Scuola primaria con giudizi e secondaria con voti, qual è il senso? Lettera

Mariagrazia Masulli, Docente di scuola primaria – Il legislatore, in questo momento già molto difficile per la scuola e ad anno scolastico già iniziato (O.M. 172 del 4 dicembre 2020), ha pensato bene di intervenire, nella scuola primaria, con importanti stravolgimenti che riguardano la valutazione, stabilendo che, a decorrere dall’anno scolastico 2020/2021, la valutazione periodica e finale degli apprendimenti sia espressa attraverso un giudizio descrittivo “nella prospettiva formativa della valutazione e della valorizzazione del miglioramento degli apprendimenti”.
Nessuna spiegazione precisa sulla valutazione in itinere indicando genericamente che la stessa debba essere espressa “…in coerenza con i criteri e le modalità di valutazione definiti nel Piano triennale dell’Offerta Formativa, resta espressa nelle forme che il docente ritiene opportune e che restituiscano all’alunno, in modo pienamente comprensibile, il livello di padronanza dei contenuti verificati”. E continua “Le istituzioni scolastiche adottano modalità di interrelazione con le famiglie, eventualmente attraverso l’uso del registro elettronico, senza alcuna formalità amministrativa, curando le necessarie interlocuzioni tra insegnanti e famiglie, ai fini di garantire la necessaria trasparenza del processo di valutazione, con particolare riferimento alle famiglie non italofone”.
L’introduzione (o meglio, la reintroduzione) del giudizio descrittivo nella scuola Primaria è stata discussa e presentata attraverso i canali Social del Ministero dell’Istruzione, alla presenza della ministra Azzolina, della vice ministra Ascani, del capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione Max Bruschi e della prof.ssa Elisabetta Nigris, coordinatrice del gruppo di lavoro che ha condotto alla redazione delle Linee Guida.
Nelle intenzioni del legislatore, l’impianto metodologico introdotto dall’O.M. n.172 dovrà essere accompagnato da un’attenta progettazione formativa: la valutazione, infatti, che va sempre considerata nella sua unitarietà, deve essere un percorso di ricerca scevro da semplicistiche operazioni aritmetiche e deve descrivere lo sviluppo degli apprendimenti, anche in chiave metacognitiva, allo scopo di fissare quei traguardi di sviluppo che ogni studente deve mirare ad ottenere.
Nelle more, il legislatore, rendendosi conto dell’impossibilità di applicare in maniera retroattiva una norma intervenuta a ridosso delle vacanze natalizie, suggerisce una trasposizione dei livelli di apprendimento alle valutazioni in itinere già effettuate con voto numerico, scongiurando, però, “semplicistici automatismi”.
Le scuole, in poco meno di un mese, hanno iniziato un tour de force necessario a predisporre la nuova documentazione di valutazione e la necessaria comunicazione con l’utenza.
Spesso mi chiedo: chi propone questi stravolgimenti (questo, in particolare, a ridosso della chiusura del quadrimestre) ha minimamente tenuto presente l’immane lavoro che le istituzioni scolastiche hanno dovuto affrontare per aderire alle richieste ministeriali? Ha considerato l’impegno necessario a predisporre, in qualche settimana la nuova scheda di valutazione? Vorrei sottolineare che, in poco meno di un mese, i gruppi di lavoro delle varie istituzioni scolastiche, incontrandosi anche ogni giorno, hanno dovuto, per tutte le materie d’insegnamento, indicare gli obiettivi didattici più significativi, compattandoli in nuclei tematici, inserendo, per gli stessi, i livelli d’apprendimento e i rispettivi giudizi descrittivi analitici. Il legislatore, ovviamente, non lesina suggerimenti poiché indica che gli obiettivi “dovranno essere ben osservabili e, di conseguenza, facilmente descrivibili. Essi prevederanno certo i contenuti disciplinari, ma dovranno essere integrati con la descrizione del processo cognitivo che gli alunni mettono in atto per arrivare al successo formativo”.
Faticosamente si chiude il quadrimestre.
A metà febbraio, arrivano comunicazioni di webinar indirizzati a tutto il mondo della scuola, nel primo dei quali la prof.ssa Elisabetta Nigris dice chiaramente che, nel secondo quadrimestre, per le valutazioni in itinere, non dovranno più essere utilizzate valutazioni numeriche.
Bene. A questo punto, una serie di domande e riflessioni.
Possono comunicazioni così importanti arrivare dai canali social del Ministero e non essere accompagnate da chiari documenti con indicazioni ministeriali?
Qual è il senso di coinvolgere in una riforma così epocale uno solo dei due ordini di scuola del primo ciclo di istruzione?
Perché non si è intervenuti anche sulla secondaria di primo grado avviando un serio processo di verticalizzazione che riguardasse anche la valutazione?
Quali azioni dovranno essere utilizzate per dare continuità ai giudizi descrittivi espressi in coerenza con le indicazioni ministeriali e i voti numerici che la secondaria di primo grado continuerà ad utilizzare?
Mi aspetto risposte serie a questi quesiti e non, come finora è stato, una mera condotta propagandistica finalizzata ad intestarsi una delle tante riforme della scuola, riforma che, se non attentamente accompagnata e partecipata, cambierà la forma della valutazione lasciando invariata la sostanza.