Scamacca: “A scuola ho sempre fatto casini. Un giorno ho tagliato l’elettricità in tutto l’edificio. Grazie al calcio non mi sono smarrito”

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Gianluca Scamacca, l’attaccante della Nazionale italiana, emerge come figura di riscatto in un’intervista rilasciata a El Mundo alla vigilia del cruciale incontro tra Italia e Spagna agli Europei.

“Era difficile non finire in certi ambienti. Grazie al calcio non mi sono smarrito,” confessa Scamacca, riconoscendo apertamente il ruolo salvifico che lo sport ha avuto nella sua vita. Cresciuto nella periferia romana, l’attaccante non nasconde un passato turbolento: “A scuola ho sempre fatto casini. Un giorno ho tagliato l’elettricità in tutto l’edificio,” racconta, rivelando un lato ribelle che ha caratterizzato la sua adolescenza.

La svolta arriva a 16 anni, quando la Roma lo cede al PSV per 270.000 euro. Scamacca descrive questa esperienza come formativa: “L’Olanda è una scuola di calcio. È stata una decisione coraggiosa di cui non mi pento.” Tuttavia, l’adattamento non è stato semplice. Il giovane attaccante si è trovato a confrontarsi con una cultura diversa, dove persino “prendere un gelato” richiedeva una pianificazione che inizialmente lo disorientava.

Nonostante le difficoltà, Scamacca ha trovato ispirazione in Zlatan Ibrahimovic, identificandosi con la sua audacia: “Guardavo i video di Ibrahimovic e pensavo che fossimo simili. Mi piaceva la sua audacia e in campo mi trasformo e sono capace di tutto.” Questa ammirazione, tuttavia, ha portato anche a incomprensioni: “Se facevo un colpo di tacco mi chiedevano se volevo imitare Ibrahimovic. Mi vedevano strano.”

Il percorso di Scamacca è stato segnato anche da scelte personali dolorose. L’attaccante dell’Atalanta ha preso le distanze da parte della sua famiglia, in particolare dal padre e dal nonno, entrambi coinvolti in episodi violenti. “Vedo molto poco mio padre. La mia famiglia è composta solo da mia madre e mia sorella,” afferma, sottolineando una rottura netta con un passato problematico.

Dai “casini” scolastici al centro dell’attacco della Nazionale italiana, il suo percorso dimostra come lo sport possa essere un potente strumento di riscatto sociale e personale.

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