Scavalcata dall’algoritmo, questa non è una graduatoria di merito ma di fortuna. Lettera

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Inviata da Rega Alessia – Illustre Ministro, illustre Dirigente, sono una neoinsegnante inserita nelle GPS per la scuola primaria a Roma, Le confesso che ho provato un misto di amarezza, delusione e sconforto quando, proprio in questi giorni, nell’assegnazione delle supplenze per l’a.s. 2024-25 ho constatato di essere stata scavalcata da migliaia di altri candidati con posizione e punteggio di gran lunga inferiori ai miei.

In fin dei conti, in una scuola che da decenni va a rotoli e che produce giovani sempre più ignoranti, non mi meraviglia che si crei un sistema di reclutamento che si basa sulla “fortuna” e non sul “merito”. In questo modo, però, io che mi trovo in una posizione centrale nella graduatoria di “merito”, rimango a casa, mentre si stipulano contratti di lavoro a persone che si trovano in fondo alla graduatoria, nelle ultime posizioni.

Questa non è una graduatoria “di merito”, ma “di fortuna”. Allora sorge spontanea una domanda: “Dove è finito il “merito”?

Quello di cui tanto nella scuola ci si riempie la bocca? Non si può certo dire che quella di oggi è una scuola che premia il merito! Almeno si abbia il buon senso di cambiare nome alla massima istituzione scolastica! Io direi di ricorrere alla denominazione “Ministero dell’Istruzione”, che, mi creda è già tanto, oppure si può essere sinceri e non offendere l’intelligenza altrui, e chiamarlo “Ministero del merito che non c’è”. Veda signor dirigente, un giovane, dopo aver portato avanti un percorso di studi completo, dopo anni di sacrificio e tanti soldi spesi, deve poter sperare e avere fiducia nelle istituzioni, invece sono proprio ingiustizie di questo genere, che mai ci si aspetterebbe da un’istituzione che dovrebbe dare l’esempio, che creano, soprattutto nei giovani, un senso di sfiducia verso la politica e le istituzioni e li allontanano dal rispetto delle regole.

Resta l’amarezza di assistere al graduale e costante naufragio della scuola e il rimpianto per la scuola “di una volta”, dove il docente era una persona colta, aveva la sua dignità, un ruolo chiaro e ben definito, e, soprattutto, la sua autorevolezza non era messa in discussione da torme di genitori arroganti e presuntuosi, cose che oggi ha perso per l’incompetenza e la mancanza di coraggio della classe dirigente, incapace di compiere scelte decisive e salutari, anche se impopolari. Distinti saluti.

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