Sentenza Corte europea precari: stabilizzazione per 250 mila, in ruolo anche II fascia GI e ATA, subito emendamenti o provvedimenti urgenza

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Abbiamo raggiunto i leader delle principali organizzazioni sindacali, tutti concordi: la stabilizzazione deve riguardare i docenti abilitati nella loro totalità, senza distinzioni tra Gae e II fascia, pur nella consapevolezza che non potrà esserci una rispondenza numerica esatta con i posti vacanti e realmente disponibili. Chi riguarda?

Abbiamo raggiunto i leader delle principali organizzazioni sindacali, tutti concordi: la stabilizzazione deve riguardare i docenti abilitati nella loro totalità, senza distinzioni tra Gae e II fascia, pur nella consapevolezza che non potrà esserci una rispondenza numerica esatta con i posti vacanti e realmente disponibili. Chi riguarda?

Se l’interpretazione della sentenza è trasversalmente omogenea, rimangono tuttavia diversificate le ipotesi per accelerarne gli effetti: il leader dell’Anief Marcello Pacifico auspica, per esempio, emendamenti immediati alla Legge di Stabilità in modo che “chiunque oggi sia in possesso di un’abilitazione possa passare in una fascia aggiuntiva delle graduatorie a esaurimento che dia accesso al ruolo”; per Domenico Pantaleo, Flc Cgil, e Massimo Di Menna, Uil, la strada più giusta sarebbe, invece, quella dei provvedimenti di urgenza che autorizzassero l’immissione in ruolo di tutti i docenti in II fascia.

“250mila precari potranno finalmente chiedere la stabilizzazione e risarcimenti per due miliardi di euro, oltre agli scatti di anzianità maturati tra il 2002 e il 2012 dopo il primo biennio di servizio e le mensilità estive su posto vacante”: in quello che per il suo giovane sindacato sembra il giorno dell’apoteosi, Pacifico ci riassume poi le tre le mosse con cui, a suo avviso, il Governo potrebbe ancora cercare di ristabilire un principio di equità e di autorevolezza: “Riconoscere gli scatti di anzianità ai precari; farli partecipare all’elezione dei rappresentanti sindacali; annullare il contratto del 2011 che viola la parità retributiva e di trattamento tra precari e personale di ruolo”.

“Pur seguendo questa strada – prosegue – il Miur dovrà comunque rassegnarsi ad affrontare le migliaia di contenziosi che si apriranno dopo la sentenza, e certamente sarà necessario rivedere il piano di assunzioni previsto dalla Buona Scuola aggiungendo 60000 posti almeno per la docenza e 30000 per le posizioni Ata”. Se fin qui il Presidente Anief si è crogiolato nei numeri, la chiosa è più filosofica che mai: “L’Europa con questa sentenza ci dimostra che l’uomo può essere rimesso al centro del processo di costruzione della società e che un nuovo umanesimo è ancora possibile”.

Parole di speranza assenti nel discorso che ci ha fatto Di Menna (Uil): “L’impianto della Buona Scuola salta; se al Miur e al Governo fossero stati realmente coscienti del problema avrebbero dovuto già da quest’anno assumere su posti disponibili, invece hanno preferito ricorrere al vecchio sistema. Ma è la solita storia: il risparmio vince su tutto, sui diritti dei lavoratori e su quelli degli studenti, poiché negli ultimi anni l’altro grande principio che è stato più e più volte leso è quello della continuità didattica”.

Maggiore fiducia al piano di Renzi dal coordinatore della Gilda Rino Di Meglio che ieri, dopo aver salutato la sentenza come una vittoria storica anche per il suo sindacato, ha auspicato che il Governo, “come ha annunciato nelle linee guida sulla Buona scuola con il piano di assunzioni dei 148mila precari inseriti nelle Gae, dia rapidamente seguito alla sentenza dei giudici europei”. Anche la Gilda è tuttavia risoluta nella volontà di sapere “quando e come l’Esecutivo intenderà provvedere alla stabilizzazione dei precari della scuola” e fa sapere che “Le province che hanno già presentato ricorso al giudice del lavoro, dovranno allegare, a verbale di udienza, la sentenza della Corte di Lussemburgo e chiedere la disapplicazione delle norme interne che contrastino con la Direttiva comunitaria”.

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Ma a quanto ammontano i posti di docenza effettivamente vacanti e disponibili? Su quali posti assumere tutto il personale che ha maturato i diritti che la sentenza di Lussemburgo vuole salvaguardare? Pantaleo (Flc Cgil) non ha dubbi: molte assunzioni non potranno che essere fatte sull’organico funzionale, “a patto però che serva davvero a potenziare la didattica e non a risparmiare sulle supplenze”, e ribadisce come questo gigantesco pastiche non si sarebbe mai creato se il principio del risparmio non avesse prevalso sui diritti legittimi dei lavoratori.

La domanda che abbiamo, infine, rivolto ai nostri interlocutori riguarda la saturazione che potrebbe crearsi dopo gli effetti di questa sentenza: che fine faranno i concorsi? In che modo le giovani leve potranno entrare nel mondo della docenza? “In realtà continuerà a esserci un doppio canale, 50% dalle graduatorie e 50% dai concorsi, anche in ottemperanza a quanto stabilisce l’Unione europea” hanno detto Pantaleo e Di Menna.

Previsioni a parte, una cosa sembra ormai assodata: per la scuola statale si dovrà cercare un modus operandi diverso da quello utilizzato finora, più incline al rispetto della dignità e dei diritti dei lavoratori non solo italiani, ma, a questo punto più che mai, europei.

Chi riguarda?

Il testo della sentenza

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