I bimbi e la gita in moschea: polemiche e chiarimenti. La dirigente: “Nessun indottrinamento, solo dialogo”

WhatsApp
Telegram

Una gita in moschea organizzata da una scuola dell’infanzia paritaria in provincia di Treviso ha acceso un dibattito tra chi la considera un’esperienza di dialogo interculturale e chi vi vede un rischio di indottrinamento.

Mercoledì 30 aprile, i bambini sono stati accolti da un Imam che ha illustrato i cinque pilastri dell’Islam, coinvolgendoli in una simulazione di preghiera. Le insegnanti hanno indossato il velo, mentre i piccoli si sono seduti sul tappeto utilizzato per il culto.

La scuola, in un post su Facebook, ha definito l’esperienza “emozionante”, sottolineando che l’iniziativa era stata approvata dalle famiglie. Tuttavia, le foto pubblicate hanno scatenato critiche, con accuse di “sottomissione ideologica”. La dirigente scolastica ha replicato: “Non era una preghiera, ma un momento di conoscenza. I bambini hanno solo mimato i gesti dei loro compagni musulmani, come avviene quando osservano i nostri riti cristiani”.

Accuse e verifiche

Le polemiche hanno raggiunto il Parlamento europeo, dove l’eurodeputata Anna Maria Cisint ha parlato di “fondamentalismo”, chiedendo controlli sulla moschea e chiarendo se i genitori fossero realmente informati. “E le maestre hanno spiegato ai bambini cosa significa il velo integrale o i matrimoni precoci?”, ha aggiunto, annunciando una lettera al Sindaco e all’Ufficio scolastico.

Intanto, l’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto ha avviato accertamenti per verificare la conformità dell’iniziativa alle norme sulla parità scolastica. La scuola, parrocchiale e paritaria, ha ribadito che ogni attività rientra nel progetto educativo condiviso con le famiglie, come previsto dalla Legge 62/2000.

La scuola non fa marcia indietro: “Continueremo con il dialogo”

Nonostante le polemiche, l’istituto ha confermato l’intenzione di proseguire con iniziative interculturali. “Crediamo in un’educazione che promuova rispetto e convivenza, ha dichiarato la dirigente a La Repubblica, precisando che nessun bambino è stato obbligato a pregare. “I piccoli musulmani partecipano alle nostre tradizioni, così come i cristiani hanno sperimentato un momento di vita altrui”.

L’istituto sta preparando una relazione dettagliata per l’Ufficio scolastico, dimostrando che l’attività era trasparente e inclusiva.

WhatsApp
Telegram

Offerta Riservata TFA 2025: Abilitazione all’insegnamento da € 1.400 con Mnemosine