Scuole aperte o chiuse? Pedagogista Sidoti: chiediamoci cosa vivono i bambini. La mia proposta per la dad

Di Massimo Luciano Sidoti, Pedagogista, Presidente Regionale A.N.PE Sicilia – Gli alunni in presenza vivono la normalità anche in situazioni assurde. Purtroppo adesso ci sono troppi casi di alunni ed insegnanti con il covid19 , e anche l’alternativa di insegnare tramite la DDI sta diventando complicata. Pertanto occorre rimediare a ciò che non si è fatto in questi mesi in merito alla prevenzione.
Diventa fondamentale essere cauti ed essere coscienti che abbiamo due diritti fondamentali da affrontare “ il diritto allo studio “ ed il “ diritto alla salute” che è prioritario rispetto all’istruzione.
Alla domanda: “scuole aperte o scuole chiuse?” Tutto dipende dalle situazioni, dai focolai nelle classi e dalla prevenzione per arginare la diffusione. Per prevenire il rischio è imprescindibile la rapidità dei tamponi e la periodicità dei tamponi. Tenere le scuole aperte rappresenta un grandissimo rischio di pandemia diffusa, ma da pedagogista tendo a focalizzare la mia attenzione verso il bambino.
Chiediamoci cosa stanno vivendo i bambini, quali sono le loro emozioni e sensazioni. Proviamo ad entrare nella mente di un bambino che ha appena contratto il virus…. Passa dalla classe, all’essere malato di covid 19, che lo emarginerà fino ad isolarlo.
Dobbiamo assolutamente tenere conto dello stato emotivo del bambino e del suo sviluppo evolutivo per preservarlo.
Se pensiamo che un adulto affronta la malattia deprimendosi ed affrontando un estenuante calvario, proviamo ad immaginare in che modo il bambino percepisce le reazioni degli adulti quando si parla in casa di argomenti inerenti al virus.
Mi sembra chiaro che il bambino appena capirà di aver contratto il virus manifesterà tutta la sua fragilità che lo porterà ad un eventuale vulnerabilità per il suo personale sviluppo evolutivo.
La didattica in presenza va messa immediatamente in sicurezza altrimenti saremo costretti a passare alla didattica a distanza.
Dal mio punto di vista le scuole devono restare aperte, ma devono assolutamente essere messe in sicurezza con: rilevatori della temperatura corporea, nebulizzatori igienizzanti, procedure rigorose di distanziamento e tutti obbligatoriamente devono indossare le mascherine ffp2. Inoltre, occorre effettuare periodicamente dei tamponi, direttamente nelle scuole a tutti gli operatori scolastici e docenti.
Ma se dovessimo essere costretti a chiudere le scuole, dovremo affrontare l’argomento DAD evitando una didattica sterile, affaticante ed impegnativa per l’alunno.
Analizziamo i percorsi didattici mirati ad una didattica a distanza e notiamo immediatamente che in alcune strutture c’è una carenza di tecnologie. Mancano computer in grado di supportare una videoconferenza, manca una connessione potenziata per sostenere più collegamenti contemporaneamente, manca una metodologia didattica adeguata alle problematiche formative degli alunni.
Le piattaforme on-line non permettono un feed-back adeguato con l’alunno, ne garantiscono sistemi di relazioni interpersonali tra gli alunni e ancor più i moduli per eventuali verifiche on-line non sono adeguati per bambini con problemi di bilinguismo.
Utilizzare il Timesheet per controllare l’apprendimento asincrono degli alunni non basta per garantire una didattica adeguata e per evitare la dispersione scolastica. Anche se l’alunno sarà tenuto a registrare la data, l’ora, l’attività svolta, la data di assegnazione del compito, non sarà sufficiente a tenere elevato l’entusiasmo ed il coinvolgimento. Non è un diario di bordo che a scuola fa la differenza, ma sono le dinamiche di gruppo, la socializzazione, l’essere diretti e poter interagire nell’immediatezza.
Ciò che occorre è una didattica potenziata D.D.P. che dia la possibilità di interagire virtualmente, tenendo conto delle variabili, ove si possa interagire anche con piccoli gruppi.
Propongo, se saremo costretti a chiudere le scuole, una didattica DDP che dovrà contenere momenti esperenziali di realtà aumentata (AR, augmented reality) per attivare un nuovo livello di comunicazione che si va a sovrapporre e a integrare perfettamente alla realtà.
Ad esempio: 15 minuti di lezione in videoconferenza frontale; 10 minuti di relazione tra compagni a gruppi da 4 con il docente che funga da osservatore; 15 minuti di Brainstorming con il docente; 10 minuti di attività asincrona (AR, augmented reality) e 10 minuti di attività sincrona.
Diversa è la situazione per bambini con bisogni speciali o con disabilità. Per questi bambini con difficoltà, occorre la didattica in presenza con il supporto costante degli insegnanti di sostegno.
Pertanto, le scuole devono restare aperte almeno per alunni con bisogni speciali, ma devono assolutamente essere messe in sicurezza.