La scuola Tajamar a Madrid: dalla favela all’esclusività dell’i-pad

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Giulia Boffa – Quando l’amore riesce lì dove non sempre arriva lo Stato, una scuola delle favelas riesce a diventare una scuola esclusiva. 

Giulia Boffa – Quando l’amore riesce lì dove non sempre arriva lo Stato, una scuola delle favelas riesce a diventare una scuola esclusiva. 

E’ quanto succede ad una scuola di Vallecas, un quartiere madrileno, in cui la scuola Tajamar da 55 anni si occupa dei bambini.
 
Vallecas era una favela quando nel 1958 don Josemaria Escriva’ de Balaguer, con un gruppo di laici, decise di occuparsi dell’istruzione del quartiere, in cui i 
genitori erano contrari a mandare i loro figli a scuola perche’ erano l’unica fonte di reddito: facevano i garzoni o mendicavano in citta’, riuscendo a portare a casa qualche pesetas per poter mangiare.
 
oggi è una scuola all’avanguardia: ha 1.800 allievi e li accompagna dall’asilo al diploma, le etnie sono diverse: spagnoli, sudamericani, asiatici, africani, bianchi, neri convivono senza alcuna difficolta’. In classe c’è l’iPad, niente libri nè quaderni; ogni tablet e’ collegato a una piattaforma gestita dalla scuola, che regola gli accessi e il materiale consultabile, i docenti possono intervenire dai loro pc per correggere i compiti, dare indicazioni anche fuori dall’orario delle lezioni, niente internet libero, ma solo secondo quanto prevede il programma scolastico.
 
Tajamar è anche a disposizione delle aziende anche per corsi di formazione professionale avanzata. 
 
Ha anche strutture sportive di rispetto: campi da tennis, piscina, calcetto e un campo di calcio regolamentare. Donazioni e saggia gestione dei fondi statali hanno permesso tutto questo. Il Governo per questa scuola laica  spende poco piu’ di mille euro l’anno per studente, contro i 3.000 delle altre scuole.
 
Il tasso di bocciature e’ bassissimo, perche’ si viene espulsi se si va oltre le due ripetizioni nell’arco dalle elementari alle superiori.
 
La scuola è richiestissima, i bambini garzoni o accattoni non ci sono più, hanno ceduto il posto a bambini all’avanguardia, senza libri e quaderni, ma con i-pad e tanta voglia di imparare come se fosse un gioco.

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