Roberto Vecchioni: “In Europa abbiamo Socrate, Spinoza, Hegel e Leopardi. Ma gli altri le hanno queste cose?” Sui social è polemica: “Questo è fondamentalismo culturale”

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La manifestazione europeista di sabato 15 marzo ha trasformato Piazza del Popolo a Roma in un teatro di acceso confronto intellettuale. L’iniziativa, promossa dal giornalista Michele Serra sulle pagine de La Repubblica, ha visto tra i protagonisti Roberto Vecchioni, il cui discorso ha innescato un vero e proprio terremoto mediatico.

 L’ex professore e celebre cantautore ha tracciato una linea di demarcazione netta tra la tradizione occidentale e le altre culture mondiali, pronunciando parole che molti hanno giudicato divisive: “Vi dico Socrate, Spinoza, Cartesio, Hegel, Marx, Shakespeare, Cervantes, Pirandello, Leopardi, Manzoni: ma gli altri le hanno queste cose?”.

Tra visione politica e autocritica generazionale

La riflessione di Vecchioni si è estesa anche all’ambito politico, con una netta contrapposizione tra i concetti di democrazia e autoritarismo: “La democrazia è fatta da errori da correggere, non nasce perfetta. Nasce perfetta la destra, che ha il solo scopo di dominare e schiacciare”. Particolarmente significativo il passaggio sul pacifismo, definito non come accettazione incondizionata di qualsiasi pace, ma come difesa attiva dei valori culturali europei. Il finale del suo intervento ha assunto toni autocritici, con un appello diretto alle nuove generazioni: “Devo chiedervi scusa, abbiamo sbagliato un sacco di cose”, ha ammesso Vecchioni, aggiungendo che spetta ai giovani rimediare agli errori commessi dai loro predecessori.

La rete insorge: critiche all’eurocentrismo dell’artista

Le reazioni sui social network non si sono fatte attendere, con una valanga di commenti critici che hanno messo in discussione l’impostazione eurocentrica del discorso. “Vecchioni dimentica la superiorità dei 5000 anni di cultura orientale, ha fatto notare un utente, mentre altri hanno evidenziato l’assenza di riferimenti a giganti della letteratura russa come Tolstoj e Dostoevskij. Alcuni commentatori hanno collegato le affermazioni dell’artista alla sua formazione classica, suggerendo come questa possa talvolta generare una visione ristretta del patrimonio culturale mondiale. Le parole del cantautore sono state etichettate da alcuni come espressione di “fondamentalismo” culturale, sollevando interrogativi sul concetto stesso di identità europea in un mondo sempre più interconnesso e multiculturale.

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