“Se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità vuol dire che c’è ancora strada da fare”. Lo dice il Ministro per le Disabilità
“C’è ancora un po’ di strada da fare se quel che apprendo dai giornali è che una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità”.
Lo ha detto la ministra per la Disabilità Alessandra Locatelli nel corso del Question time alla Camera del 22 marzo. Nel suo intervento la Ministra ha parlato della Giornata mondiale della sindrome di Down del 21 marzo.
“Se non si è stati in grado di utilizzare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, prosegue Locatelli, come previsto peraltro dalla Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità, allora è necessario diventare sempre più forti per far vedere a tutti le cose meravigliose che vedo anche io quando visito realtà e progetti”.
Il Ministro si riferisce alla vicenda già riportata in precedenza.
I genitori, secondo quanto segnala il Corriere della Sera, avevano richiesto ai docenti di modificare il Piano educativo individualizzato (Pei) della figlia, chiedendo di passare da un programma differenziato per alunni certificati a un piano personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione all’esame di maturità. Tuttavia, i docenti si sono opposti, nonostante il parere favorevole espresso dalla neuropsichiatra infantile del gruppo di lavoro.
Ecco il suo intervento integrale:
Una Giornata che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha indetto nel 2011 e che si è celebrata ieri, come ogni anno, nella data simbolica del 21 marzo, per aumentare la consapevolezza e abbattere pregiudizi su questa condizione che interessa circa 40 mila persone solo in Italia.
Ho voluto dedicare la giornata del 21 marzo alla visita di alcune importanti realtà del territorio e ad incontrare i ragazzi, le famiglie e le associazioni, per ascoltarli e comprendere punti di forza e problematiche quotidiane.
Vorrei cogliere l’occasione di questa interrogazione anche per rendere partecipe l’Assemblea delle realtà, dei progetti e dei laboratori che ho avuto il piacere di visitare in questi mesi: si tratta di percorsi per l’autonomia, attività ricreative ed esperienze di coabitazione ai sensi della legge per il «Dopo di noi». Realtà che hanno raggiunto risultati tangibili e virtuosi nei territori e che noi abbiamo il dovere di ascoltare e sostenere, perché capaci di intercettare i bisogni, condividere progetti, di cogliere il valore aggiunto di ogni persona.
La grande forza del nostro Paese passa anche dalla capacità di lavorare in rete, dalla collaborazione tra istituzioni, enti del Terzo settore e mondo privato e del privato sociale.
L’interrogazione si sofferma sugli aspetti, centrali, dell’inclusione, della partecipazione attiva e dell’autodeterminazione delle persone con disabilità, sottolineando anche l’importanza della fase successiva dell’accompagnamento alla vita adulta.
Come ho avuto modo di rappresentare in altre occasioni, stiamo lavorando a questi temi con la massima priorità nell’ambito del percorso di attuazione della legge n. 227 del 2021 che ha conferito al Governo la delega in materia di disabilità e che con lo schema di decreto legislativo sulla valutazione multidimensionale della disabilità e sulla realizzazione del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato darà una vera svolta alle prospettive e agli interventi che devono garantire ad ogni persona un percorso di vita che sia adeguato e integrato tra la parte sanitaria, sociosanitaria e sociale.
Dobbiamo ribadire che ogni persona ha talento e competenze da valorizzare e sulle quali è possibile investire nel mercato del lavoro e nel mondo sociale per rafforzare le capacità e per non lasciare indietro nessuno.
C’è ancora un po’ di strada da fare se quel che apprendo dai giornali è che una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità. Se non si è stati in grado di utilizzare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto peraltro dalla Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità, allora è necessario diventare sempre più forti per far vedere a tutti le cose meravigliose che vedo anche io quando visito realtà e progetti.
Il Ministro risponde anche ad un’altra interrogazione legata al tema dell’inclusione:
Il quesito dell’interrogazione, invece, pone una serie di domande che sono collegate tra loro dal filo conduttore del principio dell’inclusione.
Alcune domande fanno riferimento al tema dell’abbattimento delle barriere architettoniche e della costruzione di parchi gioco inclusivi, più in generale parlerei però di accessibilità universale, ma anche di fasi nel percorso della vita delle persone con sindrome di Down, e nella vita di tutte le persone con disabilità: scuola, formazione, lavoro, autonomia.
Su tutti questi temi ho avuto modo di esprimermi nel corso della presentazione delle linee programmatiche del mio mandato e anche in qualche occasione più specifica in aula.
Ma oggi, ricordando la Giornata mondiale per le persone con sindrome di Down, colgo l’occasione per rispondere sottolineando l’importanza di un grande salto di qualità culturale.
In questi giorni e nelle tappe che in questi mesi mi hanno portata nelle diverse regioni, ho parlato con tanti ragazzi e ragazze con sindrome di Down, ma anche con altre disabilità fisiche, intellettive, sensoriali o malattie cronico degenerative, rare, oncologiche. Oggi più che mai il nostro dovere è rispettare l’unicità della persona che significa garantire che insieme ai servizi sanitari, alla riabilitazione e alle terapie ogni persona deve avere la possibilità di godere di una vita sociale, relazionale e affettiva. Dobbiamo affiancare alle norme una seria responsabilità: quella di evitare scuse per escludere, di condividere con tutte le persone con disabilità le proposte e le strategie e soprattutto di impegnarci a valorizzare le competenze e i talenti di tutti.
Ma voglio concludere con un monito, per tutti davvero, lo dico con il cuore e con tutta sincerità: nel ringraziare le famiglie, i volontari e tutti coloro, istituzioni politiche e privati cittadini, che nel tempo hanno creduto e credono ancora nel cambio di prospettiva per l’approccio al tema della disabilità, vi dico che dobbiamo essere sempre più convinti e sempre più uniti. Per invertire il modo di intendere la disabilità, per immaginare una progettazione universale che sia l’unico modo di progettare e per garantire il diritto all’accessibilità e alla fruibilità universale, l’unica strategia possibile è quella di passare dalle prestazioni alla garanzia dei diritti per tutti. E in questa direzione dobbiamo muoverci insieme istituzioni, associazioni e cittadini.