Scuola senza voti, il progetto spopola a Venezia. La psicologa scolastica: “Un modo diverso per migliorare l’esperienza formativa degli studenti”

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Sul quotidiano “La Nuova Venezia”, c’è spazio per una ricognizione riguardo il progetto sperimentale “scuola senza voti”. Nell’anno scolastico appena trascorso, il liceo Giordano Bruno di Mestre ha avviato un progetto sperimentale che ha visto l’eliminazione dei voti da tre classi.

L’obiettivo era abbassare il livello di ansia e stress degli studenti, spesso legato a interrogazioni e verifiche. Invece dei tradizionali voti, venivano usate diciture come “risultati raggiunti” o “preparazione da migliorare”, con specifici dettagli su ciò che doveva essere migliorato.

Il modello è stato oggetto di dibattito: apprezzato da alcuni, contestato da altri, che hanno messo in discussione la sua valenza educativa. Sottolineano che, invece di rimuovere l’ostacolo, bisognerebbe insegnare ai ragazzi ad affrontarlo.

Nonostante le controversie, molti presidi di Venezia sembrano interessati all’idea di adottare questo modello negli anni a venire. Tra questi Maria Rosaria Cesari, preside del liceo Marco Polo, che afferma di voler approfondire l’innovazione per affrontare il crescente disagio degli studenti. Valter Rosato, dirigente del liceo Galilei, non esclude la possibilità che possa essere una soluzione efficace.

La psicologa scolastica Licia Montanari apprezza il progetto, sottolineando che non si tratta di una scuola senza voti, ma di un modo diverso di valutare che può migliorare l’esperienza formativa degli studenti. Michelangelo Filannino, preside del Benedetti Tommaseo, trova la proposta interessante e rileva che limita la competizione e la pressione, fattori spesso controproducenti per l’apprendimento.

Sebbene sia ancora in fase sperimentale e susciti dibattiti, molti educatori vedono in esso una possibile soluzione per contrastare lo stress degli studenti e favorire un migliore apprendimento.

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