Scrittura a mano, una scuola di Napoli riscopre l’arte delle lettere perduta nell’era digitale: “I bambini hanno riscoperto emozioni ormai dimenticate”

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In un’epoca dominata da messaggi veloci e comunicazioni digitali, una scuola primaria di Napoli ha deciso di riportare in vita un’abitudine quasi dimenticata: scrivere lettere a mano.

Dalla scrittura alla spedizione: un’esperienza completa

Come segnala Ansa, il progetto non si è limitato alla composizione delle lettere, ma ha coinvolto i ragazzi in tutte le fasi del processo: dalla scelta delle parole alla ricerca dei francobolli, fino alla consegna nella buca delle lettere più vicina. A ricevere i messaggi sono stati gli stessi alunni, creando un circolo di scambio che ha reso l’esperienza ancora più significativa. Le insegnanti hanno sottolineato l’importanza dell’attesa, un elemento ormai raro nella comunicazione istantanea, che ha permesso ai bambini di assaporare l’emozione della connessione autentica.

I benefici educativi e affettivi della scrittura tradizionale

Oltre a rafforzare grammatica e capacità espressive, le lettere scritte a mano hanno un valore affettivo unico. “Sono tesori tangibili che possono essere conservati per anni”, spiegano le docenti, convinte che questa pratica possa arricchire la vita dei bambini e preservare un’arte sempre più rara. L’obiettivo è chiaro: riportare la scrittura manuale nella quotidianità, non solo come esercizio scolastico, ma come strumento per coltivare relazioni più profonde e lasciare tracce indelebili del proprio passaggio.

Scrittura a mano e declino del corsivo: quali conseguenze sull’apprendimento?

Negli ultimi anni, neuroscienziati e pedagogisti hanno dimostrato che scrivere a mano non è un semplice gesto meccanico, ma un’attività complessa che coinvolge memoria, creatività e capacità di sintesi. Diversi studi, tra cui una ricerca dell’Università di Princeton, evidenziano che gli studenti che prendono appunti a mano assimilano meglio i concetti rispetto a chi digita su una tastiera. Il motivo? La scrittura manuale richiede un processo più lento e selettivo, costringendo il cervello a rielaborare attivamente le informazioni.

Nei bambini, poi, questa pratica stimola coordinazione oculo-manuale e abilità motorie fini, fondamentali per lo sviluppo cognitivo. Inoltre, la fisicità del gesto – il contatto con la carta, la pressione della penna – sembra favorire un approccio più personale e riflessivo al linguaggio. Non a caso, molti insegnanti osservano che i temi scritti a mano hanno spesso maggiore profondità emotiva rispetto a quelli digitati.

La scomparsa del corsivo: un problema sottovalutato?

Mentre la scrittura a mano in generale è in declino, il corsivo rischia di diventare un reperto archeologico. In molti Paesi, tra cui Stati Uniti e Finlandia, il suo insegnamento è stato drasticamente ridotto, sostituito dalla stampatello o dalla dattilografia. Le motivazioni? Presunta inutilità pratica e difficoltà di apprendimento.

Eppure, eliminare il corsivo potrebbe avere conseguenze inaspettate. Alcune ricerche suggeriscono che scrivere in corsivo attivi aree cerebrali diverse rispetto alla stampatello, migliorando fluenza linguistica e capacità di lettura. Inoltre, il corsivo – con il suo carattere continuo e personalizzato – aiuta a sviluppare un senso di identità attraverso la grafia, oltre a essere più veloce da usare una volta appreso.

Il dibattito resta aperto: se da un lato alcuni educatori lo considerano un retaggio superato, altri – come i docenti della scuola napoletana – lo difendono come strumento di pensiero critico. Senza contare che, senza corsivo, intere generazioni potrebbero ritrovarsi incapaci di leggere documenti storici o lettere di famiglia, cancellando un pezzo di eredità culturale.

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