Se l’occupazione la fanno dirigente e insegnanti: a Roma la “controprotesta” in uno degli istituti occupati. Poi la conta dei danni
A Roma, nei giorni scorsi, diversi istituti hanno dato vita ad un’occupazione massiccia, che ha avuto durata variabile e che in diversi casi ha procurato danni ingenti. All’istituto Pacinotti Archimede succede però quello che non ti aspetti: l’occupazione la fanno insegnanti e la dirigente scolastica.
Come riporta Roma Today, subito dopo l’occupazione degli studenti, interrotta subito dopo l’arrivo delle forze dell’ordine, la dirigente scolastica e una ventina di professori, riuscendo a passare dalla palestra, hanno a loro volta occupato il cortile della scuola.
Dopo alcuni momenti di confronto con gli studenti per provare a capire le loro ragioni e giungere ad un compromesso, è arrivata la “controprotesta” con i prof fermi al centro del piazzale intenzionati a placare la rivolta dei loro alunni.
“Una cosa mai vista prima”, spiegano al quotidiano alcuni studenti che non hanno preso parte all’occupazione.
Una delle docenti coinvolte in questa controoccupazione, ha scritto: “La scuola è di chi ha voglia di far scuola. L’occupazione è un atto che lede i diritti faticosamente acquisiti con anni di lotte e battaglie serie non le peracottate di quattro sgangherati. La scuola è nostra, è un centro di cultura, scambio e informazione e lotteremo per tenerla aperta a tutti”.
Ma dopo l’occupazione degli studenti è partita la conta dei danni: “Ad un primo sommario controllo la situazione risulta drammatica: devastazione, sporcizia, scritte di insulti sulle pareti, sottrazione e distruzione di oggetti” scrive la scuola, evidenziando come le lezioni non potranno iniziare subito lunedì: “Si renderà necessario un intervento per ripristinare l’uso degli ambienti. Probabilmente, una volta accertati i requisiti minimi per un lavoro in sicurezza, si chiederà la disponibilità a formare delle squadre di volontari (studenti genitori e docenti) a supporto dei collaboratori scolastici”.
I docenti, personale scolastico, genitori e dirigente, sono “feriti, amareggiati e delusi – è scritto nella comunicazione – e sperano di poter ridare alla nostra scuola quel ruolo in cui molti ancora credono”.