Sempre più tastiera, sempre meno penna e corsivo. L’importanza dello scrivere e lo sviluppo del cervello. Ne abbiamo parlato su Isoradio RAI

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Nel mondo moderno di oggi, poche persone scrivono ancora con carta e penna, per non parlare del corsivo. Tuttavia,  ricercatori, in ogni area del globo,  ritengono  che la scrittura corsiva sia importante per lo sviluppo cognitivo e la regione sensomotoria del cervello. C’è una sostanziale differenza di apprendimento, infatti, tra scrivere a mano delle lettere e in corsivo e digitare o tracciare quelle stesse lettere sul PC, sul tablet, sullo smartphone.

Con l’abbondanza di smartphone, laptop e tablet per leggere e scrivere testi, la scrittura in corsivo è diventata non solo ancora più importante ma anche necessaria e indispensabile, altro che, come afferma qualcuno, uno strumento di apprendimento obsoleto. Ne abbiamo parlato, anche come Orizzontescuola.it, presente io, nella trasmissione “Ben…detto” di RAI Isoradio.

Una trasmissione di attualità, curiosità, politica ed economia condotta da Benedetto Marcucci. Ospiti esperti del settore, politici, giornalisti, imprenditori e personaggi dello spettacolo con l’interazione dei radioascoltatori ed il punto su dati e notizie con Incoronata Boccia. Ben…detto! Ideato e condotto da Benedetto Marcucci. Autori della trasmissione Valentina Lo Russo e Lucia Pioppi. Regia di Gianni Grimaldi.

Tema della trasmissione “La scomparsa del corsivo tra i giovani”: ne abbiamo parlato, sulla RAI, anche come Orizzontescuola.it, con la mia presenza, anche su Isoradio con Giulia Maffioli, psicologa e psicoterapeuta, presidente dell’Associazione Nazionale Psicologi Psicoterapeuti (l’A.Na.P.P. è nata nel 2000 ed è composta da professionisti e formatori con consolidata esperienza in ambito clinico, organizzativo, sanitario, scolastico-educativo ed universitario) e Lidia Pantaleo referente nazionale del gruppo “Lingua” del  Movimento di Cooperazione Educativa.

Precursore essenziale per un ulteriore successo scolastico

La scrittura corsiva – come è emerso nel corso della trasmissione, puntualmente condotta dal giornalista RAI Benedetto Marcucci – è un’abilità culturale complessa e centrale, che coinvolge molti sistemi cerebrali e l’integrazione di abilità motorie e percettive. “L’abilità della scrittura corsiva è spesso utilizzata come strumento di apprendimento, considerando la profondità di elaborazione che la presa di appunti a mano fornisce, anche in assenza di una revisione degli appunti. Pertanto, la scrittura in corsivo è stata considerata un precursore essenziale per un ulteriore successo scolastico e l’abilità viene tipicamente acquisita durante l’infanzia nelle società con una forte tradizione di alfabetizzazione. I bambini devono imparare a coordinare accuratamente i movimenti delle mani e a produrre la forma di ogni lettera, e potrebbero volerci diversi anni per padroneggiare questa precisa abilità” come si legge in una recente ricerca.

Si utilizza la tastiera sempre più spesso e a farlo sono anche gli adulti

Oggi, la maggior parte degli adulti scrive utilizzando una tastiera e un computer, e in alcuni paesi, grazie ai programmi di istruzione, il digitare sui dispositivi digitali ha già sostituito la tradizionale scrittura a mano. Pertanto, la quantità di tempo trascorso a scrivere a mano è stata ridotta poiché le attività di apprendimento si affidano sempre più a dispositivi digitali. Questi dispositivi (ad esempio, tablet e telefoni cellulari) possono migliorare la capacità di uno studente di prendere appunti, ma possono anche ostacolare l’apprendimento in modi diversi e sconosciuti. La maggior parte dei docenti, di ogni ordine e grado, riconosce che prendere appunti è un fattore importante dell’apprendimento in classe e l’attività con la tastiera è ora spesso raccomandata come sostituto della scrittura precoce poiché questo tipo di attività è meno impegnativa e frustrante per i bambini.

I sostenitori dell’uso dei computer in classe sottolineano i benefici derivanti dalla capacità dei bambini di produrre testi

I numerosi (purtroppo) sostenitori dell’uso dei computer in classe, in sostituzione totale dei quaderni e della penna (dunque, della scrittura) sottolineano i benefici derivanti dalla capacità dei bambini di generare testi di grandi, con minore difficoltà e con maggiore speditezza, e di ricevere, in tale modalità, un feedback immediato sui testi prodotti e sulle loro molteplici osservazioni anche in merito al testo o alle lezioni. Dall’altro lato, invece, si è sottolineato nel programma radiofonico su RAI Isoradio, ci sono i critici dei computer in classe (nel senso della sostituzione del PC a tutte le altre tipologie di metodologie operative, dunque, anche alla scrittura) che evidenziano, anche col supporto di numerosi studi e indagini statistiche come quella di Eduscopio, a base del programma radiofonico, come l’utilizzo del computer ha un impatto negativo sulle valutazioni ma anche sul rendimento scolastico, oltre a rappresentare un distrattore per i numerosi studenti abitualmente individuati come multitasking.

L’addestramento alla scrittura

L’addestramento alla scrittura a mano non solo è capace di migliorare l’accuratezza dell’ortografia e migliorare, inevitabilmente, la memoria e il ricordo, ma anche è capace di contribuire al miglioramento del riconoscimento delle lettere. Perché anche questo, per i giovanissimi e i giovani, è un problema, oggi. Tali vantaggi, enucleati precedentemente, non sono stati riscontrati solo nella scrittura di tipo tradizionale, cioè quella che si determina utilizzando una penna ad inchiostro o la classica e piacevole matita, ma anche nella scrittura che si determina utilizzando una tecnologica penna digitale. Che fosse questo una via di mezzo? Una modalità di sintesi tra la necessità dell’approccio tecnologico e la scrittura tradizionale? Tutti i risultati suggeriscono – come per altro ha più volte sottolineato il prof. Piero Crispiani – che il coinvolgimento degli intrecciati movimenti della mano, più che altro del polso, e la modellazione di ciascuna delle lettere utilizzate per scrivere possono avvenire in svariate modalità. Se è davvero questa la modalità, modificare la condizione motoria mentre i bambini stanno imparando può danneggiare le loro funzioni consecutive.

La scrittura corsiva e la digitalizzazione sono due modi distinti di scrivere

Se leggiamo la questione dal punto di vista sensomotorio, possiamo affermare che la scrittura corsiva e la digitalizzazione sono modi diversi, ma anche modi distinti di scrivere e coinvolgono, inevitabilmente, processi distinti nel nostro cervello. La scrittura corsiva presume una ben definita coordinazione dei movimenti della mano finalizzata alla produzione della forma, anche graficamente piacevole, di ciascuna delle lettere, mentre la digitalizzazione, cosa alla quale ci si sta abituando sempre più frequentemente, richiede inferiori informazioni cinestetiche. Numerosi studi hanno dimostrato che aree legate ai processi di scrittura vengono attivate solo in alcune circostanze e nello specifico quando si percepiscono unicamente lettere visive. Di fatto, tali studi, suggeriscono che la scrittura e la lettura sono da considerare come processi interrelati che comprendono una importante (se non determinante)  componente sensomotoria.

Domande che è necessario porsi

Quali sono i vantaggi della scrittura in corsivo quando è possibile utilizzare un computer per lo stesso compito? La scienza afferma che i benefici cognitivi e visivi per i bambini che imparano usando il corsivo sono molteplici.

Scrittura corsiva e cervello

Disegnare lettere con la mano libera, articolando il polso che, ormai è provato, si sta atrofizzando, utilizzando una penna o una matita è, inutile ribadirlo ancora, cognitivamente diverso dalla modalità utilizzata dai nostri giovanissimi di premere un tasto fisico su una tastiera. Durante questa, non vecchia ma necessaria, l’apprendimento, la formazione delle lettere manualmente crea una connessione con il movimento della mano e l’importante risposta visiva di vedere quella lettera vivere sulla pagina. In tale maniera coesistono più processi nello stesso tempo: il movimento vero e proprio della mano, il pensiero che il nostro alunno, nostro figlio, ha della lettera e il segnale visivo della lettera che vive e si concretizza sul foglio, sulla lavagna. Si tratta, in questa maniera, di leggere e scrivere contemporaneamente. Cosa che rappresenta, indubbiamente, un’abilità necessaria e utilissima, proprio oggi in cui abbondano telefonini e tablet nella vita dei nostri giovani e anche nostra.

Il processo che devono affrontare i nostri bambini

I bambini devono affrontare questo processo per comprendere appieno la lingua italiana e collegare in siffatta maniera le parole alla memoria motoria. Imparare la scrittura in corsivo è, dunque, visibilmente importante per consolidare le abilità di ortografia, in quanto permette ai bambini di riconoscere le parole quando le leggono successivamente. La digitazione sulla tastiera, infatti, non ha lo stesso effetto sul nostro cervello, in quanto non richiede le stesse capacità motorie e le stesse attività eseguite simultaneamente.

L’intelligenza e la scrittura in corsivo

Secondo il professore William Klemm, meglio conosciuto come il “medico della memoria”, il corsivo contribuisce a rendere i nostri alunni, i nostri figli, i nostri bambini e i nostri ragazzi più intelligenti . Esercitarsi nella scrittura a mano, di fatto, possiamo dire, aiuta ad allenare il cervello, a tenerlo in vitalità; aiuta a integrare numerose forme di informazioni simultaneamente, inclusi input visivi e tattili, applicando al contempo le capacità motorie. Klemm ricorda, infatti, che il corsivo può fornire benefici al cervello; benefici simili a quelli che si ottengono imparando a suonare uno strumento musicale, specie se in giovanissima e giovane età.

Insegna capacità organizzative e aiuta i bambini a comporre i propri pensieri e idee anche nei casi di DSA

Anche se nel mondo di oggi tutti hanno certamente necessità di imparare a digitare sulla tastiera, la scrittura in corsivo ha i suoi numerosi e indiscussi vantaggi. Evidentemente tale esercizio può essere impegnativo ma permette di insegnare le capacità organizzative, sempre più difficilmente individuabili nei nostri alunni, e aiuta i bambini a comporre, a dare forma, a dare colore e struttura ai propri pensieri e alle proprie idee. Per coloro che devono affrontare le difficoltà della dislessia e della disgrafia, il corsivo, inteso, come afferma il professore Filippo Nobile come fluidificatore del pensiero, può far parte, specialmente a scuola primaria, di un piano di trattamento  per aiutare la coordinazione oculomanuale, la memoria e le altre funzioni cognitive. Invece di lasciare morire la scrittura a mano nelle scuole, leggere il corsivo ed esercitarsi a scrivere in corsivo è una parte importante di un curriculum che migliora le capacità cognitive e visive dei bambini.

La scrittura in corsivo potenzia le competenze (neuro-psico-motorie)

Per il professore Piero Crispiani, ad esempio, «La scrittura in corsivo potenzia le competenze (neuro-psico-motorie) ed esprime le competenze, costituisce una “edicola” della persona e della personalità. Non discuto degli aspetti psicologici, di cui la originaria grafologia (Moretti, Torbidoni), discuto invece il tema focale per gli insegnanti, gli Educatori ed i Pedagogisti, ovvero:

  • Perché bisogna far scrivere in corsivo.
  • Come si costruisce la scrittura in corsivo.
  • Come la scrittura interfaccia il pensiero.
  • Quanto è perché la scrittura in corsivo è difficoltata».

L’esperienza della scrittura in corsivo porta al reclutamento di regioni di elaborazione neurale specifiche della lettera

I risultati delle ricerche scientifiche sugli adulti e sui bambini sono gli stessi. Insieme, forniscono la prova che l’esperienza della scrittura in corsivo, a mano libera, potremmo dire, porta al reclutamento di regioni di elaborazione neurale specifiche della lettera e possono essere importanti per impostare il sistema neurale che sarà responsabile dell’elaborazione delle lettere una volta che un individuo diventa alfabetizzato. Solo la pratica della scrittura a mano libera (e non del tracciamento o della digitazione) risulta utile nella specializzazione neurale.

L’esecutività manuale

Afferma Crispiani che « fuori dalla condizione di chi reca disordini funzionali specifici come la disgrafia, il deficit di controllo grafomotorio o patologie neuromotorie, per i quali il Trattamento Abilitativo si configura in relazione al tipo di disturbo (organico-funzionale, quantitativo-qualitativo, di apprendimento o esecutivo, ecc.).  Riferiamoci piuttosto al bambino normodotato che, in prima classe, costruisce la lingua scritta. Si impegna, ovvero, in una complessa funzione che coinvolge la mente quanto l’esecutività manuale e può farlo secondo il primo e più sostanziale principio che regola l’apprendimento: l’imitazione di modelli».

L’apprendimento e la conoscenza

L’apprendimento e la conoscenza, processi prossimi ma dissimili, come scrive il professore Crispiani, hanno origine dai modelli (esperienze, ricordi, pregresse idee, antefatti) e proseguono come loro elaborazione, adattamento, sviluppo, che opportunamente diciamo processazione, costruzione Ma da lì si parte, quindi imitare parole e grafemi in corsivo, imitare il disegno, il parlare con tutte le sue varianti semantiche e pragmatiche, imitare il pensiero, le espressioni del viso, l’empatia… Dalla imitazione in equilibrio con il ristrutturare, proviene lo sviluppo (Piaget). Siamo cauti: l’imitazione non è atto rinunciatario o approssimativo, è la prima e naturale forma di attivazione del pensiero, poi diventa “imitazione differita”, poi simbolica. La conquista del codice verbale scritto, così come il parlare, il camminare, il dare lo sguardo, ecc. nasce dal raffronto con quanto percepiamo …  poi la mente fa il resto. Quindi, auspico una scuola in cui: si scriva in corsivo, si parli bene, ci si comporti con educazione e rispetto, si diano occasioni e si coltivino i processi comunicativi (sociali, culturali, civili) più importanti: scrivere, parlare, contare tra persone, in presenza, vis a vis, frontali, congiunti dalle parole.

Il disagio psicologico che si riscontra a causa dell’utilizzo degli smartphone

Per Giulia Maffioli, psicologa e psicoterapeuta, presidente dell’Associazione Nazionale Psicologi Psicoterapeuti, ha sottolineato che i dati di numerose indagini e ricerche scientifiche mostrano che c’è una esposizione a questi device sin dalla primissima infanzia (tra gli 11 e i 15 mesi), ancor prima che i bambini camminino. È molto interessante, ha sottolineato la Maffioli, verificare quali sono le conseguenze e perché accadono queste scelte. La stessa OMS ha espresso la necessità di non sottoporre i minori a questa esposizione. Però, evidentemente, anche a livello culturale c’è una tendenza dei genitori ad affidare i propri figli ai device.

Lo spazio dedicato alla scrittura è tutelato

Per Lidia Pantaleo referente nazionale del gruppo “Lingua” del  Movimento di Cooperazione Educativa le scuole italiane non sono a grande penetrazione tecnologica, come quelle scandinave. Di fatto lo spazio dedicato alla scrittura è tutelato, bisogna semplicemente averne ancora cura.

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