“Se uno studente 50 anni fa aggrediva un docente fioccavano punizioni. Oggi i genitori avallano il figlio e lo rendono vittima”. INTERVISTA allo psicologo Roberto Cafiso

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Docenti picchiati da studenti o dai genitori. Studenti che picchiano altri coetanei. Ma non solo: ragazzi che si tolgono la vita dopo un brutto voto a scuola o dopo l’ennesimo episodio di bullismo subito.

Non è uno scenario confortante ma è quello che viviamo negli ultimi anni. La violenza nelle scuole dilaga sempre più e per i motivi più disparati. Motivi che sarebbe riduttivo rintracciare solo entro la cornice scolastica ma che invece devono essere cercati e individuati nel tessuto sociale entro il quale ci muoviamo.

Si prova ad intervenire per via legislativa

Proprio recentemente, in Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la legge n.150 del 1° ottobre 2024, che prevede un significativo inasprimento delle sanzioni per gli studenti condannati con sentenza per reati ai danni di figure operanti all’interno delle istituzioni scolastiche.

L’art. 3 del testo di Legge introduce una multa che va da 500 a 10.000 euro, a titolo di riparazione pecuniaria, da versare all’istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa.

Lo scorso marzo era stata anche pubblicata in GU la Legge Sasso (la n.4 del 25 marzo), dove è stato previsto anche un aumento delle pene per i reati di aggressione e oltraggio contro il personale scolastico. Nello specifico, la pena per aggressione passa dagli attuali 5 anni a 7 anni e mezzo, mentre quella per oltraggio passa da 3 a 4 anni e mezzo.

L’intervista all’esperto

Sulla violenza a scuola il dibattito è dunque sempre molto attivo. Ad Orizzonte Scuola interviene Roberto Cafiso, psicoterapeuta e Componente Tavolo Tecnico Salute Mentale del Ministero della Salute.

Negli ultimi anni si parla di una vera e propria emergenza che riguarda la violenza a scuola: docenti aggrediti da studenti e genitori, studenti bullizzati e cyberbullismo. Che sta succedendo?

L’emergenza educativa è un problema di cui si parla da anni. Lo si analizza anche compiutamente ma non si trovano le risorse per creare una osmosi tra famiglia e Scuola ed occuparsi dei ragazzi con segnali di disagio. La violenza è una risposta di costoro disattesi, che usano alteranti e che a casa non hanno avuto regole e gerarchie ( il rispetto degli adulti dai genitori in poi ). L’aggressività è il modus operandi in voga: la logica binaria on/off, ovvero il ricorso all’istinto di sopravvivenza attacco/fuga, come se ad ogni piè sospinto molti ragazzi si sentissero minacciati nella propria integrità. Fragili e reattivi: è il binomio di questi anni. Dialogo a casa e dialogo a Scuola per comprendere che siamo dotati di un cervello pensante che si alimenta di letteratura, dei classici, di storia, tutte materie formanti ed oggi diventate subalterne all’informatica e all’inglese. Gravi errori pedagogici.

Soffermiamoci sulla violenza contro gli insegnanti: studenti e genitori non ne riconoscono sempre più l’autorevolezza. Perché dal suo punto di vista?

Il ritornello è noto: se uno studente di cinquant’anni fa aggrediva un insegnante o solo lo offendeva a casa fioccavano punizioni e reprimende e l’alunno era sospeso e si scordava il motorino. Poi le cose sono diventate altro. I genitori avallano il figlio, in chat tra loro stigmatizzano la severità del prof e comunque fanno del ragazzo una vittima. Persino di fronte ad una media del 7 si va al TAR. Questo la dice lunga sullo scollamento genitori e Scuola e sul fatto che in questa diatriba a rimetterci è il ragazzo. Lo capiremo qualche anno dopo quando questi farà ben altre imprese.

Cosa pensa invece del bullismo?

Il bullismo anche via rete è l’altra forma di estrinsecazione di giovani claudicanti psicologicamente, che non sanno riflettere e seguono la china con telefonini ultima generazione a fotografare gli scempi con gusto che appare sadico. Persino gli incidenti mortali dove sono coinvolti loro coetanei. Nel mondo animale questa indifferenza è sconosciuta a favore della pietas e del mutuo soccorso del branco ad un animale di quella specie attaccato.

Pensa che le novità sul voto in condotta approvate dal Parlamento e volute dal Ministro Valditara possano essere efficaci in tal senso per riproporre quel concetto di autorevolezza perduto dai docenti agli occhi dei ragazzi?

Non bastano se non le avallano i familiari. Il voto in condotta deve significare un divieto di transito all’alunno che non sta nelle regole. Ma queste partono da casa. Bisognerebbe che i genitori seguissero a scuola corsi anche minimi di gestione dell’altro e di comunicazione, perché in ogni disastro esistenziale la famiglia non era in grado di comunicare. È l’evidenza che ci dimostra la psicopatologia che poi subentra.

Spesso la violenza cela una fragilità ben chiara: questi ragazzi di oggi appaiono sempre più disorientati secondo lei?

Lo sono proprio perché violenti. Ad ogni piè sospinto attaccano o fuggono non hanno gradazioni comportamentali, non analizzano le situazioni, sono scadenti nel problem solving e chiedono a casa che qualcun altro prenda le decisioni per loro purché a loro favorevoli. Da solo si scatenano nella rabbia che li pervade e li affligge.

Quanto può aver inciso il covid e tutte le conseguenze nella mente dei ragazzi di oggi?

Solo per quanto riguarda il periodo di lockdown. Il Covid non ha creato nulla in quanto a disagio. Lo ha slatentizzato. Ma evidentemente c’era già.

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