Scuole occupate, Novara: “Gli alunni sono stufi di andare in classe per vedere chi è il più bravo o chi prende i voti più alti”
Nel dibattito delle occupazioni scolastiche interviene il pedagogista Daniele Novara. In risposta alle occupazioni, le autorità scolastiche minacciano sanzioni severe come sospensioni, valutazioni negative in condotta e potenziale bocciatura. Ma, è proprio così drastico il gesto dell’occupazione scolastica? Novara offre una prospettiva diversa.
Secondo Novara, l’occupazione scolastica non dovrebbe essere vista come una semplice trasgressione. Al contrario, rappresenta un “atto di amore straordinario” nei confronti dell’istituzione educativa. “Gli studenti che occupano le scuole manifestano un incredibile patrimonio di interesse e sensibilità” verso la scuola, un sentimento che si esprime attraverso autogestioni, dibattiti, incontri e discussioni.
Inoltre, Novara sottolinea che, mentre gli atti vandalici devono essere sanzionati, l’occupazione di per sé dovrebbe essere interpretata in modo più positivo. Rievocando il periodo del Covid, quando gli studenti furono tra i primi a chiedere la riapertura delle scuole, il pedagogista evidenzia che l’occupazione è una risposta alle “incredibili difficoltà della scuola, alle sue lentezze, all’abbarbicamento nel passato, all’uso di metodi superati”.
Infine, Novara commenta la posizione degli studenti sull’educazione tradizionale, notando che vi è un rifiuto crescente della scuola come semplice luogo di competizione per voti e successi accademici. “I ragazzi e le ragazze rifiutano di andare a scuola per vedere chi è il più bravo”, afferma, sottolineando la necessità di vivere la scuola come un luogo di ricerca, conoscenza reale, scoperta, passione e interesse, oltrepassando i confini del giudizio e dei voti preclusivi.