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Scuola senza voti, gli studenti: “Ho vinto la timidezza. Ho raggiunto la consapevolezza di non essere un voto. Gli errori diventano una cosa autentica”. Le esperienze [VIDEO]

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Scuola senza voti, pro o contro? Molti hanno espresso la propria opinione, ora favorevole, ora contraria. Adesso parlano gli studenti. E lo fanno con un video realizzato in classe con la forma dell’intervista doppia. Protagonisti dell’iniziativa sono gli alunni della classe 2D dell’Istituto d’istruzione secondaria Copernico-Luxemburg di Torino che da tempo – come abbiamo già riferito in precedenti interviste – sono alle prese con l’esperienza della sostituzione dei voti numerici, durante le verifiche e nelle interrogazioni, con i giudizi descrittivi.

Ricevere il voto per me è indifferente: l’interrogazione ha sempre lo stesso valore”, aveva detto tempo fa uno studente. Gli aveva fatto eco un altro: “Non serve un voto a farmi capire se sono andato bene o male”. Un altro ancora osserva: “Senza il voto sono più propenso a focalizzarmi su ciò che è andato bene o male nella mia interrogazione”. E ancora un’altra risposta: “Trovo che il metodo cooperativo sia utile per socializzare e ottenere più conoscenza”. Di più: “Mi sono anche divertito”. Si prosegue: “Dove non arrivi tu, arriva il tuo compagno”; “Puoi farti dare una mano”; “Puoi vedere come lavora il tuo compagno”; “Si impara insieme”.

Per Ernestina Morello, docente di materie letterarie e latino presso l’Istituto d’istruzione secondaria Copernico-Luxemburg di Torino, le risposte dei suoi ragazzi del Liceo scientifico erano state commoventi. “La consapevolezza della mia scelta – rivela oggi la professoressa in questa intervista – si è fatta strada a partire da una vicenda personale e professionale molto dolorosa, che ha condiviso con me anche la mia famiglia. In una vecchia scuola in cui prestavo servizio mi erano stati sindacati dei voti e le famiglie e gli studenti avevano anche sollecitato l’intervento del dirigente scolastico che mi aveva chiesto di renderne conto in sede ufficiale. A nessuno interessava realmente la fondatezza del voto, ma si era innescata una gara al voto più alto, usato spesso e volentieri come ‘merce di scambio’ con i genitori per giovare di alcuni vantaggi, come ad esempio le uscite del sabato sera, la benzina al motorino, l’uso del cellulare… E ancora: “Era da moltissimo tempo che aspettavo la possibilità di realizzare questo progetto”. Il progetto era poi diventato un libro.

Il volume, edito e distribuito da Amazon, s’intitola La scuola non è un mercato di voti: Resoconto di un anno di “Scuola senza voti” con indicazioni teoriche e pratiche per una valutazione. E’ stato scritto assieme al professor Roberto Trinchero, professore ordinario di Pedagogia sperimentale e Docimologia presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino.

Stando alla presentazione dell’opera, il libro è indirizzato a quanti fra insegnanti, dirigenti scolastici, educatori, studenti e famiglie sono alla ricerca di una valutazione autentica, capace di rappresentare in modo coerente lo sviluppo degli apprendimenti e realmente finalizzata al successo formativo degli studenti. L’alternativa al voto è offerta dalla “valutazione proattiva” che si fonda sui principi teorici e pratici del cognitivismo e del costruttivismo. In questo libro Ernestina Morello racconta l’esperienza di “Scuola senza voti” condotta in collaborazione con il professor Trinchero, dell’Università degli Studi di Torino, accompagnandola con utili e pratici strumenti metodologici e di lavoro.

Come detto, ora dal libro si passa a un video realizzato dagli studenti e dalle studentesse di quella stessa classe. Attraverso questo strumento mediatico “rispondiamo ai più diffusi luoghi comuni che colpiscono la Scuola senza voti – spiega oggi la professoressa Ernestina Morello – e che sono riassunti in apertura del video con le reazioni degli utenti dei social alla cronaca giornalistica”. Innanzitutto, “è davvero una scuola senza voti?”, ci si chiede nel cortometraggio. “A questa domanda, come ad altre così vincolanti, rispondono gli studenti nella forma dell’intervista doppia”. Il progetto ha da subito suscitato “l’entusiasmo degli studenti e la realizzazione del video ha visto la partecipazione di tutti secondo ruoli assegnati in base alle attitudini e ai desideri personali in un’ottica di valorizzazione dei singoli studenti. Sono state cosi formate delle équipes di lavoro: quella addetta alla regia, quella addetta all’editing, quella addetta alla scenografia”.

Professoressa Ernestina Morello, perché questo video?

“Il nostro progetto nasce dal desiderio di smentire i pregiudizi sulla Scuola senza voti e di divulgare, presentando metodi e attività, i suoi vantaggi, i suoi pregi e la sua efficacia a livello educativo e formativo”.

Quanto c’è di sovversivo in una scuola che mette in secondo piano la valutazione affidata ai numeri?

“La Scuola senza voti non è una scelta originale né un fenomeno sovversivo. Infatti è contemplata dalla normativa scolastica e si fonda su studi e ricerche scientifiche in ambito pedagogico. Nello specifico la scienza che si occupa della valutazione scolastica è già abbastanza antica e si chiama docimologia, di cui è considerato padre assoluto lo psicologo Henri Louis Charles Pieron. Lo studioso rivelò la soggettività della valutazione attraverso un esperimento: vennero confrontate le votazioni assegnate da trenta commissari d’esami, suddivisi in sei gruppi, ciascuno formato da cinque insegnanti. A ogni esaminatore furono somministrati cento elaborati scritti di diverse discipline – composizione francese, versione latina, composizione inglese, matematica, fisica, dissertazione filosofica – a cui dovevano attribuire un voto su una scala in ventesimi”.

Che cosa emerse in quell’occasione?

“I risultati furono molto diversi per tutte le tipologie di prova a seconda dei criteri utilizzati dal correttore e della sua interpretazione. L’esperimento sollevò dunque tra gli addetti ai lavori lo scetticismo a partire dal quale si posero le basi tecniche della docimologia. La cosiddetta scuola senza voti antepone al voto, in base a criteri condivisi e stabiliti a priori, l’evoluzione degli apprendimenti attraverso giudizi descrittivi che mettono in luce i punti di debolezza e di forza degli studenti. Il nostro obiettivo è quello di mostrare il valore tecnico e specialistico della scuola senza voti attraverso i suoi strumenti, le sue modalità e le sue fasi. Naturalmente la scuola senza voti implica una didattica conforme ai criteri assunti e in stretta coerenza e aderenza con la valutazione”.

A chi vi rivolgete con questo video? A chi volete in qualche modo rispondere?

“Attraverso questo primo video rispondiamo ai più diffusi luoghi comuni che colpiscono la Scuola senza voti e che sono riassunti in apertura del video con le reazioni degli utenti dei social alla cronaca giornalistica. Innanzitutto, è davvero una scuola senza voti? Il progetto ha da subito suscitato l’entusiasmo degli studenti e la realizzazione del video ha visto la partecipazione di tutti secondo ruoli assegnati in base alle attitudini e ai desideri personali in un’ottica di valorizzazione dei singoli studenti. Sono state cosi formate delle équipes di lavoro: quella addetta alla regia, quella addetta all’editing, quella addetta alla scenografia”.

Qual è il messaggio che volete veicolare con questo lavoro?

“L’attività ha messo in luce la forza dell’unione e delle diversità che non confliggono tra di loro, ma sono anzi in un rapporto di complementarità. Ha permesso loro anche di confrontarsi con le difficoltà. Una persona ha commentato: Non avrei mai pensato che dietro l’editing di un video ci fosse tanto lavoro. Ma le difficoltà che si sono interposte hanno reso ancora più forte il senso di autoefficacia degli studenti e la loro gratificazione a fine lavoro”.

Ci riassuma qui qualche considerazione nata a caldo durante la messa in opera del progetto

“Mi viene in mente Giorgia, che ha detto: “Non pensavo di riuscire a vincere la mia timidezza”. Tutti inoltre hanno sottolineato, all’unanimità: abbiamo apprezzato da subito la scuola senza voti perché eravamo stanchi di essere classificati con un voto. Le attività proposte stimolano le potenzialità di tutti e tendono a valorizzare le capacità personali. È accresciuta la nostra sicurezza personale”. E ancora, Lorenzo: L’attività ci ha fatto apprezzare il valore della collaborazione. È stato importante e fondamentale il supporto reciproco. In tanti hanno rivelato che l’attività ci ha insegnato a confrontarci, a mettere alla prova e a potenziare le nostre capacità espressive, a vincere la soggezione della videocamera e il timore di parlare in pubblico, ad autoregolare le nostre emozioni e a supportare i compagni nella gestione delle loro emozioni. La studentessa Anita: Ho raggiunto una maggior consapevolezza di non essere un voto e una maggior conoscenza della tecnica di registrazione. Magari, attraverso questa attività, qualcuno ha scoperto qualità che pensava di non avere. Infine: Non immaginavo che ci volesse così tanto impegno e tempo per montare un video. È importante che ci siano degli errori perché rendono una qualsiasi cosa autentica, oppure Simona: È importante che ognuno si manifesti attraverso le proprie qualità. Ancora Anita: È importante che tutti abbiano un ruolo alla pari”

Ed ecco le domande e le risposte che emergono dal video che gli studenti hanno realizzato nella forma dell’intervista doppia

Una scuola senza voti ma che senso?

Il voto c’è ma solo alla fine del quadrimestre in pagella ed è frutto di un percorso scolastico basato su obiettivi di apprendimento che mettono in luce i nostri punti di forza e di debolezza”

Nella scuola senza voti non si studia. Invece nella scuola con i voti si studia di più perché i ragazzi sanno di dover raggiungere un obiettivo e quindi sono più motivati a studiare e quindi a raggiungere un obiettivo

Non è assolutamente vero, anzi. Le tabelle descrittive oltre a farci capire i nostri punti da rinforzare ci indirizzano verso le competenze superiori”

Senza voti si è invogliati a studiare e a migliorare? Ma senza voti avete voglia di studiare?

La valutazione descrittiva non ti mette sotto pressione con il voto ma ti incentiva di più a studiare e a migliorare infatti ti rende più consapevole del tuo livello di apprendimento spronandoti a colmare i punti di debolezza e a rinforzare i punti di forza”

Con l’autovalutazione ti metti i voti da solo: che bello!

No, non è proprio così. L’autovalutazione avviene sulla base della scheda dove sono descritti gli obiettivi disciplinari didattici condivisi a inizio anno. L’autovalutazione serve a noi per renderci consapevoli dei nostri punti di forza e di debolezza e spetta poi sempre all’insegnante mettere i voti in pagella a fine percorso condividendone le ragioni con noi”

Facile la scuola senza voti, giusto?

In realtà è faticoso perché si lavora sul rinforzo dei processi cognitivi che stanno alla base della conoscenza. In classe facciamo attività coinvolgenti che mettono al centro lo studente, i suoi interessi e le sue potenzialità”

Ma senza voti come si stimolano gli studenti? Non sono d’accordo con la scuola senza voto perché il voto serve per stimolare gli studenti a studiare e a impegnarsi. Senza voto nessuno studierebbe più nulla.

Non è proprio così e comunque prima di giudicare bisognerebbe informarsi. Il voto induce gli studenti a identificarsi come dei numeri e molto spesso non aiuta né a correggersi né a migliorarsi”

Ma se la prof non mette i voti allora che cosa fa?

La prof non mette un voto ma segna una valutazione descrittiva in cui individua i processi cognitivi che noi abbiamo parzialmente o totalmente raggiunto, sulla base di tabelle di valutazione”.

Il video

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