Scuole al freddo per uno studente su due: coperte e giubbotti in classe a causa di strutture inadeguate e termosifoni spenti

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Scuole dell’infanzia e primarie, oltre che secondarie di primo e secondo grado. Sono tanti gli istituti scolastici al freddo che per problemi strutturali non riescono a garantire lezioni con temperature adeguate.

Per il 28 per cento degli studenti coinvolti in un sondaggio compiuto da Skuola.net su un campione di mille persone, il motivo di tali problemi sarebbe da rintracciare nella scarsa tenuta termica degli edifici. Non è di certo una coincidenza che quasi sei strutture scolastiche ogni dieci su tutto il territorio stiano per compiere 50 anni.

Di seguito qualche esempio: all’Istituto Verga di Modica, in provincia di Ragusa, da mesi l’unica arma per ovviare ai termosifoni spenti sono coperte e scaldamani. Non bastasse il freddo, negli ultimi giorni la pioggia ha iniziato a infiltrarsi dal soffitto e dalle pareti, rendendo diverse aule inagibili.

Ma anche qui il sondaggio ricorda che non si tratta di un caso isolato: poco meno del 40 per cento delle scuole possiede i requisiti di sicurezza necessari, come afferma l’Istat nel suo Rapporto annuale 2023.

Palermo nei giorni scorsi gli studenti dell’Istituto Tecnico Economico Marco Polo hanno deciso di occupare la scuola, per denunciare le temperature insostenibili che si protraggono costanti dal rientro dalle vacanze natalizie.

Passando in Veneto, presso l’istituto di Ragioneria Alberti di San Donà in Veneto, qualcuno nei giorni scorsi ha portato persino i cerotti riscaldanti. Questo perchè studenti e genitori, ritengono che la caldaia smetterebbe ciclicamente di funzionare, facendo patire le classi al piano più alto. Adesso, però, si minaccia lo sciopero. La tesi viene, invece, smentita dalla Città metropolitana, che sostiene si registrino in media 20 gradi.

Tuttavia, dietro i termosifoni spenti secondo il 22 per cento degli studenti ci sarebbero anche ragioni economiche, come accade all’Istituto professionale Marconi del comune aretino di San Giovanni Valdarno. L’idea è che l’impianto di riscaldamento venga accesso troppo tardi e per un numero insufficiente di ore, perché, come riferito dai tecnici, le riserve di gasolio sono limitate. E così, anche in questa scuola toscana, dove si è arrivati a registrare 7 gradi al chiuso, venerdì i ragazzi hanno deciso di manifestare in piazza.

E, come dicevamo, il fenomeno colpisce anche i più piccoli, dove in questo caso sono i genitori a non mandarli a scuola. Come nel caso delle classi elementari e dell’infanzia “Franca Ongaro” del Lido di Venezia e dell’isola Pellestrina, dove si contavano solo 16 bambini su 120.

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