Ritorno in classe, Crisanti: “Impedire che un infetto entri a scuola perché le misure adottate non sono sufficienti”

“Io penso che, in una situazione di trasmissione diffusa” di Covid-19, “in alcune località si arriverà anche alla chiusura di 2-3 istituti che rientrano in quell’area. Ma credo che si debba evitare a tutti i costi la chiusura generalizzata delle scuole. Sarebbe veramente un fallimento sociale, non daremmo possibilità alle future generazioni di formarsi e sarebbe veramente una cosa grave”. Questo è il pensiero espresso dal virologo Andrea Crisanti, intervenuto a ‘Timeline’ su Sky Tg24.
“Io sulla scuola – ha spiegato – ho una visione leggermente diversa dalla via che si è seguita. Penso che la soluzione trovata non avrà un impatto importante sulla trasmissione del virus. Ci sono tre livelli: prima di tutto dobbiamo impedire che le persone che lavorano nella scuola si infettino, quindi dobbiamo proteggere loro; poi dobbiamo fare in modo che la scuola non diventi un focolaio moltiplicatore di infezioni; e dobbiamo proteggere i presidi dalla responsabilità, perché quello che non vogliamo è che magari un bimbo si infetta a scuola, va a casa, infetta il nonno e poi il nonno muore”. Se si vuole tutto questo, “dobbiamo impedire che gli infetti entrino a scuola, perché se una persona infetta entra a scuola non penso che le misure adottate siano sufficienti”.
E ancora: “Possiamo tenere i bambini e gli adolescenti con la mascherina e mettere i banchi con le rotelle e poi quando escono fanno quello che gli pare. Non è il modo per affrontare il problema”, prosegue Crisanti. Non va bene per il virologo neanche “la misura della temperatura a casa. Se ci si crede, va misurata in modo corretto. Non si può pensare che otto milioni di famiglie misurino la temperatura con metodi e termometri diversi, inoltre abbiamo stabilito una soglia della temperatura di 37,5 che è quella per gli adulti. La temperatura va misurata a scuola”.
“Io onestamente – incalza – vedo grande confusione in tutta questa organizzazione per la scuola. Penso che invece sarebbe più opportuno che gli studenti facessero per quanto possibile la vaccinazione contro l’influenza; che le scuole e i presidi avessero informazioni sulle residenze degli studenti e se ci sono casi non li facciano venire a scuola anche se non stanno bene; e che si misurasse la temperatura a scuola con sistemi di avanguardia uguali in tutte scuole d’Italia. Bisogna infine manlevare i presidi dalle responsabilità”.
Le famiglie, conclude, “si devono rendere conto che c’è un rischio che tutti dobbiamo accettare. Lo corrono tutti i giorni i nostri medici, paramedici, infermieri, e improvvisamente tutti quelli che lavorano a scuola vogliono essere esenti da qualsiasi rischio. Bisogna che tutti facciano la propria parte in questa società”.