Kaladich, Presidente Fidae: studenti disabili paritarie discriminati, fondi 10 volte inferiori a statali. INTERVISTA

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Fondi anti-covid occasione ghiotta per le paritarie? “Dispiace che neanche in una situazione emergenziale come quella che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo non ci sia stato un deciso cambio nell’opinione pubblica”:

con queste nuove accorate parole Virginia Kaladich, Presidente delle oltre 4mila scuole paritarie cattoliche della Fidae, sollecita una reale attenzione istituzionale ai gravi problemi in cui versano le scuole indipendenti, stigmatizzando la discriminazione che le modeste misure di salvataggio previste dal decreto legge “Rilancio” riservano tanto ai loro dipendenti quanto agli studenti, in particolare quelli affetti da disabilità.

Tra gli emendamenti presentati al DL rilancio troviamo l’incremento dei fondi per gli alunni con disabilità e l’estensione degli ammortizzatori sociali ai dipendenti delle paritarie. Come anche in un frangente del genere una parte importante dell’opinione pubblica nutra tanta diffidenza nei confronti delle vostre richieste, in questo caso specifico verso due categorie non certo privilegiate?

È davvero inspiegabile che si facciano distinzioni così ampie tra alunni delle paritarie e alunni delle statali, queste distinzioni sono delle vere discriminazioni, soprattutto nei casi degli alunni con disabilità che, secondo il Decreto Rilancio, vedono riconosciuto un contributo inferiore di 10 volte rispetto agli alunni con disabilità della scuola statale. Dispiace che neanche in una situazione emergenziale come quella che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo non ci sia stato un deciso cambio nell’opinione pubblica. D’altronde abbiamo sentito da alcuni parlamentari di maggioranza frasi che alludevano al fatto che i fondi anti covid fossero una ghiotta occasione per le paritarie oppure che era giunto il momento di dire basta alle privatizzazioni che, come nel caso del sistema sanitario, contribuiscono a mandare a fondo il paese. È perfino banale rispondere a simili inesattezze, voglio solo dire che la libertà di scelta educativa è un principio presente nella Costituzione ed è comunque sancito da una legge, la 60 del 2000, e non ci sarà nessun arricchimento visto che tante famiglie sono sul lastrico e non hanno pagato le rette mentre noi abbiamo, giustamente, continuato a pagare gli stipendi.

La vostra battaglia politica è più indirizzata a difendere la libertà di scelta delle famiglie italiane o i posti di lavoro dei vostri dipendenti?

Le due cose non si escludono. La nostra è una battaglia culturale prima di tutto contro un’ideologia che vede le paritarie come scuole da ricchi che sfornano diplomi. Le scuole indipendenti sono prima di tutto fondate su progetti con valore educativo e rappresentano un motore per tutto il paese. Sarà un caso che in una nazione con un sistema scolastico come il nostro basato sul centralismo ci siano così tanti fuori corso e una percentuale altissima di NEET? Poi i dipendenti delle nostre scuole sono dei lavoratori come tutti gli altri, hanno gli stessi doveri e gli stessi diritti di un docente che insegna in una statale, per questo credo che sia giusto lottare affinché sia garantito il diritto a lavorare di ognuno.

Parliamo della campagna “Vogliamo fare scuola”.

La campagna sta raccogliendo tantissime adesioni e ne siamo orgogliosi perché rappresenta per noi l’altra faccia della medaglia: accanto alle nostre legittime richieste al Governo stiamo concretamente progettando la scuola di settembre, e lo stiamo facendo tutti, docenti, famiglie, personalità del mondo accademico e scientifico, presidi di tanti istituti religiosi e statali e dirigenti del Ministero dell’Istruzione, tutti uniti con l’unico obiettivo di dire ai nostri studenti che li stiamo aspettando con il desiderio di iniziare insieme quella che sarà la scuola del futuro.

Questa settimana sono iniziati i webinar tematici #leparoledellascuola con il primo approfondimento sugli spazi e i tempi della scuola a cura dell’urbanista Elena Granata, ne abbiamo programmato già altri due e tanti altri verranno organizzati nelle prossime settimane.

Come avete risolto il problema delle rette?

Il problema in sé non lo abbiamo risolto, molti istituti sono riusciti a far fronte alle spese fisse nonostante siano mancati molti introiti derivanti dalle rette, attingendo a quello che c’era nelle casse, ora però le risorse sono davvero finite e c’è bisogno di un intervento dello Stato sia sotto forma di aiuti diretti che attraverso la detraibilità totale delle rette pagate dalle famiglie.

Come vede il rientro a settembre? Pensa che le vostre strutture – parliamo di un patrimonio immobiliare mediamente più efficiente di quello delle scuole statali, spesso dotato di ampi e curati spazi esterni – avranno meno problemi delle altre a conformarsi ai criteri del Cts?

Dobbiamo capire cosa stabiliranno i decreti attuativi perché se è vero che molti nostri istituti, come ha sottolineato giustamente lei, sono dotati di spazi più ampi, va però detto che tutte le linee guida ancora da stabilire per la riapertura in sicurezza porteranno sicuramente un aggravio di costi per le singole scuole, costi che è davvero molto difficile possano essere affrontati senza rischiare il default, soprattutto dopo questi mesi di chiusura.

Per quanto riguarda la Didattica a distanza, che tipo di riscontri hanno dato i monitoraggi effettuati nelle vostre scuole? State elaborando riflessioni e proposte a questo riguardo?

Come Fidae abbiamo preparato un primo dossier sulla didattica a distanza coinvolgendo nella ricerca 259 istituti da cui abbiamo rilevato come il 70% di questi abbia fatto un uso avanzato degli strumenti tecnologici con incontri on line di teamworking, utilizzo del registro digitale, aggiornamento continuo attraverso webinar, organizzazione di incontri in videoconferenza. È un bel segnale perché denota la capacità di adattamento del corpo docente e poi naturalmente dei nostri studenti, e poi perché è stato il frutto di un lavoro fatto davvero costruendo una rete. Gli insegnanti infatti hanno seguito dei webinar di formazione e sono stati seguiti da una task force di nostri insegnanti, che hanno lavorato in maniera completamente gratuita, affinché le lezioni fossero organizzate al meglio possibile e potessero risultare di interesse per i nostri ragazzi.

Quali forze politiche stanno dialogando con voi in maniera più costruttiva?

Fortunatamente ci sono esponenti che stanno portando avanti la nostra causa in tante forze politiche, Italia Viva e Pd ma anche Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia hanno proposto degli emendamenti molto simili a quelli nostri e si sono comunque dimostrati molto aperti al dialogo costruttivo. Speriamo davvero che tutte queste istanze siano accolte e permettano, nel breve periodo, la riapertura di tutti i nostri istituti perché quello che chiediamo è davvero di poter fare scuola.

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