Scuole paritarie, Alfieri: perché c’è allarme per le famiglie, gli insegnanti, il diritto alla libertà educativa

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L’esame del decreto-legge n. 34 del 2020 sulla questione dei Genitori che, avendo iscritto i figli alle scuole pubbliche paritarie, per la débacle economica, non hanno più pagato le rette ha trovato spazio in Commissione Bilancio della Camera, attraverso l’economista-giurista Anna Monia Alfieri, portavoce di USMI e CISM, conferenze dei responsabili delle congregazioni religiose che rappresentano gran parte di questo comparto, in un clima di ascolto positivo.

Facciamo il Punto con sr Anna Monia ALFIERI ormai considerata la voce più autorevole e competente nel panorama del sistema scolastico italiano.

Il Link del video integrale Audizione 29.05.2020 in Commissione Bilancio (in diretta dalla camera dei Deputati)

“L’ampia cordialità del clima non è mancata nemmeno nell’attiva mobilitazione #NOI SIAMO INVISIBILI A QUESTO GOVERNO di due settimane fa, che nel folclore colorato di centinaia di migliaia di genitori, ragazzi, docenti, ha messo in piena luce una situazione insostenibile, anzitutto per lo Stato.

La commissione Bilancio il 29.05.2020, ha voluto che le fossero illustrati i termini dell’allarme e delle soluzioni proposte.

Sono state esposte le soluzioni di breve e di lungo periodo al comparto scuola, in continuità con il percorso che in anni recenti è stato compiuto sia dal mondo associativo, sia dal Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica, allo scopo di consolidare una organicità di proposte che guardino a soluzioni immediate, ma anche favoriscano:

a) i passaggi di diritto necessari per tracciare un percorso unitario, continuativo e definitivo alle questioni: “autonomia, parità e libertà di scelta educativa” che attendono un compimento da vent’anni;

b) un progetto unitario e di lungo respiro per la scuola pubblica, statale e paritaria.

L’agire in emergenza non appare più sufficiente, perché ogni qual volta cambia il governo, di fatto si riparte dal punto zero.

La scuola, però, non è un tema qualsiasi, e neppure indolore: interessa la politica in modo trasversale e richiede un approccio scientifico alle questioni, allo scopo di assicurarsi processi di continuità.

1. La famiglia, la scuola, il comparto associativo di categoria come l’Usmi e la Cism in questi giorni hanno riconosciuto che la classe politica ha colto il segnale di allarme stanziando 150 milioni di euro, di cui 80 per le scuole del ciclo 0-6 anni – che comprende il servizio socio-educativo, da 0 a 3 anni, riguardante anche le scuole comunali, asili e nidi – e 70 milioni per le primarie e le secondarie fino ai 16 anni.

La risposta è stata oggettivamente flebile e inadeguata, ma recepita come un segnale di dialogo a favore delle famiglie e dei lavoratori. Si tratta di 152,00 euro pro capite per i 524.031 allievi della scuola dell’infanzia e 200,00 euro pro capite per gli allievi degli altri Corsi.

2. Nel corso dell’audit abbiamo ribadito che la scuola paritaria non vuole soldi per sé, bensì per la famiglia che, dopo vent’anni dalla legge sulla parità, ha il diritto di vedersi garantito l’esercizio della responsabilità educativa in modo libero, in un pluralismo di offerta educativa.

Pertanto tutte le misure di urgenza in tempi di covid-19, seppur destinate alle scuole, devono rappresentare di fatto una garanzia per la famiglia.

E’ necessario che da questa emergenza il Paese esca garantendo il principio di diritto in modo definitivo e che dalle aule parlamentari il messaggio sia chiaro anche per i docenti e per il personale occupato.

3. In data odierna serve 1 Mld di euro per scongiurare la chiusura del 30% di scuole pubbliche paritarie e la conseguente migrazione di 300 mila allievi nella scuola pubblica statale, con un costo per i cittadini di 2,4 Mld (“Diritto all’istruzione: ripartire dalle scuole paritarie” – Dossier dell’Istituto Bruno Leoni).

Lo studio di quest’ultimo e le soluzioni, illustrati, non rappresentano, ovviamente, una spesa cash di 1 Mld di euro, ma sono stati esplicitati come segue:

1. detrazione integrale delle rette pagate dalle famiglie in tempi di covid-19, avendo come tetto massimo il costo medio studente già definito dal Mef e – in un immediato futuro, superata l’emergenza sanitaria – il costo standard di sostenibilità per allievo. Questo rappresenterebbe un fattibile minor incasso per imposte o un credito di imposta;
2. aumento di 300 Mln di euro del fondo da 80 Mln di euro. I deputati presenti in Commissione affermavano di avere 800 Mln di manovra; evidentemente non mancherebbe la copertura, anche evitando spese non urgenti, come i monopattini… Da qui l’impegno delle scuole a scontare la retta alle famiglie;
3. sconto delle Imposte per le scuole paritarie, affinchè scontino la retta;
4. investimento sulla DaD (Didattica a Distanza), come per gli allievi della scuola statale anche per quelli della paritaria;
5. investimento sul piano di risanamento della scuola paritaria, come per la statale;
6. interventi delle Regioni e dei Comuni che hanno ampio margine di azione sul comparto 0-6 anni, ma che potrebbero porre in atto interventi complementari che considerino tutti i Corsi;
7. Intervento della Cei con 20 mila borse di studio per le famiglie già meno abbienti prima della crisi e attualmente in gravissima crisi;
8. supporto dalla stessa scuola paritaria, che continua a fare la sua parte indebitandosi.

USMI e CISM auspicano una rivoluzione copernicana, presentando una semplice tabella excel che mette in evidenza il Costo medio studente indicato dal Miur, i contributi che oggi lo Stato eroga e le soluzioni possibili per l’operazione di salvataggio della scuola pubblica, paritaria e statale.

Si è rappresentata, in Commissione, anche la grave discriminazione che incombe sugli allievi disabili che, a fronte di un costo che lo Stato sostiene pari a 20Mila euro per i disabili delle pubbliche statali, questi allievi sono spesso senza docente di sostegno (per i 272Mila studenti che ne avrebbero diritto ci sono solo 156 Mila docenti e 40 mila sono gli insegnati H in deroga); per i disabili che frequentano la scuola pubblica paritaria lo Stato destina euro 1.700, lasciando l’onere a carico della famiglia, delle altre famiglie o della scuola. USMI e CISM evidenziano una sussidiarietà al contrario che colpisce le classi sociali più povere e più fragili.

Si è domandato un chiaro intervento per sanare questa grave discriminazione che colpisce due volte gli allievi disabili affinchè, con una concertazione Stato-Regione, si trovi la piena copertura del docente di sostegno. La Regione Lombardia è stata citata fra le Regioni più attente e virtuose, in quanto destina 3.000 euro per ogni allievo disabile che frequenta la scuola paritaria.

Non abbiamo mancato di evidenziare la situazione dei docenti precari, con la proposta di redigere un censimento fra le cattedre vuote e i docenti disponibili. Si è fatto presente, infatti, che nella confusione si alimenta la discriminazione.

Infine si è chiesto di dare le gambe alla legge 62/2000 rispondendo alla domanda: “Chi paga?”.

Nel comunicato finale, CISM e USMI affermano: “Si introducano i costi standard di sostenibilità per allievo, si dia alla famiglia la possibilità di scegliere fra una scuola statale e paritaria, si instauri una sana concorrenza fra le scuole sotto lo sguardo garante dello Stato: ne migliora la qualità e si liberano le risorse dalla morsa dello spreco. Infatti, se a fronte di 8.000/8.500 euro – tanto costa l’allievo della scuola statale – manca spesso la carta igienica, la pulizia non è adeguata, i docenti e la scuola stessa sono come ingessati, c’è qualcosa che non va”.

E’ stato ricordato che, nella più ampia trasversalità politica da destra a sinistra, ci fu una convergenza sulla soluzione e nel 2017 venne instaurato il tavolo sui costi standard di sostenibilità per allievo che, a parere di USMI e CISM, va fatto ripartire anche alla luce della volontà espressa dalle forze politiche dell’opposizione e di una significativa parte dell’attuale maggioranza di Governo. In merito, si è registrata una apertura da parte dei membri della commissione bilancio presenti.

E’ stato rilevato, nel complesso, un vivo interesse, con domande delle forze politiche, oltre ogni schieramento, di grande pertinenza, insieme all’assicurazione che nei prossimi giorni ci sarà tutto l’impegno nelle aule del Parlamento di attuare le soluzioni proposte.

L’invito che il ministro dell’economia ha fatto al Parlamento di trovare le soluzioni, e il fatto che le dichiarazioni bipartisan vadano in questa direzione – come hanno dichiarato gli onorevoli Rampelli, Garavaglia e Fassina nei loro interventi – aprono prospettive per le quali dobbiamo essere positivi.

La commissione ha domandato la disponibilità delle Scuole Paritarie per la gestione dei centri estivi, anche in forma di sperimentazione; i membri della commissione si sono impegnati altresì a rielaborare linee guida più praticabili rispetto a quelle odierne, che si rivelano troppo costose e ingestibili.

Le Scuole Paritarie hanno inoltre rinnovato la disponibilità all’utilizzo delle 12 mila sedi scolastiche paritarie, insieme alle 40 mila statali, per permettere agli 8 milioni di studenti di tornare in classe con il distanziamento fisico necessario.

In conclusione, è stato assicurato che le scuole pubbliche paritarie “restano in campo per salvare la Nazione”, continuando a dare fiducia alla scuola di qualità liberamente scelta dalla famiglia.

Resta l’esortazione, per le forze politiche, a votare gli emendamenti, come dovere nei confronti dei cittadini, possibilmente con meno comparse televisive e social, nella prospettiva di un lavoro serio, su basi scientifiche e non ideologiche, perché la posta in gioco è il futuro dei ragazzi e dei giovani, e quindi dell’intero Paese.”

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