Roberta Bruzzone: “Serve una nuova educazione per fermare la cultura della subalternità femminile”

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Nel corso di un’intervista al programma “Cliché” della RSI (la tv svizzera in lingua italiana), la criminologa Roberta Bruzzone ha affrontato con lucidità il tema della violenza sulle donne, sottolineando come la società sia ancora permeata da una cultura che spinge le donne ad accettare la subalternità come condizione naturale.

Secondo Bruzzone, “la maggior parte delle donne è progettata culturalmente per tollerare di essere controllata”, perché viene ancora oggi promossa l’idea che la donna debba restare a casa, in una posizione di passività, lasciando che sia l’uomo a decidere per lei. Un messaggio che la criminologa definisce “aberrante”, ma che resta purtroppo molto diffuso.

Femminicidio e traumi invisibili

Parlando di femminicidio, Bruzzone ha chiarito che si tratta di un omicidio che ha come unico bersaglio la donna in quanto tale, in quanto madre, moglie, sorella o compagna. Tuttavia, la violenza di genere non si esaurisce nei casi estremi: milioni di donne, ha ricordato la criminologa, subiscono traumi affettivi devastanti che cambiano per sempre la loro vita, anche se sopravvivono fisicamente.

“Ci sono tanti modi per avere una vita rovinata, non solo attraverso la morte”, ha spiegato Bruzzone, evidenziando come la radice del problema sia spesso trascurata: la cultura e l’educazione che aprono la strada a relazioni tossiche e disfunzionali. “Nessuno si sveglia improvvisamente assassino, c’è sempre un percorso”, ha aggiunto, sottolineando la necessità di intervenire prima che la violenza esploda.

L’importanza della consapevolezza e di una nuova educazione

Bruzzone, che ha scelto di non avere figli, ha riflettuto su cosa avrebbe insegnato a una figlia: “Le avrei dato una grande consapevolezza del proprio valore”. Per la criminologa, la consapevolezza è la prima difesa contro i predatori, sia online che offline. Tuttavia, per cambiare davvero le cose, serve una rivoluzione educativa: “Per impostare un’educazione diversa bisogna cominciare seriamente a destrutturare quella attuale e non abbiamo ancora cominciato”.

La criminologa denuncia come si parli molto ma si faccia ancora troppo poco per scardinare i modelli culturali che alimentano la violenza di genere. La sua esperienza, maturata in anni di lavoro a contatto con le vittime, l’ha portata a vedere “gli aspetti più oscuri che si trovano in tantissime persone, molte più di quelle che ci piacerebbe credere”. Solo partendo dal riconoscimento del proprio valore, conclude Bruzzone, si può costruire una vera difesa contro la cultura della subalternità.

Ruolo della famiglia e della società

Il ruolo della famiglia e della società nella prevenzione e nella formazione delle dinamiche relazionali, richiamato da Roberta Bruzzone, è centrale quando si parla di violenza di genere. All’interno del nucleo familiare si trasmettono, spesso in modo inconsapevole, modelli di comportamento che possono rafforzare o contrastare la cultura della subalternità femminile. Se in famiglia si perpetuano stereotipi di genere, come l’idea che la donna debba essere remissiva o che l’uomo debba esercitare il controllo, i figli interiorizzano questi schemi e li ripropongono nelle proprie relazioni future. La società, dal canto suo, contribuisce a consolidare questi modelli attraverso i media, la pubblicità e le narrazioni collettive che spesso premiano la forza e la decisione maschile, mentre relegano la donna a ruoli di cura e di supporto. Solo un cambiamento profondo, che coinvolga sia la famiglia sia la comunità educante, può favorire la nascita di relazioni paritarie e rispettose, in cui il valore della persona non sia determinato dal genere.

Prevenzione e contrasto della violenza online

Sul fronte della prevenzione e del contrasto della violenza online, la sfida è diventata ancora più complessa con la diffusione dei social network e delle nuove tecnologie. Le donne sono sempre più spesso bersaglio di cyberstalking, revenge porn e altre forme di abuso digitale che possono avere conseguenze devastanti sulla loro vita privata e professionale. La violenza online si manifesta attraverso minacce, insulti, diffusione non consensuale di immagini intime e campagne di odio che mirano a isolare e intimidire la vittima. Per contrastare tali fenomeni, è fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza dei rischi legati all’uso della rete, educare i giovani al rispetto digitale e rafforzare gli strumenti legislativi e tecnologici di tutela. Solo attraverso un’azione coordinata tra istituzioni, scuole, famiglie e piattaforme digitali si può sperare di arginare una violenza che, pur avendo nuove forme, affonda le radici negli stessi meccanismi di controllo e sopraffazione già presenti nella società offline.

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