Scuola in presenza, la difficile operazione tra diritti costituzionali ed esigenze della famiglia

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Scuola in presenza, è l’obiettivo del Governo. Impresa non facile, se si considera l’aumento dei contagi. L’operazione deve far coesistere i diritti costituzionali (salute e istruzione) con le esigenze dei  genitori degli alunni più piccoli.

Scuola in presenza, l’obiettivo del Governo

Scuola in presenza, è sempre stata la condizione naturale del far scuola. L’avvento del digitale non è mai riuscito a scalfire questa certezza: si insegna e si apprende soprattutto in presenza, senza mediazioni se non quelle naturali. Da febbraio-marzo questa certezza è venuta meno per via della pandemia. Da allora il digitale ha di fatto colonizzato tutto il processo di insegnamento/apprendimento. Non esistevano alternative, se non quella di lasciare fuori la scuola dall’emergenza nazionale.
Il governo fra giugno e settembre ha elaborato un piano di rientro che non ha precedenti nel passato remoto o prossimo. Si sono investite risorse economiche, sono stati coinvolti più soggetti istituzionali e locali ( Ministero della Salute, Regioni, Province e Comuni…) per riportare la scuola nel suo alveo naturale: l’aula fisica. Non sempre sono state trovate le soluzioni  più idonee ( i trasporti locali) per facilitare la riapertura.
L’emergenza sanitaria non ha precedenti recenti e questo ha impedito di voltarsi indietro per cercare soluzioni già sperimentate. Forse senza esserne consapevoli, stiamo vivendo un momento di crisi dominato solo da ipotesi e molto meno da certezze. Si è avverato quanto aveva ipotizzato U. Beck (La società del rischio,2005). Da diverso tempo attendevamo l’imprevisto che puntualmente si è concretizzato nella forma e modalità del Covid-19 Si legge”Anche se non si verifica alcuna catastrofe, ci troviamo nel mezzo di uno sviluppo sociale in cui l’attesa dell’inaspettato, l’attesa dei rischi possibili domina sempre più la scena della nostra vita: rischi individuali e rischi collettivi. Un fenomeno nuovo che diventa un fattore di stress per le istituzioni nel diritto, nell’economia, nel sistema politico e anche nella vita quotidiana delle famiglie. Saper vivere nella società del rischio significa anticipare l’inaspettato

“Le scuole devono rimanere aperte”

Soprattutto G. Conte e L. Azzolina continuano a ripetere che le scuole devono rimanere aperte anche se il quadro sanitario dovesse peggiorare. Tuttavia, entrambi hanno dovuto accettare obtorto collo il trasferimento della scuola secondaria online, attraverso la Didattica a distanza ( la Did e ‘un’altra cosa), vista l’impossibilità di riorganizzare i trasporti. Essi Ritengono la soluzione temporanea e non definitiva. Ha dichiarato L. Azzolina ” Lasciarvi a casa è una sconfitta. Riapriremo le scuole“. A dimostrazione dell’impegno della Ministra a riaprire tutte le scuole si legge su ItaliaOggi (17.11.20) ” Nella sua battaglia -ormai solitaria nel governo-per tenere aperte le scuole che resistono e riaprire quelle chiuse, Lucia Azzolina cerca una sponda nel Cts. Obiettivo: presentare al premier, Giuseppe Conte, un piano che dimostri che la scuola in presenza può ripartire ovunque, perché è luogo sicuro e non favorisce il contagio.”

La difficile coesistenza tra diritti costituzionali e le esigenze delle famiglie

Come scriveva F. Hegel per comprendere gli eventi occorre porre l’attenzione  alla foresta e non all’albero. Quindi tentiamo di alzare il livello della riflessione, cercando di capire che la complessità del momento risiede nella difficile operazione di mettere insieme i diritti costituzionali riguardanti la salute, l’istruzione con l’esigenza sociale di molte famiglie nel cercare un luogo sicuro per i propri figli.
Questi mesi ci hanno insegnato che il diritto alla salute prevale su tutto (art.32 Costituzione), anche se questo non è il fondamento e il coronamento della nostra Repubblica (art.1). Non a caso le scuole sono state chiuse nel periodo marzo-giugno. Per la prima volta nella storia repubblicana e in tempo di pace, al sistema formativo è stato imposto il lockdown. Troppo alto era il rischio di incrementare il numero delle degenze  e dei morti!
Dopo sei mesi di chiusura non era possibile confermare questa stato di cose. Il piano di rientro pensato e voluto tenacemente dalla Ministra Azzolina e da tutto il governo, ha provato a fare sintesi tra il diritto alla salute (non trattatabile) e quello dell’istruzione (art. 2, 3 e 34 della Costituzione). La scuola doveva riaprire a settembre! E’ stato un impegno di tutta la società, consapevole dell’importanza della formazione per il futuro del nostro Paese. Di questo si è fatta portavoce testarda la Ministra L. Azzolina che  più volte ha ricordato  il ruolo della scuola.  Nelle tante dichiarazioni è emerso il suo profilo di docente (ormai ex, in quanto divenuta da poco Dirigente Scolastica) e anche il profondo rispetto per la Costituzione. Non a caso ha sempre parlato di emergenza educativa, di corto circuito nel processo di crescita relazionale che la Dad prolungata ha avviato nei mesi si chiusura. Il suo background culturale  e professionale la porta a guardare oltre il momento attuale!
In tempi di pandemia, purtroppo risulta difficile far coesistere i due diritti. La Ministra ci sta provando, anche rivedendo su suggerimento del Cts alcune decisioni, riguardanti la mascherine (dal 3 novembre obbligatorie  da seduti ). Impegno che la porta a dissentire da alcune decisioni di Presidenti di Regioni (V. De Luca) volte a  chiudere tutte le scuole. Consapevole, però che nessun  diritto costituzionale può essere equiparato a quello supremo della salute.
Ora il diritto all’istruzione si intreccia con l’esigenza sociale di tanti genitori-lavoratori di alunni piccoli nell’affidare  i propri figli a un’istituzione pubblica. E’ lo snaturamento della scuola ridotta a parcheggio. Del resto, mancando un solido sistema di welfare familiare i genitori si affidano alla scuola, percepita come ambiente sicuro. Enorme quindi è la pressione di settori economici a mantenere aperte le scuole. Si ha l’impressione che a questi interessi poco come e cosa si insegna. L’importante è che la scuola, parafrasando la Costituzione, sia aperta a tutti. La pressione sul Ministro diventa enorme se aggiungiamo le tante proteste di genitori, come quelli campani, dopo la decisione di chiudere tutte le scuole (metà ottobre).
Concludendo, la situazione non è facile e trovare la quadratura del cerchio risulta un’impresa quasi impossibile!

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