Scontro in Polonia sull’ora di religione a scuola: il governo vuole ridurre le ore da 2 a 1, i vescovi non ci stanno
La Chiesa cattolica polacca minaccia azioni legali contro il governo di Donald Tusk, reo di voler ridurre da due a una le ore settimanali di insegnamento della religione cattolica nelle scuole.
La riforma, parte di un progetto di razionalizzazione dei rapporti tra Stato e confessioni religiose, punta a rivedere il concordato del 1993, considerato molto vantaggioso per la Chiesa. Nonostante le proteste, la proposta del governo non viola gli accordi del concordato, che prevede l’insegnamento della sola religione cattolica come obbligatoria.
I privilegi della Chiesa cattolica in Polonia
Il concordato del 1993 garantisce alla Chiesa cattolica polacca numerosi privilegi: insegnamento della religione cattolica obbligatorio, esenzione dalle tasse sui patrimoni mobiliari, esposizione di simboli religiosi negli edifici pubblici e reclusione fino a due anni per offese al sentimento religioso. Vantaggi di cui la Chiesa ha goduto ampiamente durante i governi del partito populista-conservatore “Diritto e Giustizia”.
Secolarizzazione in atto, sempre meno studenti a lezione di religione
Nonostante i privilegi, la società polacca sta attraversando una fase di secolarizzazione. Solo uno studente su tre frequenta le lezioni di religione, percentuale che scende al 19% all’ultimo anno di liceo. Come in Italia, i fondi per l’insegnamento della religione provengono dallo Stato, mentre la selezione dei docenti e i programmi sono gestiti dalla Chiesa. Un’attività che, nonostante venga definita dai vescovi “bella testimonianza di fede”, vede un calo costante di interesse da parte dei giovani.