Scuole al freddo: termosifoni funzionano male, spifferi, risparmio sui costi. Indagine su 10.000 studenti

Un nuovo sondaggio di Skuola.net, condotto su 10mila ragazzi, rivela le condizioni in cui numerosi studenti affrontano il rientro a scuola dopo la pausa natalizia.
I risultati del sondaggio Skuola.net
Oltre 10mila studenti hanno voluto affidare al portale per studenti il loro malcontento, visto che circa 1 su 3 ha raccontato di un rientro a scuola ‘da brividi’. Con il Sud, meno abituato a confrontarsi con le basse temperature, che soffre ancora di più: qui è il 40% dei ragazzi a lamentare disagi.
La causa di tanto gelo? In quasi 9 casi su 10 caloriferi non vanno come dovrebbero: in alcuni casi i termosifoni riscaldano solo in alcune aree del proprio istituto ma una delle lamentele rivela anche l’accensione a singhiozzo, per poche ore, per risparmiare sui costi di gestione.
Più di 1 ragazzo su 10 – il 12% – riporta che l’impianto è addirittura rotto.
Ad alimentare il gelo delle scuole intervengono anche altri elementi strutturali: è così per il 13% degli intervistati, che parlano soprattutto di porte e finestre che non chiudono bene, disperdendo il calore di impianti già affaticati di loro.
Lezioni vanno avanti
Ma le lezioni, quasi per tutti, devono andare avanti; così ci si organizza. In che modo? Con le più tradizionali delle soluzioni: il 62% degli studenti, per evitare il congelamento, rimane con giubbini, guanti e cappelli per tutta la giornata; nei casi più estremi ci si aiuta con plaid, coperte e stufette elettriche. Qualcuno però non ci sta e rimane a casa (11%). Rarissimo che la scuola venga chiusa a causa del freddo (4%), che si spostino i ragazzi negli ambienti più caldi (4%) o che si proceda all’orario ridotto (2%).
Le proteste
Il fatto che si tenti di far buon viso a cattivo gioco, però, non vuol dire che il popolo della scuola digerisca la situazione in modo passivo. In oltre la metà dei casi (57%) si sono levati cori di protesta, quasi sempre (34%) da parte dei soli studenti; ma non mancano gli episodi in cui si sono uniti a loro anche i professori (19%) o sono stati direttamente questi ultimi a farsi portavoce del malcontento (4%). Le forme più diffuse di protesta? La reazione, per la maggioranza, è decisamente soft: il 26% ha scritto una lettera alle istituzioni scolastiche, il 23% ha scioperato silenziosamente. In più di 1 caso su 4, però, si è passati alle vie di fatto: con assemblee straordinarie (8%), autogestioni (7%), manifestazioni (5%), occupazioni (4%) e sit-in (3%). E la primavera è ancora lontana.