Riapertura scuole: obiettivo è limitare la Dad, ma il rientro può slittare. Domani Bianchi incontra i sindacati. Il 5 gennaio giorno decisivo?

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Si avvicina il rientro a scuola, previsto nelle diverse regioni tra il 7 e il 10 gennaio, e si torna a discutere di didattica a distanza. La corsa dei contagi spinge alcune Regioni a chiedere di riprendere con la didattica a distanza, per limitare i contatti e potenziare le vaccinazioni tra i più piccoli.

L’obiettivo del governo è quello di limitare al massimo il ricorso alle lezioni da casa. Allo studio nuove regole in tema di quarantena, che differenzierebbero tra alunni vaccinati e non vaccinati. Il Ministero dell’Istruzione incontrerà i sindacati domani, martedì 4 gennaio, per discutere (anche) delle modalità di riapertura degli istituti scolastici.

Come abbiamo riferito a parte, le Regioni non possono più decidere autonomamente sulla chiusura degli istituti scolastici, a meno che non si sia in presenza di situazioni “di eccezionale e straordinaria necessità” o in zona rossa e arancione. Il decreto Natale, approvato il 24 dicembre, ha confermato, al momento, la scuola in presenza fino al termine dello stato di emergenza, prorogato al 31 marzo 2022.

Del resto, anche nella riunione del 31 dicembre, il ministro dell’Istruzione lo aveva ribadito alle Regioni: “Fondamentale tutelare la didattica in presenza”. Il Comitato Tecnico Scientifico, però, apre alla possibilità di uno slittamento di una settimana. Il 5 gennaio è prevista una riunione del Consiglio dei Ministri per sciogliere il nodo del Super Green pass per tutto il mondo del lavoro. Non è escluso che arrivi qualche parola più chiara anche sulla scuola.

Il governo dice no allo slittamento

Non sembra esserci all’orizzonte uno slittamento delle date di apertura scuole post vacanze per difendersi dal contagio delle variante Omicron. Sembra essere questa, infatti, la posizione del Governo che a breve si riunirà per decidere su eventuali modifiche per quanto riguarda l’ambito scuola.

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La proposta delle Regioni

Le Regioni, al fine di preservare al massimo le lezioni in presenza, puntano a escludere il ricorso alla didattica a distanza per gli alunni vaccinati nel caso in cui vengano riscontrati due studenti positivi nella stessa classe. Le proposte, che si applicherebbe alle scuole elementari e alla prima media, potrebbero essere discusse dal governo nelle prossime ore.

La posizione di Floridia e Sasso

Secondo la sottosegretaria all’Istruzione Barbara Floridia “non si può pensare di discriminare i bambini, prevedendo per alcuni la dad e per altri la frequenza in presenza”. Meglio intervenire aumentando le risorse disponibili per la scuola e far sì che gli istituti restino aperti in generale. Anche Rossano Sasso – sottosegretario all’Istruzione insieme a Floridia – ha sottolineato come priorità del governo sia quella di “preservare la didattica in presenza”. Lo sforzo, secondo Sasso, deve essere quello di “innalzare i livelli di sicurezza delle nostre scuole con dispositivi di aerazione e ventilazione, mascherine Ffp2 e un rafforzamento dei sistemi di tracciamento“. Il sottosegretario al Ministero della Salute Andrea Costa si è detto convinto che si riuscirà a “rispettare la riapertura dell’anno scolastico e l’inizio delle lezioni per il 10 gennaio”. Per il rientro in aula, sottolinea, sono state stanziate “risorse importanti”, da indirizzare verso il monitoraggio dei casi Covid e lo screening dei tamponi.

Anche i sindacati critici

Alla segretaria della Cisl Scuola Maddalena Gissi non piace l’idea di lezioni organizzate in parte in presenza e in parte a distanza, come si verificherebbe se venissero confermate le richieste delle Regioni sulla quarantena. “Chi segue in classe ha bisogno di tutta l’attenzione dell’insegnante. Chi invece è in dad ha tempi diversi e necessita di proposte più essenziali. Non si possono bloccare i bambini o gli studenti in quarantena per 5 ore davanti al pc”, ha detto Gissi

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