (Nota ministeriale n. 1765 del 15 Gennaio 2025).
Esempio pratico:
- un docente immesso in ruolo il 1° novembre 2024 avrà un contratto di 8 mesi anziché 12. Il calcolo proporzionale farà sì che i 180 giorni di servizio e i 120 giorni di attività didattica richiesti vengano ridotti in proporzione alla durata effettiva dell’anno scolastico rimanente. ESEMPI DI CALCOLO
Un esempio di calcolo è stato fornito dall’USR Sardegna, ipotizzando docente assunto il 7 dicembre 2024. SCARICA L’ESEMPIO
Il fondo Espero: iscrizione automatica “senza saperlo”
Come se non bastasse, Silvia scopre per caso, tramite una delle mille chat di sopravvivenza, che in qualità di neoassunta è stata automaticamente iscritta al Fondo Espero con il silenzio-assenso.
“Nessuno ne ha parlato, la mia scuola nemmeno crede che esista una cosa del genere”. E così, chi riesce a scoprire in tempo questo “dettaglio”, deve ora capire come annullare l’iscrizione a un fondo pensione di cui non ha mai chiesto di far parte.
Cos’è il Fondo Espero e perché c’è l’iscrizione automatica?
Il Fondo Espero è il fondo di previdenza complementare per il personale della scuola, nato con l’obiettivo di garantire una pensione integrativa ai lavoratori del settore scolastico. Si tratta di un fondo negoziale, cioè riservato esclusivamente a chi lavora nella scuola pubblica.
Dal 2019, i docenti e il personale ATA neoassunti a tempo indeterminato vengono automaticamente iscritti al Fondo Espero se non manifestano espressamente il rifiuto entro 6 mesi dalla decorrenza giuridica del contratto. È il meccanismo del silenzio-assenso previsto dall’art. 3 dell’Accordo tra ARAN e le organizzazioni sindacali.
Chi viene iscritto al Fondo Espero contro la propria volontà ha 9 mesi di tempo dalla decorrenza giuridica del contratto (per i neoassunti 2024/25, il 1° settembre 2024) per chiedere l’annullamento dell’iscrizione e il rimborso delle somme trattenute. A tal proposito è possibile inviare una comunicazione al Fondo tramite raccomandata o PEC. Una volta ricevuta la richiesta di recesso, il Fondo Espero ha 30 giorni di tempo per:
- rimborsare al lavoratore e/o all’amministrazione eventuali contributi già versati;
- annullare l’iscrizione e interrompere i flussi contributivi.
Frustrazione e voglia di mollare tutto
L’alternativa di una vita più semplice diventa un pensiero costante per Silvia “Perché lavorare così, in questo stato di continua incertezza e frustrazione, non è sostenibile”.