Scrutini, ecco perché ho bocciato due alunni. Lettera

Pubblichiamo la lettera di una docente, in forma anonima, nelle parole della quale numerosi docenti potranno rivedersi in questi giorni di scrutini e di decisioni e grandi responsabilità sul futuro dei nostri studenti.
“Scrivo questa lettera di getto, dopo aver comunicato a due miei studenti che non saranno ammessi agli esami di Stato del Primo Ciclo.
Sono contenta? Ovviamente no, perché bocciare è una sconfitta per me, per i miei colleghi, per la scuola, per la famiglia, per la società. E allora perché l’ho fatto?
Non è stata una decisione a cuor leggero, ci ho riflettuto molto leggendo molti articoli a sfavore della bocciatura che però non sono riusciti a convincermi pienamente dell’inutilità di questo provvedimento.
Perché quindi ho deciso così? Perché ho pensato di fare il bene dei miei due studenti: in un mondo sempre più complesso e in evoluzione, dove il laureato svolge le mansioni un tempo proprie di un qualificato, quali chances avrei dato a questi ragazzi?
Come posso pensare di poter inserire attivamente nella società dei giovani che mancano delle competenze basilari (linguistiche, matematiche, scientifiche ecc…) non perché non abbiano la capacità di acquisirle ma perché hanno deliberatamente scelto di non acquisirle?
Promuovendoli, sarei riuscita a far capire loro che nel mondo d’oggi non conta solo il risultato raggiunto, ma anche l’impegno e il senso di responsabilità dimostrato?
Avrei innescato in loro la spinta a recuperare se avessi approvato il loro modo di affrontare la scuola e quindi la vita?
Spero che nel futuro non sarà più necessario bocciare, ma per fare questo è necessario che la scuola cambi. Sogno una scuola in cui i ragazzi possano svolgere lezioni modulari in modo da dover rifrequentare solo quelle materie in cui non hanno raggiunto risultati sufficienti e proseguire con il resto dei compagni nelle altre discipline.
Sogno una scuola che investa nelle competenze pratico-manuali sin dalla Scuola secondaria di primo grado e le valorizzi perché abbiamo intelligenze diverse e ognuno è chiamato a contribuire nella società in base alle proprie attitudini.
È necessario però che si demolisca la distinzione classista che vede l’istruzione “pratica” di serie B e quella “intellettuale” di serie A.
Sogno una scuola con poche ore e materie al mattino e ricca di offerte formative diverse e trasversali per il pomeriggio.
Sogno una scuola che offra un’alternativa al semplice “studiare”, oppure non potremmo aiutare tutti i nostri studenti che non si sentono portati per il mero studio.
Sogno una scuola che mi dia gli strumenti didattici ed economici per recuperare ogni ragazzo veramente e non persegua il volgare stratagemma di alzare i voti e aumentare le promozioni per abbassare la dispersione scolastica e aumentare il rendimento solo sulla carta.
Sogno tante cose per la scuola, ma per ora sono vane illusioni e non mi resta che piangere con i miei studenti per il nostro insuccesso.
Una docente triste”