Scuola riprende per piccoli gruppi in tre comuni del Piemonte dal 12 maggio. In classe non ci sono gli insegnanti, ma gli educatori
Martedì 12 maggio prenderà il via in Piemonte una sperimentazione in tre comuni del vercellese che prevede il ritorno a scuola di bambini tra i tre e i dieci anni. Gli alunni saranno seguiti da educatori e non dai loro docenti.
L’edizione torinese de “La Repubblica” segnala che “le classi saranno di 4 bambini per la scuola dell’infanzia e di 5 per quelli iscritti alla primaria, almeno 4-5 metri quadrati di spazio a bambino. Sanificazione quotidiana dei locali, in bagno uno per volta, rilevazione della temperatura più volte al giorno, ingressi e uscite scaglionati, pasti sigillati in confezioni monoporzione”.
Ad accogliere i bambini, però, non ci saranno i loro insegnanti, ma un gruppo di educatori. Il servizio, infatti, viene proposto come assistenza ai minori e alle loro famiglie, per venire incontro alle esigenze dei genitori che hanno ripreso a lavorare dopo la chiusura forzata della Fase 1, e avrà un costo relativamente contenuto: 10 euro euro al giorno più altri 5 per il servizio mensa (non sarà consentito portare pasti pronti da casa per questioni di sicurezza sanitaria).
Il progetto prende il via non senza una nota polemica.
L’assessore regionale all’istruzione e al lavoro, Elena Chiorino, ha infatti dichiarato di non condividere “nessuna delle ipotesi avanzate finora dalla ministra Azzolina” e che sia necessario “trovare il modo perché in autunno tutti i bambini possano andare a tempo pieno, altrimenti non si farà che aumentare il divario sociale tra le famiglie e penalizzare ancora di più le donne nella conciliazione dei tempi di vita e lavoro”.
“La sperimentazione che sta per prendere il via in tre comuni del vercellese – dichiara Marco Giordano, presidente regionale ANIEF Piemonte – può andare bene per rispondere nell’immediato alle esigenze delle famiglie, ma la scuola non è un baby parking. Non basta organizzare un servizio di vigilanza sui minori per dire che le scuole sono aperte. La scuola è un luogo di socializzazione, di didattica e di vita, complesso da gestire, in cui gli alunni e i loro insegnanti vanno messi in condizione non solo di passare in sicurezza il tempo mentre mamma e papà lavorano, ma letteralmente di costruire il futuro”.
Per questa ragione, ANIEF Piemonte lancia un appello al presidente Cirio. “Ben vengano le idee per riattivare il prima possibile spazi di socializzazione per i più piccoli – afferma Giordano – ma non si riduca la scuola a mero luogo assistenziale. Il Comitato Tecnico Scientifico, il Ministero dell’istruzione e tutte le organizzazioni sindacali sono impegnate, in questi giorni, nel complicato lavoro di organizzare un rientro a settembre sicuro per alunni e personale scolastico ma, al contempo, che sia scuola a pieno titolo, e non un suo vuoto simulacro.
A noi, sulla sperimentazione del vercellese non è arrivata nemmeno una nota informativa.
Chiediamo al presidente Cirio e all’assessore regionale Chiorino di non cadere nell’errore di fughe in avanti sulla scuola.
Servono ascolto, dialogo e confronto. Ci aspettiamo, quindi, di essere convocati al più presto per discutere dei dettagli di questa sperimentazione, considerato che ad oggi non è dato sapere, ad esempio, se e quale ruolo avranno in essa dirigenti scolastici e personale ATA”.
Intanto – comunica ancora Anief Piemonte – l’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte ha inviato ai dirigenti scolastici delle tre scuole interessate una nota per ricordare loro che la sospensione dei servizi educativi per l’infanzia e delle attività didattiche in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado è ancora attiva, ai sensi del DPCM 26 aprile 2020.