Scuola senza voti sì, ma per alcune materie a quanto ammonterebbe il tempo per i giudizi? Riflessione e dubbi. Lettera

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Inviata da Gioacchino Coppola – Vorrei porvi una mia riflessione che poi sfocerà in una domanda finale che mi piacerebbe poter fare a quei pedagogisti, docenti e dirigenti che avvallano una valutazione formativa, usando in itinere il metodo descrittivo, invece che quello numerico, per valutare i processi di apprendimento degli alunni, mettendo in atto quella che viene definita una “scuola senza voti”.

Premetto che anch’io sono un convinto sostenitore di questa prassi valutativa e auspico che un giorno, con una decisione dall’alto, vengano eliminati dalle scuole i voti numerici perché sono la causa, a mio modesto parere, di ansia da prestazione, stress e creano solo tanta motivazione estrinseca negli alunni: studio per prendere un voto più alto del mio compagno, studio per prendere un bel voto e fare contenti i miei genitori, ecc…

Io sono un docente di musica della scuola secondaria di primo grado e durante gli ultimi anni ho messo in atto, seppur in poche classi, in maniera autonoma e senza il coinvolgimento di colleghi o dirigenti, un tipo di valutazione formativa che prevedeva di dare agli alunni dei feedback continui sulle loro prestazioni affinché gli stessi si rendessero conto dei punti di forza e di debolezza e dove eventualmente intervenire per migliorare il loro processo di apprendimento. Questa valutazione prevedeva di condividere inizialmente con gli alunni e in maniera puntuale i criteri di valutazione e il fatto che non si sarebbe parlato di voti numerici o di medie aritmetiche durante le stesse attività. Ovviamente, secondo la normativa vigente, il voto numerico poi veniva inserito sul registro a fine quadrimestre e a fine anno. Devo dire che per quelle classi in cui ho adottato questa prassi valutativa ho potuto notare dei miglioramenti da parte degli studenti, uno studio più motivato, meno ansia e un interesse maggiore da parte degli alunni per le attività che proponevo piuttosto che per il voto. In questo caso la loro motivazione si faceva intrinseca e le loro prestazioni erano frutto del loro interesse e del loro impegno a migliorarsi continuamente per raggiungere un più alto livello di abilità e competenza.

Ma come detto in apertura, questa mia riflessione sfocia in una domanda, in un dubbio, che vorrei porre a voi della redazione e che vorrei che voi poneste a quei dirigenti, docenti o pedagogisti quando li intervistate su questo tema e che sostengono che questo tipo di valutazione sia formativa e descrittiva. In teoria questa valutazione è una prassi validissima, sicuramente migliore di quella numerica o sintetica dal punto di vista educativo, ma potrebbe andare incontro a dei limiti di tipo logistico, soprattutto per quelle discipline che, come la mia, prevede solo 2 ore a settimana per classe e di conseguenza un numero elevato di alunni durante l’anno.

Faccio un esempio: mentre per un docente di italiano, storia e geografia, che ha a che fare con 2/3 classi e quindi con circa 50/60 alunni l’anno da valutare, è più facile applicare questo tipo di valutazione, per un docente di musica, motoria, tecnologia o lingua, per non parlare poi dei colleghi di religione, che hanno a che fare con 180/200 alunni l’anno, si rende difficile e quasi impossibile mettere in atto per tutte le classi una valutazione descrittiva. Infatti, se un docente potrebbe impiegare per ogni alunno almeno 10 minuti per formulare la valutazione descrittiva, con 60 alunni si impiegheranno circa 600 minuti (10 ore di lavoro). Per un docente invece che ha 180 alunni, il tempo di lavoro di valutazione si potrebbe aggirare sui 1.800 minuti, vale a dire a circa 30 ore di lavoro solo per valutare le attività di tutti. Come può un docente andare incontro a una tale mole di lavoro? Risulta quasi impossibile mettere in atto una valutazione formativa e descrittiva più volte in itinere durante l’anno.

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